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Juventus, CR7 prove di addio: Storia di un'amore mai decollato

 Rispetto, passione e voglia di vincere . Tre pensieri che accomunavano la Juventus e Cristiano Ronaldo tre anni orsono e che sono stati f...

domenica 30 dicembre 2018

Buon compleanno LeBron

Nasce ad Akron, Ohio, Cleveland.
Vive un'infanzia complicata tra stenti e vita da nomade, con un padre che tutt'ora non ha mai incontrato e la sola madre a proteggerlo dal mondo intero.
Fin da ragazzino ha vissuto mille pressioni, con la gente che riponeva su di lui tantissime aspettative.
Poi c'è l'esordio contro i Kings che viene guardato da migliaia di persone che vogliono realmente vedere se questo ragazzo è così speciale.
Nonostante i numerosi record bruciati alla velocità della luce si rende conto che per vincere deve lasciare i suoi amati Cavaliers.
E quindi ecco che arriva The Decision, che fa di lui un bersaglio per gli haters, che lo reputano un perdente, perchè andando a Miami ha creato un super team.Con i titoli a Miami si toglie delle soddisfazioni, ma sa perfettamente che per farsi perdonare deve tornare a casa per chiudere un cerchio.
Si trova davanti però la migliore squadra possibile i Golden State Warriors.
Le prime Finals contro Golden State le perde e questo lo rende ancora più soggetto a critiche.

Poi c'è il 19 giugno 2016.
C'è quella che Flavio Tranquillo definisce una "Gioconda", una stoppata capace di riassumere al meglio quella rincorsa che come sul campo ha saputo completare nella vita fino a raggiungere l'Olimpo del basket.

Ma lui, non è solamente il giocatore più forte del mondo, noi lo conosciamo anche per il suo impegno fuori dal parquet, la sua scuola che permette a tanti bambini bisognosi di poter fare tutto il percorso di studi gratuitamente, le sue prese di posizione politiche e sociali, con la consapevolezza del ruolo e del megafono a disposizione. Senza sbagliare praticamente mai.

Il 30 dicembre del 1984, cambiava la storia di Cleveland, Dell'Ohio, dell'NBA della pallacanestro.
Il 30 dicembre del 1984 nasceva un signore chiamato LeBron Raymone James.
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domenica 23 dicembre 2018

E' un Gallo a 360 gradi

Avevo in mente già da un po' di tempo  di scrivere un pezzo su Danilo Gallinari, dopo le ultime gare convincenti questa voglia è aumentata e quindi eccomi qua a parlarvi del ragazzo da Graffignana.
Il Gallo sta viaggiando a 19.5 punti, 5.9 rimbalzi e 2.3 assist, sta tirando con il 45% dal campo e col 45% da tre, insomma delle statistiche da ottimo giocatore.
Questi dati confermano una cosa che per me era scontatissima, Danilo se è sano è un ottimo giocatore, il problema è che di norma sano non c'è mai.
Quest'anno sta avendo una fiducia pazzesca nei propri mezzi, è pericoloso dal perimetro e questo gli permette spesso di poter attaccare con veemenza il ferro, regalando con continuità belle schiacciate.
Per me la schiacciata in reverse contro i Mavericks è sinonimo di grande confidenza e forza fisica.
La parte offensiva di Danilo, non è comunque quella che mi sta sorprendendo di più, sappiamo benissimo quanto lui sia un attaccante nato.
Quello che finora mi lascia sbalordito è la voglia che mette nella metà campo difensiva.
I dati sorridono all'ala italiana, Gallo sta concedendo solamente il 38,9% di canestri quando lui è il difensore primario. Numeri del genere li hanno Covington o Tucker, che sono molto più abituati a difendere.
E il miglioramento nella metà campo difensiva ci tiene a sottolinearlo anche Doc Rivers, che dice candidamente che l'Ex Olimpia è uno dei migliori difensori dei Clippers in questa stagione.
Ne sono la dimostrazione le prove ineccepibili contro gente come Lillard, Antetokounmpo o lo stesso Jokic, che ieri è andato di matto quando si trovava di fronte Gallinari.
Insomma Gallinari non è soltanto un attaccante puro, ma sta diventando sempre di più un giocatore a 360 gradi, fino ad ora insieme ad Harris il giocatore di riferimento per questi sorprendenti Clippers.
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mercoledì 19 dicembre 2018

I sorteggi dei sedicesimi di Europa League

Ieri abbiamo affrontato l'argomento dei sorteggi di Champions League, oggi invece andiamo a trattare gli accoppiamenti per i sedicesimi di Europa League.
L'Europa League è la competizione più imprevedibile di tutte, non può essere affrontata nè con superficialità nè con superbia. Le squadre che disputano questo torneo lo trovano come un occasione per poter arrivare a traguardi altrimenti irraggiungibili.
Per quanto riguarda le italiane, Inter e Napoli trovano due avversari abbordabili, adatti per approcciare a questa competizione con progressivo impegno.
Il Rapid Vienna, avversario dell'Inter, vive una delle stagioni più difficili degli ultimi anni.
Nonostante una rosa che in patria è considerata ottima, difficilmente potrà accedere ai playoff, a cui accedono le sei migliori formazioni della regular season austriaca.
Il Rapid dopo aver cambiato allenatore, non ha fatto cambio di marcia in campionato, però in campo internazionale si è levato qualche soddisfazione, superando un girone per nulla semplice, con Villareal, Rangers Glasgow e Spartak Mosca.
Interessanti sono i profili di Thomas Murg e Veton Berisha (fratello di Valon) che solitamente agiscono sulle fasce.
In generale comunque il livello del Vienna è inferiore rispetto a quello del PSV, avversario che è costato il passaggio del turno in Champions.

Per quanto riguarda lo Zurigo, che invece affronterà il Napoli, la squadra svizzera rappresenta una delle sorprese più liete di questa edizione di Europa League, nonostante si sia un po' sgonfiato nel finale del girone. E' una formazione giovane, con molti ragazzi che provengono dal settore giovanile, ha lottato fino all'ultimo per il primato del girone, ma poi ha dovuto cedere il passo a una formazione ben più quotata come quella del Bayern Leverkusen. Attualmente in campionato si trova al quarto posto, ma non è conosciuto per la bellezza del proprio gioco, ma piuttosto per la sua solidità mentale.
Come detto in precedenza il giovane tecnico Ludovic Magnin ha avuto il merito di puntare forte sul vivaio. Il giocatore più in voga tra i principali osservatori europei è quello del nigeriano Stephen Odey, attaccante, classe '98 velocissimo ed abile ad attaccare gli spazi.
In rampa di lancio ci sono pure il mediano classe '98 Toni Domgjoni e Hakim Guenouche, terzino sinistro classe 2000. La bandiera della squadra è Alain Nef, centrale difensivo che in gioventù ha vestito le maglie di Piacenza, Udinese e Triestina.
In generale, un Napoli in formato europeo non dovrebbe riscontrare particolari difficoltà.

Per la Lazio, invece il discorso è totalmente diverso, sfortunata nel girone e dunque sfortunata nel sorteggio. Il Siviglia rappresenta come ogni anno una delle papabili squadra candidate alla vittoria finale, inoltre sta vivendo una stagione straordinaria. Pablo Machin, ha saputo dare continuità a un progetto tecnico sempre rivolto alla qualità del palleggio e al talento dei propri calciatori offensivi.
Il Siviglia, nonostante qualche passo falso, ha saputo vincere il proprio gruppo senza dover fare troppo turnover in campo nazionale. In effetti se andiamo a guardare, la formazione andalusa si trova al secondo posto nella Liga, a soli tre punti dal Barça. Per questi risultati deve ringraziare come detto in precedenza i propri giocatori offensivi: Pablo Sarabia (15 gol e 8 assist), Ben Yedder (13 gol e 7 assist), Andrè Silva (9 gol), Evèr Banega (8 gol e 5 assist). E ancora: Luis Muriel (4 gol), Nolito (4 gol), Franco Vazquez (3 gol), Jesus Navas (6 assist), Quincy Promes (2 assist), in un reparto che veramente imbarazza per alternative possibili e stili di gioco attuabili.
Il Siviglia si conferma attualmente tra le migliori difese della Liga (16 gol subiti in altrettante partite).
Per differenza di livello tecnico, tattico e carismatico, la Lazio dovrà fare doppiamente la partita della vita, al fine di superare il turno.

Per quanto riguarda gli altri accoppiamenti, ennesimo ostacolo internazionale per il Salisburgo, che se la dovrà vedere con il Club Brugge che è una squadra difficile da scardinare.
Nessun problema per Chelsea e Arsenal, che se la vedranno con Malmoe e Bate Borisov.
Prova importante anche per il Genk, formazione piena di ragazzi terribbili, che se la dovrà vedere con lo Slavia, partendo con i favori del pronostico.
Indubbiamente le formazioni che provengono dall'est europa, spesso non riescono a equiparare le prestazioni fornite nella prima parte di stagione, in virtù delle condizioni meteorologiche a cui devono sottostare nell'arco della stagione sportiva.
Quindi occhio a formazioni come Zenit, Dynamo Kiev, Shaktar, Krasnodar e Viktoria Plzen, che potrebbero trovare soprattutto tra febbraio e marzo maggior difficoltà rispetto a quanto dimostrato nella prima partita di stagione: per loro, lo scoglio dei sedicesimi di finale spesso si dimostra insormontabile.
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lunedì 17 dicembre 2018

Gironi Champions: La Roma prende il Porto, la Juventus l'Atletico Madrid

Senza dubbio il match più complicato da analizzare è quello della formazione juventina, che trova l'Atletico del Cholo Simeone.
Se ci soffermiamo sui singoli dati è abbastanza evidente che la formazione torinese abbia numeri migliori, ma sappiamo benissimo che la squadra spagnola è un avversario molto complesso.
L'Atletico finora ha perso solamente due partite in tutta la stagione, ed è la migliore difesa della Liga con solo 12 gol al passivo.
Entrambe le società sono accomunate da un fatto: le difficoltà maggiori fino ad ora sono arrivate contro avversari che non avevano paura di mettere pressione sulla prima costruzione di gioco, senza timore reverenziale. Alla Juventus è successo contro lo Young Boys, mentre all'Atletico nella pesante sconfitta del Signal Iduna Park.
I Madrileni hanno però zoppicato anche contro squadre decisamente meno quotate (Leganes, Villareal, Girona e Club Brugge) chiaro segno di non aver ancora raggiunto la piena maturità a muovere difese schierate.
E' abbastanza superfluo dire che il gioco dell'Atletico dipenda quasi eslusivamente dal suo numero 7. Le Petit diable è già arrivato in doppia cifra e rappresenta il vero faro dell'attacco colchoneros, ancor di più per ora che Diego Costa è infortunato, anche se quest'ultimo sarà pienamente recuperato per febbraio.
Da non sottovalutare è il dato dei marcatori totali dell'Atletico, ben 14 e dunque 3 in più rispetto ai bianconeri. Dunque bisogna stare attenti sui calci piazzati, con Gimenez e Godin sempre pronti, e alla crescita di elementi come Lemar, Gelson Martins, Vitolo e Angel Correa, molto abili a ripartire forte.
Servirà dunque la migliore Juve per superare un'ostacolo che, comunque, deve essere affrontato con rispetto, non con timore.

Trasferiamoci nel centro Italia, più precisamente a Roma.
Ai capitolini difficilmente poteva andare meglio, anche se va ricordato che il Porto è la squadra che ha raccolto il maggior numero di punti in questa edizione di Champions.
E' chiaro che nel breve periodo la Roma troverebbe difficoltà anche con la Virtus Entella (prossima avversaria di Coppa Italia).
La squadra continua a peccare di equilibrio e, all'indiscutibile crescita dei giovani (Under, Zaniolo e Kluivert), non accompagna un rendimento complessivamente soddisfacente.
Detto ciò, mancano però due mesi all'appuntamento contro i portoghesi. 
Come ben sappiamo, nell'epoca dell'assoluto monopolio juventino, gli obiettivi delle altre grandi formazioni italiane devono essere soprattutto quello della ricerca di continuità e successo in campo internazionale.
Per superare questo momento psicologicamente difficile Di Francesco si dovrà dare da fare, e dovrà inoltre sperare di recuperare il più presto possibile alcuni giocatori che sono determinanti per il successo di questa squadra.
Il Porto lo reputo comunque un ottima squadra, che non deve per nessun motivo essere sottovalutato.
Il pericolo principale è rappresentato dal fisico centravanti maliano Marega, che sta segnando con continuità in tutte le competizioni. A mettere davanti la porta Marega, ci pensa il 23enne trequartista Otàvio, che ha saputo raccogliere ben 8 assist nella prima parte di stagione.
Sulle fasce hanno diversi giocatori abili nell'uno contro uno (Torres, Brahimi, Jesus Corona ed Hernani).
In mezzo al campo a fare filtro troveremo Hector Herrera che da sempre è un pallino delle big italiane. Inoltre ritroveremo Alex Telles, l'ex terzino dell'Inter ha trovato la continuità in un ambiente più congeniale alle sue caratteristiche offensive di cui dispone ed ha già messo in cascina 5 assist in stagione.

Sugli altri ottavi di finale do' qualche nozione in generale, Tottenham Dortmund e Liverpool Bayern sono partite non adatte a chi soffre di cuore. Manchester City, Barcellona e Psg avanti abbastanza agevolmente, mentre occhio all'Ajax, imbattuta nel doppio confronto di girone contro il Bayern Monaco, se c'è una squadra che potrebbe fare lo scherzetto ai Blancos, quella sono proprio gli olandesi.
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giovedì 13 dicembre 2018

Juventus, che figuraccia contro lo Young Boys

Come ho più volte detto anche in occasioni precedenti, l'unico nemico della Juventus è la Juve stessa.
Anche l'avversario meno ostico può diventare terribilmente difficile da battere, se l'approccio è come quello espresso dai bianconeri ieri sera.
Questa sconfitta, rispetto a quella con lo United è più preoccupante, perchè figlia della presunzione più che della sufficienza.
A nulla serve elencare le occasioni mancate, il campo sintetico e il turnover.
La Juventus è arrivata prima, perchè lo United vive delle contraddizioni di una rosa qualitativamente squilibrata nei reparti.
Non so se è bravura o fortuna, comunque la Juventus è abile nel fare passi falsi laddove se lo può permettere. Attenzione però, che da questo momento in poi gli errori dovranno essere ridotti all'osso, e anche i pochi commessi potrebbero essere pagati cari.
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mercoledì 12 dicembre 2018

L'Inter deve mangiarsi le mani

La squadra nerazzurra non esce per mancanza di concretezza, ma per manifesta inadeguatezza tecnica e filosofica, perlomeno a questo livello. Parliamoci chiaro: la squadra di Spalletti ha vinto con le proprie armi e con le proprie convinzioni solamente nella trasferta di Eindhoven. Nonostante ciò, l'Inter si è ritrovato a punteggio pieno dopo due partite, grazie anche al caos finale della sfida d'andata contro il Tottenham. Il doppio confronto con gli inglesi ha messo in evidenza una chiara differenza in termini tecnici e carismatici tra i due club: ciò era ampiamente preventivabile, considerando come la squadra di Pochettino veleggiasse ad altissimo livello da quasi un decennio. Il fatto, tuttavia, che la competitività internazionale dei nerazzurri fosse grossomodo paragonabile a quella del PSV Eindhoven, si è rivelata un’autentica sorpresa. La formazione olandese ha giocato una partita coerente, equilibrata, preparata nei minimi dettagli, mettendo in evidenza anche qualche scambio tecnico sulla verticale di grande levatura. Lozano e Bergwjin hanno dimostrato di avere le idee decisamente più chiare rispetto a Icardi, Politano e Perisic riguardo come creare pericolo, soprattutto nell'ambito di un'azione manovrata. In generale, la squadra di Van Bommel ha dimostrato di essere molto più avanti nel proprio processo di crescita rispetto a quella di Spalletti. Una realtà senza dubbio paradossale, considerando come in realtà siano stati i nerazzurri a giungere a un solo colpo di testa (peraltro fattibile, di un giocatore che farebbe bene a prendere tutto quello che può dal compagno di reparto, invece di andare a piangere dal paparino) dall'approdo al turno successivo. 
Anche in questo caso, l'approssimazione è stata pagata a caro prezzo. Tuttavia, se nel caso del Napoli si è trattato di un'approssimazione nei dettagli, a contorno di un lavoro coerente e apprezzabile sotto il profilo dei principi di gioco, in questo caso la superficialità entra nella profondità dei macro-argomenti, quelli che incidono sul rendimento a lungo termine di una stagione che ha ancora molto da raccontare. 
L'Inter non è migliorata rispetto allo scorso anno, forse non è migliorata nemmeno negli ultimi cinque anni. La filosofia di Spalletti dipende ancora tantissimo dal rendimento di Icardi e dalla capacità degli esterni d'attacco di determinare qualcosa nell'uno contro uno. Non si sono visti miglioramenti riguardo la ricerca di una maggior incisività nella porzione centrale di campo, nè sulla capacità di fare propria la gestione dei momenti importanti della gara. 
Spalletti aveva avuto il merito (fino a ieri) di raggiungere ciò che, alla fine, conta di più in questo sport: il risultato. L'Inter, nonostante difficoltà e momenti bui, era riuscito a tornare ai gironi di Champions League. Inoltre, la qualificazione agli ottavi di finale della competizione, unico obiettivo stagionale (oltre alla conferma entro i primi quattro posti del campionato italiano), sembrava a un certo punto alla portata. Ora come ora, mancato l'obiettivo principale, diventa inevitabile spostare l'attenzione sulla mediocrità tecnica che l'Inter, da ormai troppo tempo, fatica ad abbandonare. 
Una formazione interista che dipende dalle prestazioni del proprio centravanti e che non trova nessun altra soluzione se non quella di arrivare sul fondo dell'esterno, non è nient'altro che quella di Mancini. Sono passati tre anni, siamo ancora qua. 
L'Europa League è una competizione che si vince con qualità e convinzione delle proprie giocate: difficile possa essere il caso di questo gruppo, peraltro nemmeno troppo profondo in termini di rosa.
Postilla finale: ode a Trent Sainsbury. Il 26enne centrale difensivo australiano si è rivelato il migliore in campo per distacco, grazie alla puntualità dei propri interventi e all'attenzione verso il corretto posizionamento. A sei mesi dall'inizio del Mondiale si poteva prendere per due noccioline quando, snobbato da tutti, fu costretto a trovare continuità nel Grasshoppers, formazione di metà classifica della Super League svizzera. Avrebbe fatto comodo ad almeno tredici squadre di Serie A, essendo anche dotato di passaporto comunitario.
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mercoledì 5 dicembre 2018

Palermo alla Global Futures Sports and entertainment

Da qualche giorno ormai sembra ufficiale la cessione del Palermo calcio, ad una cordata inglese.
Prima di dare un giudizio alla conferenza stampa di ieri bisogna ringraziare (da tifoso del Palermo) Zamparini.
L'imprenditore friulano ci ha fatto scoprire tantissimi campioni, ha portato nel calcio d'oggi giocatori del calibro di Cavani, Dybala, Pastore e tanti altri che ovviamente conosciamo.
Grazie a lui abbiamo calcato campi importanti come l'Europa League o l'Olimpico di Roma nella finale di Coppa Italia in cui 40000 tifosi palermitani hanno invaso le strade della capitale.
Probabilmente l'era migliore è finita con quella finale persa 3-1 contro l'Inter.
Da li in poi tante promesse non mantenute, ed è questo che il tifoso rosanero ha sempre contestato, la mancata trasparenza.
Tornando al discorso iniziale, la cessione sembra effettivamente esserci stata, ma adesso bisogna capire chi saranno i nuovi proprietari, chi c'è dietro a questo gruppo di investitori.
Il Palermo è stato acquistato dalla Global Futures Sports and entertainment e ieri in conferenza stampa si sono presentati quattro rappresentanti: il primo è Clive Richardson, l'advisor Belli che ha gestito la cessione, David Platt ex giocatore e capitano della nazionale inglese e James Shun.
Ovviamente dopo la conferenza stampa di ieri è un po' presto per trarre delle conclusioni, anche perchè sono state fatte tante domande e quelle più importanti non hanno ricevuto alcuna risposta.
Mi viene da pensare a questo punto che quella di ieri sia stata una conferenza per calmare un po' le acque.
Per quanto riguarda David Platt, il suo ruolo dovrebbe essere solamente quello di consulente tecnico, ma magari rimarrà come braccio destro di Foschi.
Come parere personale, io penso che questa cessione sia avvenuta, spero al più presto che escano fuori i nomi che ci sono dietro a questo fondo.
A questo punto non resta che dare fiducia ed aspettare.
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