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Juventus, CR7 prove di addio: Storia di un'amore mai decollato

 Rispetto, passione e voglia di vincere . Tre pensieri che accomunavano la Juventus e Cristiano Ronaldo tre anni orsono e che sono stati f...

mercoledì 27 giugno 2018

Argentina agli ottavi

All’Argentina sono sufficienti 45 minuti da squadra per passare il turno.
É chiaro che quando ci si ritrova a giocare con raziocinio solamente un tempo in tre partite del girone si può tranquillamente ringraziare una serie di coincidenze fortunate.
L’Albiceleste non deve la propria qualificazione a Messi, Rojo o a chissà quale fra gli elementi a disposizione di Sampaoli. Piuttosto, la qualificazione dell’Argentina passa paradossalmente dai piedi di due nigeriani: Musa e Ighalo.
La doppietta del velocissimo attaccante del CSKA Mosca contro l’Islanda ha permesso agli argentini di rimanere ancora in corsa per la qualificazione. In caso di vittoria islandese nella seconda giornata, infatti, oggi la selezione argentina sarebbe eliminata per differenza reti.
Il possente centravanti del CC Yatai invece ha soprattutto inciso negativamente per la propria squadra. Sul momentaneo pareggio di stasera sono ben due le clamorose occasioni sprecate dall’ex attaccante dell’Udinese: errori molto pesanti a conti fatti.
Nel primo tempo due fattori contribuiscono a rendere l’Albiceleste particolarmente a proprio agio: il cambio di alcuni interpreti e l’atteggiamento tattico dei nigeriani.
Banega in mezzo al campo cambia completamente la squadra. Serviva la sua qualità di palleggio in mezzo al campo per dare qualche soluzione alternativa in fase di costruzione.
Del resto, il lancio per Messi in occasione del gol arriva proprio dai piedi dell’ex interista.
In secondo luogo, Gernot Rohr conferma il sistema di gioco che aveva permesso di superare l’Islanda nella partita precedente, con tre centrali difensivi e due esterni a tutta fascia. Tuttavia, è il pensiero filosofico di base che non convince, a metá tra l’attendismo e la pressione. Voler aspettare l'Argentina con passività è intelligente per non creare i presupposti per l’imbucata, data la propensione dell’Albiceleste alla costruzione dal basso, però serviva maggior integralismo: o rimani compatto al limite dell'area, perché gli argentini comunque hanno qualità e velocità per prenderti sulla profondità (come del resto è successo), oppure cambi completamente atteggiamento e vai a pressare alto.
Nel secondo tempo, le sicurezze degli argentini si sfaldano al primo intoppo. Mascherano commette l’ennesima sciocchezza del Mondiale e regala un calcio di rigore a Moses, poi brillantemente trasformato.
È a questo punto che la Nigeria riesce, perlomeno per venti minuti, a trovare finalmente la quadra. La squadra passa subito a più coerente 5-3-2, con i due laterali allineati ai centrali, portando maggior densità nella propria trequarti e ciò effettivamente sterilizza completamente gli uomini di maggior qualità degli argentini, Messi incluso, oltre a creare i presupposti per qualche interessante ripartenza.
Non so cosa sia successo a un certo punto nella panchina nigeriana, ma se andate a riguardare il secondo tempo della partita vedrete Gernot Rohr, intorno alla settantesimo, invitare i suoi giocatori ad alzare baricentro e pressone. Forse per evitare il rischio di una delusione dall’altro match (ma all’Islanda serviva una vittoria con due gol di scarto in quel frangente), forse un’incomprensione, ma ciò ha creato le condizioni per il secondo gol argentino.
La linea nigeriana riprende quell’atteggiamento nè carne nè pesce visto nel primo tempo e si lascia quello spazio sufficiente alle spalle per poter andare in difficoltá, soprattutto sugli esterni. Difatti è proprio attraverso Mercado e Pavon, nel frattempo subentrato, che vengono creati i pericoli maggiori sulla corsia di destra, mentre dall’altra parte Moses si ritrova molto più campo da difendere: la prima volta ci mette una pezza, poi non ce la fa più.
La sensazione é che quella di stasera sia una qualificazione che propende più verso l’estemporaneità. Gli argentini si sentono giá Campioni del Mondo, ma se fino adesso è stato difficile non hanno ancora visto niente. Non c’è più nulla su cui appellarsi: tabellone e futuri avversari non ammettono indecisioni.
Ciò che non uccide di solito fortifica, ma questo non sembra quel tipo di scenario.

martedì 26 giugno 2018

Commento girone B

Batticuore. É successo di tutto.
Non era un mistero che il Girone B fosse quello più competitivo. Due fra le migliori formazioni europee, la più accreditata nazionale asiatica e selezione africana con il miglior percorso di qualificazione.
Tuttavia, mai avremmo potuto immaginare che la classifica potesse mantenersi incerta fino all’ultimo secondo.
Le lacrime di Mehdi Taremi dicono tutto. L’occasione sfumata in pieno recupero dall’attaccante dell’Al-Gharafa, un po’ per stanchezza un po’ per tensione, avrebbe prima estromesso la Spagna e poi, dopo il definitivo pareggio di Aspas a Kalinigrad, il Portogallo di CR7. Un Cristiano Ronaldo che ha messo in campo il lato peggiore di sè. I rigori si possono sbagliare, per quanto, alla fine, sia costato il primo posto ai lusitani (ne parleremo più tardi). Tuttavia, l’errore ha emerso tutto il lato bambinesco di un fuoriclasse che non accetta il suo essere umano, che non sopporta non essere in cima alla classifica capocannonieri, che non vuole lasciare nulla agli altri. La patologica ambizione ha permesso al marziano di Madeira di arrivare più in alto di tutti in carriera, ma oggi avrebbe potuto costare carissimo, con quella mezza gomitata a palla lontana.
È stato un match nervoso, fin troppo. Serve mettere un limite forte alle proteste. Non è possibile che per ogni contatto ci sia un’insurrezione di massa.
Basta con le due manine a mimare lo schermo: ci sono cinque addetti con lo sguardo puntato per novanta minuti su di un monitor.
Bisogna cominciare a prendere dei provvedimenti: Carlos Queiroz, personaggio che professionalmente adoro, deve essere allontanato dal campo quando mima il video verso la tribuna.
Gli iraniani non possono circondare l’arbitro per ogni situazione. La posta in palio è già abbastanza alta senza alimentare ancor di più la tensione.
Un nervosismo generale che non doveva coinvolgere il Portogallo. Inspiegabile il crollo psicologico dei lusitani, soprattutto in una situazione di vantaggio e di momentaneo primato in classifica. Troppi cartellini inutili, qualcuno al limite dell’arancione.
In ogni caso, sorprende come il Portogallo abbia comunque dimostrato di essere complessivamente più solido della Spagna. C’erano molti dubbi sulla tenuta della vetusta coppia centrale formata da Pepe e Fonte. Tuttavia, il contesto tattico impostato da Fernando Santos, impostato su baricentro basso e ripartenze, permette ai due di esaltare le proprie caratteristiche di aggressività e marcatura, mascherando allo stesso tempo i propri limiti aerobici.
La Spagna, al contrario, dimostra pesanti momenti di deconcentrazione, soprattutto nelle marcature preventive, lettura delle transizioni avversarie e posizionamento difensivo nei calci indiretti.
In questo senso, se Boutaib s’invola due volte in campo aperto, in un’occasione addirittura da fallo laterale, qualcosa non quadra.
Preoccupa anche il monoritmo in fase di costruzione. La squadra ha pienamente convinto solamente all’esordio, per poi adagiarsi progressivamente nei due match successivi.
In ogni caso, il colpo di tacco di Iago Aspas è vitale.
La Spagna, grazie anche all’aiuto dell’Iran nell’altro match, mantiene il primato del gruppo B per gol fatti. Ciò consente agli iberici di godere di due vantaggi: in primo luogo, una parte di tabellone assolutamente alla portata. Portogallo, Brasile, Germania, Francia, Argentina e Inghilterra/Belgio potranno, con tutta probabilità, essere incrociate solamente in finale.
In secondo luogo, poter potenzialmente giocare tre volte su quattro a Mosca, semplificando notevolmente gli spostamenti.
Il Portogallo, al contrario, si va a complicare notevolmente il cammino. L’Uruguay, avversario negli ottavi, arriva da percorso netto, sia in termini di punti (nove) che di gol subiti (zero).
Oltre a ciò, in caso di successo, troverebbe subito la vincente tra Francia e Argentina/Nigeria/Islanda. Non esattamente la stessa situazione del’ultimo Europeo.
E dire che sarebbe bastano segnare un calcio di rigore...
Chiosa finale sul girone A, di cui non abbiamo parlato oggi.
L’esperimento tattico di Tabarez con tre difensori centrali e cinque centrocampisti mi è piaciuto tantissimo. Personalmente trovo sia un contesto molto più congienale per questo gruppo, perchè permette sia di confermare il proverbiale pragmatismo uruguagio sia di rendere più efficace la transizione offensiva, esaltando la velocità degli esterni (Laxalt in campo, per favore) e dei due centravanti.
Grande e meritata vittoria per la nazionale saudita, l’unica nel torneo (Spagna a parte) a giocare un calcio di possesso e di dominio della metà campo avversaria, nonostante tutti i difetti del caso.
Il CT Pizzi ha insistito nel sottolineare un percorso di crescita ancora agli albori e che potrà dare i primi frutti nella prossima Coppa d’Asia, in programma a inizio 2019.
La Federazione saudita, infine, ha annunciato importanti introduzioni nella conferenza post-partita:
✔️ Tutti i calciatori sauditi professionisti militanti nel campionato locale subiranno una tassazione del 50% sul proprio stipendio, da pagare direttamente al proprio club. Quest’ultimo, sarà obbligato a investire la totalità dei ricavi da tale imposta in programmi di sviluppo (giovanile, infrastrutturale)
✔️ Introduzione di un tetto salariale nella Saudi Professional League:
➡️Categoria salariale A (6 giocatori / club) - Lo stipendio settimanale non deve superare $ 9,3k e pagamento alla firma <$ 320k
➡️ Categoria salariale B (10 giocatori / club) <$ 6.2k settimanale e pagamento alla firma <$ 266k
➡️Categoria salariale C (nessun limite) <$ 4.6k settimanale e pagamento alla firma <$ 200k

sabato 23 giugno 2018

Diario Mundial day 9

Brasile - Costa Rica 2-0
Il ruggito del leone.
Coutinho è il vero fuoriclasse di questo Brasile. A differenza del più noto compagno di reparto, quello che porta il numero dieci, indisponente per tutto il tempo regolamentare e “decisivo” solamente a risultato acquisito, l’ex interista è il vero faro della squadra, l’unico in grado di poter determinare qualcosa di concreto quando serve.
Attorno a lui, c’è chi meriterebbe più spazio.
In primis, Douglas Costa. L’esterno della Juventus entra nel secondo tempo al posto di un evanescente Willian e, seppur a corrente alternata, accende la manovra dei verdeoro con il suo guizzo palla al piede.
Non è un caso che il suo ingresso abbia coinciso con il netto cambio di passo della Seleçao.
Gli uomini di Tite giocano un primo tempo al rallentatore.
Il CT carioca conferma dieci degli uomini schierati nell’esordio mondiale. L’unico cambio è obbligato. L’indisponibile Danilo viene sostituito con Fagner, 29enne riserva del Corinthians: una scelta discutibile, vista la presenza di Filipe Luis in panchina. La fascia destra viene completamente annullata dalla sua presenza in aggiunta a quella di Willian: entrambi giocano sotto ritmo, rallentando costantemente una manovra che aveva bisogno di ben altra velocitá per impensierire gli attenti costaricensi.
In generale, il Brasile dei primi 45 minuti gioca da fermo. Nessuno degli uomini offensivi si muove senza palla, pretendendo di incidere esclusivamente con l’estemporaneità del proprio talento. Questo però non è un Mondiale per il singolo: gran parte delle squadre, soprattutto quelle tecnicamente inferiori, mette in campo grande organizzazione collettiva ed è necessaria altrettanta chiarezza e coesione nella produzione dell’azione offensiva da parte di chi attacca.
In questo contesto, Neymar c’entra poco. La miracolosa rete di Coutinho in tempo di recupero consente a Tite di poter lavorare sulla testa del proprio numero dieci, il che è un fatto estremamente positivo (e necessario). L’attaccante del PSG non ha capito come si vince questa competizione: serve più concretezza, più semplicità, più velocitá di pensiero e manovra e meno personalismi e soprattutto atteggiamenti infantili.
Spero che il rigore prima concesso e poi (giustamente) tolto dal VAR abbia dato una bella lezione a O’Ney: chiamare la maestra non porterà nessun vantaggio.
In ogni caso, Gabriel Jesus, Marcelo e le due mezzali cambiano volto nella ripresa. Il Brasile riprende a martellare, rischia meno in ripartenza e impegna diverse volte Keylor Navas, soprattutto nel primo quarto d’ora.
A differenza dell’Argentina, occorre specificare come la Seleçao abbia sempre avuto chiara l’idea di come arrivare alla vittoria: i brasiliani hanno solo la tendenza a impigrirsi e gridare al lupo un po’ troppo, ma a elevate intensitá non ce n’è per nessuno.
Un applauso va dato comunque al Costa Rica. La squadra di Ramirez ha fatto la partita che doveva fare, cercando anche di mettere maggiore aggressività rispetto alla prima gara, soprattutto nel primo tempo.
È difficile uscire vivi da una gara di contenimento, perchè alla lunga ci si deve aggrappare prima al proprio portiere e poi alla fortuna.
È mancata soprattutto quest’ultima.

Nigeria - Islanda 2-0
La Nigeria supera meritatamente l’Islanda e rimescola le carte del girone D.
Sarà una terza giornata al cardiopalma, con l’Argentina incredibilmente ancora viva.
Situazione del girone, con la differenza reti tra parentesi:
Croazia 6 (+5)
Nigeria 3 (0)
Islanda 1 (-2)
Argentina 1 (-3)
Prossimo turno:
Croazia-Islanda /// Argentina-Nigeria
L’Argentina deve vincere contro la Nigeria e sperare che l’Islanda perda, pareggi o vinca contro la Croazia con un risultato inferiore al proprio. In caso di identica vittoria delle due squadre, infatti, passerebbe la selezione islandese per differenza reti.
L’Argentina dunque deve sperare in un favore della Croazia, già agli ottavi e ufficiosamente al primo posto del girone, oppure ottenere una vittoria con un gol in più rispetto a quella degli islandesi (perchè avrebbe un vantaggio in termini di gol segnati).
Per i nigeriani la questione è diversa: vincere con l’Argentina oppure pareggiare e sperare che l’Islanda perda, pareggi o vinca contro la Croazia realizzando un solo gol in più rispetto a quelli realizzati nel proprio pareggio.
Prima della sfida odierna, il pronostico era tutto per gli islandesi. La selezione di Hallgrimsson aveva ben impressionato nella prima partita, mentre i nigeriani, al contrario, non avevano convinto sotto il profilo della manovra.
Gernot Rohr, CT della Nigeria, ha rimescolato un po’ le carte dal punto di vista tattico, accantonando il 4-3-3 per rispolverare quel 3-4-1-2 che saltuariamente aveva provato durante la preparazione.
Ciò ha avuto due grandi ripercussioni nella scelta degli interpreti, risultate poi decisive per il risultato. In primo luogo, la promozione nei tre centrali di Omerou, muscolare centrale del Kasimpasa. In secondo luogo, soprattutto, la presenza da seconda punta del velocissimo Ahmed Musa, preferito al più tecnico Iwobi.
Tali accorgimenti hanno finalmente dato un’identità alla squadra, principale problema nella sconfitta dell’esordio: una formazione attendista, muscolare, che bada al sodo nella propria metá campo per cercare rapide combinazioni in quella successiva.
E tale strategia si rivela vincente: dopo un brutto primo tempo (in generale, poco calcio e tanti duelli), la rete del vantaggio nigeriano arriva proprio da transizione offensiva, approfittando della disarmante impreparazione degli islandesi nelle preventive.
Sconvolgente dal punto di vista concettuale il primo gol preso dall’Islanda, data la consapevolezza che gli uomini di Hallgrimsson hanno dimostrato dei propri pregi e difetti. È chiaro che dare spazio a contropiedisti come Musa, Moses e Iheanacho equivale a morte sicura, soprattutto vista la macchinosità degli interpreti difensivi islandesi.
È un fulmine a ciel sereno per la selezione nordica, con forti ripercussioni nel morale: non che fino a quel momento l’Islanda avesse convinto particolarmente, ma dava comunque la sensazione di poter risolvere la situazione come sempre, in qualche modo, magari di rimpallo.
L’uscita per infortunio di Ragnar Sigurdsson, seppur quest’ultimo non sia esente da colpe in occasione del gol, equivale a quella dell’intera squadra, che perde di lucidità e si spinge con troppa irruenza alla ricerca del pareggio.
Gli spazi diventano troppo ampi per poter essere coperti da Ingason e Arnason ed è un gioco da ragazzi per Musa trovare il raddoppio in campo aperto.
Ancor più un rimpianto il rigore fallito a Gylfi Sigurdsson nel finale di gara, soprattutto in termini di differenza reti. Un errore che nasce dalla delusione di aver perso una grande occasione.

mercoledì 20 giugno 2018

Diario Mundial day 6

Colombia - Giappone 1-2
Il Giappone vince a sorpresa contro la Colombia e fa un passo decisivo verso gli ottavi di finale.
Dove nascono i meriti del Giappone vengono fuori i limiti della Colombia: non sappiamo come sarebbe andata in parità numerica, dal momento che i Cafeteros hanno praticamente giocato in 10 per tutta la gara. In linea di massima, tuttavia, si può dire che la vittoria della squadra di Nishino sia meritata, perché comunque ha dimostrato di avere idee più chiare in fase di possesso. Osako, centravanti del Werder, ha cercato di non dare punti di riferimento alla maldestra linea difensiva colombiana, destabilizzando i due centrali e permettendo ai centrocampisti di trovare spesso buoni inserimenti. Instancabile prova dei due terzini, Nagatomo e Sakai, molto bravi sia in fase di copetura che in fase di spinta.
Vincenti le scelte del CT Nishino che, forse su indicazione della nostra Guida a Russia 2018 (link tra i commenti), ha abbandonato il doppio regista ampiamente provato nelle amichevoli, preferendo mantenere Hasebe davanti alla difesa e sacrificando Honda in panchina, perlomeno dal primo minuto. A questo proposito, determinante l’ingresso dell’ex milanista a partita in corso: la sua abilitá da calcio piazzato si è rivelata determinante per la vittoria.
Colombia disattenta, lacunosa e senza idee. Disastrosa prova di Daivison Sanchez in mezzo alla difesa. L’errore in avvio di gara, dal quale é nato il rigore vincente di Kagawa, lo ha pesantemente condizionato dal punto di vista mentale. Troppo ingenuo Carlos Sanchez: la scelta di prendere col braccio (al secondo minuto di gioco!) il tiro di Kagawa indirizzato verso la porta da parte dell’ex mediano della Fiorentina si è rivelata sanguinosa. Ciò ha costretto Pekerman a sacrificare Cuadrado, unico elemento in grado di poter impensierire i veloci difensori nipponici, per riequilibrare l’assetto tattico. Inoltre, Sanchez era l’elemento designato per iniziare l’azione, in quanto né Lerma nè il subentrato Barrios avevano le qualità per poterlo fare.
È chiaro che alla Colombia è mancato l’apporto di James Rodriguez. In panchina per settanta minuti, complice un acciacco di troppo, il trequartista del Bayern Monaco è l’unico elemento di puro talento in una squadra di incontristi e corridori. Juan Quintero é sbarazzino, imprevedibile, tecnico (che gol su punizione!), ma non ha il peso specifico di James nella manovra.
Male i due terzini: Arias superficiale nella marcatura di Osako in occasione del secondo gol, Mojica troppo grezzo tecnicamente.
Radamel Falcao poco servito: del resto, mancava il tramite con il resto della squadra.
La vittoria del Giappone è interessante anche per l’intera confederazione asiatica: attualmente, l’AFC é la seconda confederazione per punti ottenuti nell’intero Mondiale (6), dietro all’inarrivabile UEFA. Un bel risultato.

Polonia - Senegal 1-2
Sapevamo che il girone H potesse rivelarsi quello più equilibrato, ma non potevamo immaginare che sarebbe diventato anche quello più sorprendente.
Il Senegal è la squadra più convincente del Mondiale. Sia chiaro, non la più forte: semplicemente, quella che ha usato nel modo migliore i propri punti di forza.
Aliou Cissè, che peraltro è il tecnico meno pagato della competizione, ha saputo impostare un gioco tanto semplice quanto efficace, fortemente verticale e impostato sull’esplosività dei propri esterni, pur non rinunciando a mantenere la squadra compatta in una zona avanzata di campo. In questo senso, fondamentale il lavoro della coppia difensiva formata da Koulibaly e Sanè: entrambi sono in grado sia di coprire ampie porzioni di campo alle proprie spalle, sia di esaltarsi nei duelli aerei che nelle uscite aggressive sul portatore di palla.
Il Senegal non perde tanto tempo nel muovere il possesso. Spesso il pallone passa direttamente da una corsia all’altra, con i due mediani impegnati soprattutto nel fornire protezione in posizionamento preventivo o nel farsi trovare pronti per la conclusione in porta.
In un Mondiale in cui gran parte delle squadre preferisce mantenere un ritmo piuttosto compassato, una compagine con una tale esplosività lungo gli esterni diventa potenzialmente incontenibile. Il Senegal basa le proprie azioni d’attacco sulle combinazioni lungo gli esterni, con i terzini pronti a sovrapporsi per tutta la gara e gli elementi più avanzati impegnati nella ricerca della superiorità numerica.
Paradossalmente, Sadio Manè è quello che meno si mette in luce nella vittoria odierna. Lungo la corsia di sinistra, Sabaly e soprattutto Ismaila Sarr fanno quello che vogliono: impressionante la facilitá con cui il secondo, laterale del Rennes classe 1998 (!), riesce a rendersi pericoloso con la sua velocità palla al piede. Buona anche la prova di Moussa Wague sulla corsia opposta, anch’egli classe 1998, in forza al KAS Eupen: non era facile mantenere il controllo di Grosicki e allo stesso tempo scivolare per il raddoppio su Lewandowski.
M’baye Niang irriconoscibile (in positivo) rispetto a quanto visto nel nostro campionato. Il giocatore del Torino viene schierato da seconda punta, de-responsabilizzandolo da qualsiasi compito difensivo: ciò gli permette di concentrare tutte le energie nella ricerca della verticalitá, come in occasione del bellissimo raddoppio.
Aliou Cissè ha anche ragione nella scelta del portiere, preferendo il longilineo ma meno quotato N’Diaye (in forza ai guineani dell’Horoya) rispetto agli “europei” Gomis e Diallo.
La Polonia è ampiamente la squadra più deludente del Mondiale (finora). La squadra di Nawalka trova un gol nel finale quasi per caso, sugli sviluppi di una palla buttata in area di rigore. Per il resto, pochissime e confuse idee. La squadra non riesce a produrre una manovra sensata: Milik sbaglia tutti gli appoggi, Lewandowski rimane bloccato tra i due centraloni senegalesi, Zielinski fatica da mediano e Krychowiak mette in difficoltà i compagni con decisioni improvvide. Male anche Thiago Cionek, chiamato a sostituire l’infortunato Glik, sempre in ritardo nelle uscite e negli interventi.
Le difficoltà dei polacchi trascinano nella confusione anche l’ottimo Sczeszny, mai così incerto negli ultimi anni.
A questo punto, la prossima sfida tra Polonia e Colombia diventa una partita da ultima spiaggia. La vittoria dell’una manda a casa l’altra, il pareggio praticamente elimina entrambe.
Occhio al Senegal, soprattutto nell’eventualità in cui dovesse incrociare il superbo Belgio.

Russia - Egitto 3-1
La fortuna aiuta gli audaci.
Bisogna dare merito a Cherchesov di aver completamente abbandonato le imposizioni tattiche e alcuni degli interpreti che lo hanno accompagnato nei mesi precedenti alla competizione mondiale.
Si è fatto un ulteriore passo in avanti rispetto alla vittoria con l’Arabia Saudita. Il CT russo, dopo aver abbandonato il lacunoso 3-5-1-1 per una più funzionale linea a quattro, ha promosso nella formazione titolare i due elementi più decisivi nella propria rosa: Dzyuba e Cheryschev.
La Russia non può prescindere dal contributo di questi due. Il possente centravanti in realtá non fa granchè, si muove poco e anche piuttosto male, ma tiene impegnati i centrali avversari e gode di un’aura favorevole. L’ala del Villareal riesce a trovare con grande facilità il fondo del campo e dispone anche delle qualità tecniche adeguate per poter servire interessanti traversoni.
Ciò non significa che la Russia abbia giocato una partita spettacolare. La vittoria netta non rispecchia i valori delle due squadre, piuttosto equi-livellati. Tuttavia, un Mondiale è fatto soprattutto di episodi e la selezione di casa sembra particolarmente abile nel determinare qualcosa di importante da palle non proprio pulite.
La partita di questa sera è inevitabilmente cambiata con lo sfortunato autogol di Fathi. L’Egitto si è ritrovato inaspettatamente a dover scalare una montagna dopo aver iniziato la salita di una collina, chiunque si sarebbe scoraggiato, a maggior ragione dopo un primo tempo più che dignitoso.
La squadra di Cuper ha cercato di appoggiarsi soprattutto sul proprio centravanti, il volenteroso Mohsen. Personalmente mi è piaciuto: non possiamo essere tutti Ibrahimovic nell’interpretare quel ruolo con quel fisico e il 29enne dell’Al Ahly ha comunque dimostrato di creare sempre qualcosa di sponda nello stretto raggio d’azione attorno a lui. In questo senso, un peccato non aver visto Salah da seconda punta: le migliori occasioni egiziane sono arrivate proprio quando il fuoriclasse del Liverpool si muoveva vicino al proprio attaccante.
Salah ha fatto quello che poteva. Essere completo trascinatore di un’intera squadra riesce solamente a CR7 su questo pianeta e le condizioni fisiche non ottimali non hanno contributo a mettere a proprio agio l’ex romanista.
L’Egitto esce dalla competizione mondiale senza praticamente aver nè demeritato nè inciso, pagando a caro prezzo due episodi. È il Mondiale.
Appunto su Golovin, dal momento che gli occhi della stampa accreditata sono tutti su di lui. Il trequartista classe 1996 è sicuramente un giocatore moderno, tecnico, di prospettiva, si sa muovere bene sulla trequarti, ma lui come tanti altri. Personalmente non andrei mai a spendere una cifra importante per un profilo che, seppur di giovane etá, è facilmente identificabile in contesti ben più affini alla nostra cultura e al nostro calcio di quello russo.
Piuttosto, andrei a prendere Zobnin (classe 1994 dello Spartak), perchè un mediano con tale forza nelle gambe e puntualità negli interventi non si vede facilmente.
Detto questo, io scrivo su Facebook, mentre Marotta e Paratici arrivano dall’ennesimo Scudetto: un motivo ci sarà.

martedì 19 giugno 2018

Guida al girone H Mondiali Russia 2018

Girone H
Colombia         passano Colombia e Senegal
Polonia
Giappone
Senegal

Quadro generale
Benvenuti in quello che secondo il mio modesto parere è il girone più equilibrato del Mondiale. La miglior compagine di questo raggruppamento è la Colombia, che in questo momento è la più completa delle quattro. La Polonia potrà/dovrà fare affidamento sul bomber Lewandowski, mentre il Senegal ha avuto un miglioramento esponenziale negli ultimi 4 anni. Il Calendario va a favore del Senegal.

Calendario

Colombia - Giappone martedì 19 giugno ore 14

Polonia - Senegal martedì 19 giugno ore 17

Giappone - Senegal domenica 24 giugno ore 17

Polonia - Colombia domenica 24 giugno ore 20

Senegal - Colombia giovedì 28 giugno ore 16

Giappone - Polonia giovedì 28 giugno ore 16

Le squadre ai raggi x

Polonia: La Polonia è una di quelle squadre che mi intriga più di tutte, innanzitutto perchè quando l'allenatore li ha presi la squadra era esattamente al sessantanovesimo posto del ranking, adesso occupano la decima posizione. Inoltre Robert Lewandowski vorrà sicuramente mettersi in mostra. Fra l'altro va detto che questo miglioramento della Polonia ci porta davanti agli occhi una squadra più completa, giocatori interessanti come Szczesny, Milik e Linetty mi incuriosiscono molto, sono tutti giovani e potrebbero fare tutti più o meno bene.

POLONIA (4-4-1-1): Szczesny, Piszczek, Pazdan, Glik, Rybus; Blaszczykowski, Krychowiak, Linetty, Grosicki; Zielinski; Lewandowski.

Il giocatore che farà il definitivo salto di qualità sarà Milik. Arek sembra veramente sul punto di poter fare la differenza. Questa Polonia dovrà riporre parecchie speranze sul giocatore del Napoli, Lewandowski sarà super marcato, per cui toccherà a Milik aiutare i biancorossi a passare il girone.

Senegal: Paradossale la situazione del Senegal, gara importantissima contro il Sudafrica, se il Senegal perde ai Mondiali vanno i sudafricani. Si gioca, vince il Sudafrica e quindi Senegal eliminato, poi però si è scoperto che l'arbitro di quell'incontro è stato subito sospettato di aver alterato il reale svolgimento della gara, questi sospetti sono diventati prove e l'arbitro è stato squalificato a vita. Il match si è rigiocato e questa volta ha vinto il Senegal che quindi si è qualificato giustamente ai Mondiali. La squadra secondo me è ben coesa e compatta, c'è tanta qualità e ci sono parecchi giocatori veloci. Inoltre va detto che questa sarà la seconda partecipazione a un mondiale nella storia della nazionale africana.

SENEGAL (4-2-3-1): N'Diaye K., Gassama, Koulibaly, Sane S., Sabaly; Gueye, N'Diaye A.; Sarr, Manè, Keita(Niang); Konate

Il giocatore rivelazione potrebbe essere Gueye, ha 28 anni, ma lo reputo ancora giovane per quello che ha fatto vedere, nell'ultima annata è stato un giocatore assolutamente eccezionale che ha dimostrato di essere un profilo in ascesa e che sicuramente farà molto bene in futuro. Questo Mondiale può essere la sua vera occasione e non deve assolutamente fallire, lui è uno di quei giocatori che lancia gli esterni e in queste posizioni ci saranno Manè e Keità Balde, non gli ultimi arrivati.

Colombia: La Colombia sarà la squadra più difficile da valutare, pensate che nel 2014 erano insieme al Belgio la vera e propria meteora. Negli ultimi due anni i colombiani si sono dimostrati un po' troppo spavaldo, giocando con molta sufficienza le qualificazioni e infatti hanno rischiato di non qualificarsi al Mondiale. In questo gruppo la Colombia deve assolutamente passare, un mancato passaggio rappresenterebbe un assurdo fallimento. I sudamericani hanno giocatori del calibro di Falcao, Rodriguez e Cuadrado, niente male.

COLOMBIA (4-2-3-1): Ospina, Arias, Sanchez D., Mina, Mojica; Aguilar, Sanchez C.; Cuadrado, James Rodriguez, Uribe(Muriel); Falcao

Il giocatore che farà la differenza in questo Mondiale sarà James Rodriguez, che è stato il capocannoniere della scorsa rassegna iridata. Dopo quella competizione lui si accasò ai Blancos e da quest'anno milita nel Bayern Monaco. Ultimamente si è un po' perso dal punto di vista realizzativo e questo Mondiale potrebbe dare di nuovo la spinta a James per tornare ad altissimi livelli.

Giappone: Il Giappone capita sempre nel girone scarso del Mondiale. Basti pensare che nello scorso campionato del Mondo capitano in un girone insieme a Colombia, Grecia e Costa D'Avorio.
Sulla carta il Giappone è la squadra più debole del girone.

GIAPPONE (4-2-3-1): Kawashima, Sakai, Ueda, Yoshida, Nagatomo; Hasebe, Kagawa; Haraguchi, Shibasaki, Honda; Okazaki

Il giocatore che potrebbe far bene sarà Kagawa, non è giovane (29 anni), però non è nemmeno un top player e questa potrebbe essere la vetrina giusta per diventarlo.
Risultati immagini per Girone h mondiali

Diario Mundial day 5

Svezia - Corea del sud 1-0
La Svezia supera l’ostica Corea del Sud e raggiunge il Messico al primo posto del girone F.
Ancora protagonista il VAR. Lo avevamo preannunciato nelle scorse settimane: sarebbe stato il Mondiale più equo di sempre grazie alla tecnologia e infatti è ancora il contributo del video a rendere giustizia. Victor Claesson arriva con la punta del piede prima sulla palla del coreano Kim Woo in area di rigore: difficile a velocitá reale, evidentissimo al monitor.
La rete di Granqvist su calcio di rigore mette seriamente nei guai la Germania. Nel prossimo turno, infatti, tedeschi e svedesi s’incontreranno in un match delicatissimo: nel caso in cui i secondi riuscissero a strappare un pareggio, l’eliminazione della nazionale tedesca sarebbe quasi certa, in virtù del concomitante appuntamento del Messico contro i sudcoreani.
La sfida di oggi si mantiene comunque in bilico per tutta la partita. Shin, CT sudcoreano, opta per un versatile 4-1-4-1, che si dimostra molto aggressivo nella prima mezz’ora, per poi abbassare notevolmente il baricentro e agire in ripartenza.
Son Heung Min (Tottenham) e Hee Hwang Chan (RB Salisburgo), elementi più temibili dal punto di vista tecnico fra i coreani, interscambiano frequentemente la loro posizione. Entrambi si sono dovuti adeguare al sacrificio generale della squadra e ciò ha in parte compromesso il loro contributo nell’ultima trequarti di campo: tuttavia, entrambi hanno impensierito i fisici centrali svedesi in transizione, arrivando tutta via poco lucidi in area di rigore.
La Corea del Sud, poco incisiva per gran parte di gara, è migliorata nell’ultimo quarto, complice anche l’abbassamento delle linee svedesi a protezione del risultato. L’accentramento di Son in posizione di trequartista e l’ingresso del veronese Lee Seung Woo hanno dato vivacitá alla manovra, arrivando anche a un passo dal pareggio con Hee Chan Hwang nei minuti di recupero.
Tutto sommato, non si può essere troppo critici con i sudcoreani. Fortemente sfavoriti dal punto di vista fisico, hanno messo comunque in campo una prestazione combattiva e attenta, lottando su ogni pallone e concedendo qualche intemperanza di troppo, una delle quali è costata il fallo da rigore. Bene l’esperto terzino destro Lee Yong in fase di spinta, reattivo ed efficace il 26enne Cho, portiere del Daegu, a sorpresa tra i pali.
Difficilmente la Svezia avrebbe trovato la via della rete su azione. La squadra di Andersson si conferma dipendente dalle azioni degli esterni, Forsberg e Claesson: tuttavia, entrambi vengono sistematicamente raddoppiati e faticano a incidere.
Marcus Berg in giornata no: l’attaccante dell’Al Ain si fa trovare poco freddo sotto porta nel primo tempo e riesce meno nel consueto lavoro sporco, complice l’esplosivitá dei centrali coreani.
Granqvist, rigore a parte, si fa maggiormente apprezzare in fase propositiva, sganciandosi diverse volte palla al piede e creando così superioritá numerica in zona centrale. L’ex centrale genoano soffre molto invece quando deve difendere trenta metri di campo. Al contrario, impeccabile prova di Pontus Jansson, ex centrale del Torino, chiamato oggi a sostituire il febbricitante Lindelof.
In ogni caso, ciò che conta è il risultato. Gli svedesi, ancora una volta, sono riusciti a trovare il colpo di reni giusto al momento giusto.
In una competizione come il Mondiale, squadre arcigne, solide, compatte e pragmatiche come quella svedese vanno di solito molto lontano.

Belgio - Panama 3-0
Il Belgio esce dal Fisht Stadium soddisfatto per il risultato. E basta.
I tre gol rifilati a Panama rappresentano la differenza di qualitá fra i singoli delle due squadre, ma la formazione di Martinez ha ampiamente deluso sotto il profilo della manovra.
Il primo tempo dei Red Devils è stato insignificante. Soporifero il ritmo mantenuto dai belgi: De Bruyne e Witsel faticano particolarmente a entrare nel vivo e a portare una maggior velocità di gioco, costringendo spesso i tre centrali a uno snervante palleggio per creare lo spazio giusto per l’imbucata.
I panamensi mettono in campo una prestazione fisica e accorta, ma il dislivello generale rispetto agli avversari è evidente e ciò porta a concedere comunque diverse occasioni, a prescindere dalla compassata manovra belga. Ciononostante, la squadra di Gomez soffre meno del previsto e si concede anche il lusso di tentare qualche sporadica sortita offensiva, soprattutto sul lato destro dove Barcenas si fa notare per frizzantezza in percussione palla al piede.
In una partita così bloccata, solamente un colpo da biliardo avrebbe potuto cambiare le cose: é chiaro che, viste le qualità tecniche dei giocatori in campo, non siamo sorpresi che sia stato un belga a pescare il jolly. Dries Mertens, fino a quel momento impalpabile, trova dai sedici metri un bellissimo lob al volo sul palo più lontano: un tiro dei suoi, praticamente da fermo.
È chiaro che la partita virtualmente finisce qui: Panama perde di solidità nel tentativo di recuperare e il Belgio gode enormemente quando ha ampi spazi a disposizione. Romelu Lukaku segna una doppietta, ma ancora una volta sono realizzazioni di secondo livello: con il risultato in paritá, il centravanti del Manchester United non ha praticamente visto palla nel confronto con il centrale Escobar.
Sono tre i fattori che più mi hanno impressionato negativamente del Belgio: lentezza nel giro palla, scarsa coesione di squadra e presenza dei soliti difetti difensivi. Per quanto riguarda l’ultimo punto, riguardatevi gli highlights della gara e focalizzatevi sull’occasione sprecata dal terzino panamense Murillo sul risultato di 1-0. Palla lunga dalla zona sinistra della linea di centrocampo, Vertonghen troppo stretto verso il compagno di reparto e giocatore panamense solo davanti a Cortouis, bravo e fortunato in uscita disperata. È esattamente identico al gol di Giaccherini nello scorso Europeo.
La vittoria dei belgi è importante e il girone sembra semplice, sebbene la Tunisia abbia dimostrato di essere in forma durante il pre-Mondiale. La squadra di Martinez viaggia verso gli ottavi di finale, a livello dei quali incontrerà una tra Giappone, Senegal, Colombia e Polonia. La sensazione è che poco sia migliorato dai tempi di Wilmots e che sia necessario un tabellone favorevole affinché questa squadra possa ambire a importanti traguardi.

Tunisia - Inghilterra 1-2
Oltre le sfortuna, oltre le controversie, oltre le difficoltá.
La vittoria dell’Inghilterra ha una doppia enorme valenza. In primo luogo, toglie il gruppo da una posizione scomoda: in caso di pareggio con la Tunisia, la squadra sarebbe stata costretta a vincere con ampio scarto su Panama per poi giocarsi tutto all’ultima contro il Belgio, il tutto con un enorme circo mediatico alle spalle.
In secondo luogo, dà una carica emotiva fondamentale per il proseguo della competizione: oltre a ciò, alcuni degli elementi sotto osservazione (come Kane e Maguire) ne escono incredibilmente rafforzati, aumentando così anche la fiducia generale in Gareth Southgate.
L’Inghilterra comunque gioca una partita a doppio volto. Straripante il primo tempo, probabilmente il più convincente per una grande in questo Mondiale. Nei primi quarantacinque minuti i Three Lions si dimostrano aggressivi, compatti e con tante soluzioni per poter colpire: in posizione centrale con Kane, Alli e Lingard, sugli esterni con le profonde percussioni di Trippier e Young e sugli sviluppi di piazzato con i tre centrali.
Nella prima frazione di gara é un caso in realtà che il gol sia arrivato “solamente” da piazzato, perché la squadra avrebbe meritato di concretizzare almeno una delle numerose occasioni prodotte.
Fenomenale Jordan Henderson da regista davanti alla difesa. Proprietà di calcio invidiabile per il centrocampista del Liverpool: scelta azzeccata quella di Southgate, che lo preferisce al più compassato Dier.
Buono il lavoro sporco anche di Raheem Sterling, che in assenza di spazio verticale da attaccare aiuta le mezzali a costruire la manovra.
Forse da Alli e Lingard ci si aspetterebbe una partecipazione maggiore nelle sortite offensive della squadra, ma c’è tutto il tempo per poterci lavorare.
Chiaramente, il meno positivo é Walker, che probabilmente deve ancora settare il proprio status mentale da “terzino” a “centrale difensivo”: quella sbracciata non aveva ragione d’esistere in quella porzione di campo.
Nella ripresa, l’Inghilterra oggettivamente trova molte difficoltá. La Tunisia, confusionaria e fortunata nel primo tempo, schiera a cinque difensori in fase di non possesso, inquadra le misure giuste tra i reparti e comincia a produrre anche un buon palleggio in uscita dalla pressione avversaria. Ciò non porta comunque grandi pericoli a Pickford, perché i tunisini si limitano a prolungare il possesso per poi verticalizzare lungo verso la punta (ma non riesce quasi mai), tuttavia contribuisce a far trascorrere il tempo, e infatti la partita si trascina stancamente verso gli ultimi minuti di gara.
La Tunisia, che aveva dato l’impressione di aver trovato un equilibrio difensivo dopo una prima mezz’ora di totale caos, non é comunque riuscita a mettere una pezza all’enorme fisicità di Maguire. Già nel primo tempo i tunisini avevano sofferto diverse volte sugli sviluppi di piazzato (primo gol a parte), rischiando anche diverse volte il fallo da rigore per strette prese di contatto: in pieno recupero, si doveva aver la lucidità di bloccare sul nascere il terzo tempo dei centrali, magari con un po’ di mestiere, mettendosi davanti col corpo.
La squadra di Maaloul ha soprattutto deluso nel primo tempo, anche se probabilmente in questo senso gran parte del merito va alla formazione inglese. La sconfitta alla fine ha il sapore di grande rammarico perchè, nonostante tutto, si deve imputare a due azioni di palla inattiva.
Il cammino per i tunisini ora è quasi compromesso: anche un grande pareggio col Belgio avrebbe praticamente il sapore di eliminazione.
L’Inghilterra ora deve crescere soprattutto in tenuta prestazionale e contributo dei dodicesimi uomini, che devono entrare in campo meno piacenti e più concreti: i tre punti all’esordio portano la giusta tranquillità per poter crescere.

lunedì 18 giugno 2018

Guida al girone G Mondiali Russia 2018

Girone G
Belgio                    passano Inghilterra e Belgio
Inghilterra
Panama
Tunisia

Quadro generale
Girone non troppo difficile per Belgio e Inghilterra che però potrebbe nascondere qualche insidia. Questo raggruppamento è simile al girone B. In questo girone abbiamo Panama e Tunisia che non possono fare affidamento su nessuna stella. Non sottovalutiamo però le pretendenti al passaggio del turno. Nel 2014 nessuno avrebbe scommesso sulla Costa Rica che passava il turno in un girone con Uruguay, Inghilterra e Italia. Gli inglesi e il Belgio sono due compagini forti, ma non invulnerabili. Nella storia la Tunisia ha passato due volte il turno, mentre il Panama è all'esordio Mondiale per cui non ha nulla da perdere.

Calendario

Belgio - Panama lunedì 18 giugno ore 17

Tunisia - Inghilterra lunedì 18 giugno ore 20

Belgio - Tunisia sabato 23 giugno ore 14

Inghilterra - Panama domenica 24 giugno ore 14

Inghilterra - Belgio giovedì 28 giugno ore 20

Panama - Tunisia giovedì 28 giugno ore 20

Le squadre ai raggi x

Belgio: Il CT Roberto Martinez si ostina a non convocare nainggolan, strano il ragionamento se si pensa che centrocampisti più forti del romanista Martinez non ne ha. Il CT dovrà essere bravissimo a non far crollare la tensione, infatti qualora i Diavoli Rossi dovessero perdere qualche punto per strada la stampa belga rimarcherebbe l'esclusione del ninja. Il Belgio vorrà almeno ripetere quanto di buono fatto fino allo scorso Mondiale: quarti di finale. Lo stato con capitale Bruxelles può contare su giocatori quali De Bruyne, Hazard o Lukaku che saranno senz'altro i punti di forza.

BELGIO (3-4-3): Courtois, Alderweireld, Vertonghen, Kompany; Meunier, De Bruyne, Witsel(Dembelè), Carrasco; Mertens, Hazard; Lukaku

Il giocatore da tenere d'occhio è Tielemans, giocatore fortissimo che ultimamente si sta facendo notare ed è sulla bocca delle principali squadre europee. Staremo a vedere se questo suo primo Mondiale gli servirà per esplodere definitivamente.

Panama: Il Panama si può già ritenere soddisfatto di essere arrivato al Mondiale, infatti nel suo cammino ha estromesso i più accreditati Stati Uniti. La squadra di Dario Gomez è arrivata nel girone di qualificazione solamente dietro a Messico e Costa Rica. Il capitano sarà Roman Torres. Il Panama ha davvero poche possibilità di passare il turno, è senza alcun dubbio la nazionale più debole del Mondiale.

PANAMA (4-4-2): Penedo, Ovalle, Torres R., Baloy, Machado; Barcenas, Godoy, Gomez, Rodriguez J.; Torres G., Perez.

Blas Perez sarà senza dubbio l'uomo in più di questa squadra. Sulla carta d'identità sono 37 gli anni, ma 43 i gol con la maglia della nazionale e questo sarà finalmente il suo momento.

Tunisia: La Tunisia scende in campo dopo 12 anni dall'ultimo Mondiale, era una vita che non giocava questa competizione ed è stata inserita in uno dei gironi più difficili della rassegna iridata. Non è fortissima, ma qualche giocatore discreto ce l'ha. Mi viene da citare Srarfi, che in 25 partite con la maglia del Rennes ha messo a segno 9 reti.

TUNISIA (4-4-2): Mathlouthi, Ben Youssef, Meriah, Nagguez, Benalouane; Srarfi, Chaalali, Skhiri, Ben Amor; Khalifa, Khazri.

Se dovessi citare un giocatore sceglierei Khazri che è il miglior giocatore che ha nel proprio arsenale la Tunisia. E' un attaccante che potrebbe entrare a partita in corso e stravolgere il risultato.

Inghilterra: La squadra che per me passerà da prima del girone. L'Inghilterra ha fatto una rivoluzione totale della rosa, è una delle squadre più giovani dell'intero Mondiale. L'ultimo europeo è andato malissimo; infatti dopo aver passato il girone affrontò l'Islanda e uscì agli ottavi di finale. Nelle qualificazioni contro squadre non blasonate ha messo a segno solo 18 gol. La coppia con più qualità sarà sicuramente quella formata dal duo Alli - Kane. Ci sono altri giocatori da tenere d'occhio come Sterling e Lingard. Come per il Belgio probabilmente gli inglesi peccano d'esperienza.

INGHILTERRA (4-2-3-1): Pickford, Walker, Cahill(Maguire), Stones, Rose; Henderson, Dier; Sterling, Dele Alli, Lingard; Kane

Senza bisogno di pensarci più di tanto, il giocatore da tenere d'occhio è Marcus Rashford, che negli ultimi anno si è fatto ben volere da dirigenza e tifosi dello United.
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Diario Mundial day 4

Costa Rica - Serbia 0-1
Aleksandr Kolarov risolve la grana Costa Rica e consegna il primato alla Serbia, in attesa di Brasile e Svizzera.
I centroamericani si arroccano nella propria metà campo fin dall’inizio. La tattica di Ramirez é di per sè sensata: la Serbia fatica a trovare spazio tra la linee e si deve affidare per lo più allo scarico sugli esterni e alla palla lunga sulla testa di Milinkovic-Savic e Mitrovic.
Tuttavia, il tecnico costaricense affossa le possibilità di rimonta della propria squadra con un integralismo senza eguali. Mantenere una linea a cinque fino all’ultimo secondo si è rivelato a dir poco eccessivo: l’ingresso di Colindres doveva spostare la densità dalla propria area a quella avversaria, ma l’uscita del mediano Guzman ha di fatto spaccato in due la formazione.
La Serbia ha margini di miglioramento, soprattutto nella trequartista offensiva. Milinkovic-Savic ha offerto lampi di puro talento, offrendo due cioccolatini al funzionale ma fin troppo robotico Mitrovic. Del resto, quello del centravanti è un problema cronico per la squadra di Krstajic: chissà, spostare Milinkovic-Savic da falso (o vero?) numero nove potrebbe favorire anche Adem Ljaijc, oggi impalpabile sulla sinistra, accentrando notevolmente il suo raggio d’azione.
Aleksandr Kolarov in formissima: piede caldissimo in occasione del gol, polmoni e gambe d’acciaio per tutta la gara.
Per quanto riguarda il Costa Rica, pesa notevolmente l’occasione sprecata da Gonzalez nel primo quarto d’ora: il successo di questa squadra passa inevitabilmente attraverso il pragmatismo nei calci piazzati, in un castello difensivo che però fatica veramente a costruire qualcosa di concreto in ripartenza.
La sensazione é che però possa fare lo scherzetto, soprattutto alla Svizzera che fatica in fase d’impostazione.

Germania - Messico 0-1
Juan Osorio annienta Joachim Low sotto ogni punto di vista e permette al Messico di ottenere una meritata vittoria.
La selezione messicana cambia completamente volto tra il primo e il secondo tempo, uscendo vincitrice in entrambi i casi. Nella prima frazione di gioco, aggressivitá sul portatore di palla, gioco nello stretto e taglienti verticalizzazioni spaccano in due la formazione tedesca.
Tra Khedira e Kroos e il blocco difensivo c’è troppa distanza e l’abilità nelle combinazioni veloci permette ai messicani di uscire facilmente dalla pressione avversaria e di ritrovarsi diverse volte in superioritá numerica negli ultimi trenta metri.
La densità nella porzione centrale di campo induce frequentemente all’errore i tedeschi e all’immediata palla lunga sull’esterno opposto per i messicani. Malissimo i tedeschi nelle marcature preventive, soprattutto disastroso Hummels nelle uscite sulle transizioni avversarie: spesso e volentieri i contropiedi messicani nascono da una lettura sbagliata dell’ex centrale del BVB.
Nella seconda metá di gioco, il Messico abbassa intelligentemente il baricentro e compatta le linee negli ultimi trenta metri. Gli spazi in area di rigore diventano ridottissimi ed é Toni Kroos l’unico a riuscire ad arrivare alla conclusione, con scarsa precisione.
La Germania ha poche idee in fase di costruzione. Nel corso del primo tempo, le difficoltá dei due centrocampisti portano all’allargamento della manovra, soprattutto sulla corsia di destra. Tuttavia, solo Kimmich riesce a vincere il duello personale con l’avversario: Muller appare nervoso e sotto ritmo, Ozil non riesce a incidere, Plattenhardt scarsamenre cercato dai compagni.
La scarsa capacità dei tedeschi nel rendersi pericolosi nella ripresa si può attribuire anche alle scelte di Low.
Mario Gomez andava inserito molto prima. Werner ha dato lampi di talento nelle occasioni in cui il Messico ha concesso la profonditá, ma gli inesistenti spazi della ripresa imponevano la presenza di un panzer lì davanti, anche per compensare le difficoltà in fase di costruzione.
Brandt ha messo in luce proprietá tecniche tali da rappresentare un rimpianto, visto il suo ingresso tardivo: la sua abilità nel trovare la conclusione in un nanosecondo poteva essere la chiave per il pareggio.
Che squadra il Messico, che interpreti lì davanti. Vogliamo parlare della capacità di Herrera di affettare l’avversario in penetrazione, o del lavoro in alleggerimento del Chicharito, o della qualità nello stretto di Lozano?
Se questa squadra sbaglia meno scelte in transizione diventa incontenibile.
Chiosa finale sull’arbitro iraniano Faghani: miglior prestazione del Mondiale finora.

Brasile - Svizzera 1-1
La squadra migliore del Mondiale si è resa conto di quanto sia difficile vincere questa competizione.
Il Brasile sbatte contro una Svizzera attenta, fisica, pragmatica e anche un po’ fortunata. La squadra di Tite illumina per gran parte della gara ma paga a caro prezzo soprattutto due fattori: eccessivo auto-compiacimento ed errore individuale.
Sebbene nell’azione del gol di Zuber (a proposito: un po’ arruffone palla al piede ma estroso sulla sinistra) non faccia impazzire l’immobilismo di Alisson, il centrale dell’Inter pecca ben due volte: prima di posizionamento e poi di esperienza, facendo passare la spintarella dell’esterno svizzero per quello che è (appunto, una semplice spintarella, niente di più).
Il Brasile gioca comunque una partita difficilmente contestabile. La squadra di Tite sa quello che deve fare e quando lo deve fare, avendo anche l’umiltà di abbassare il baricentro e compattare le linee nei momenti di stanca.
Diventa complicato mettere in difficoltà i verdeoro, se non sono questi a perdere contatto mentale con il campo. I due centrali difensivi, di base, sono ugualmente abili nelle uscite aggressive e in ripiegamento. Casemiro è sempre posizionato al posto giusto, mettendo una pezza nelle ripartenze avversarie.
Coutinho da mezzala è una manna dal cielo: il giocatore del Barça è di gran lunga l’uomo piú pericoloso della squadra, trovando lo spazio giusto per poter ricevere palla e fare quello gli pare.
Gabriel Jesus è una forza della natura, sia palla al piede che in fase di alleggerimento.
Per fermare una formazione del genere serviva una squadra che fosse altrettanto abile nelle fasi opposte ai verdeoro.
Nella compatezza generale degli elvetici, l’uomo-chiave è Valon Behrami. Il mediano dell’Udinese scivola su di una marcatura stretta su Neymar quando quest’ultimo si muove negli ultimi trenta metri. I momenti in cui il fuoriclasse del PSG effettivamente lascia spazio a strappi importanti coincidono con la lontananza fisica dall’ex Watford.
È difficile esprimere un giudizio sulla fase offensiva della squadra di Petkovic, perchè questa partita richiedeva di mettere in campo altre attitudini. Seferovic lotta e sbatte contro tutti, Shaqiri è un diesel che prende fiducia e cresce nella prestazione con la squadra.
Lichtsteiner e Rodriguez si mantengono attenti e bloccati come difficilmente vedremo nei prossimi appuntamenti.
Il pareggio del Brasile é differente dalla sconfitta della Germania e ha il sapore di un’occasione persa più che di un campanello d’allarme.
Attenzione però al prossimo appuntamento. I verdeoro si ritroveranno ad affrontare un avversario dall’atteggiamento ancor più turgido e attendista come il Costa Rica. Neymar avrà ancor meno spazio vitale (e sappiamo come soffra contesti di questo tipo) e i centrali costaricensi si sanno muovere bene nell’area di rigore avversaria da piazzato.
Appunto finale: perchè non Douglas Costa per Willian?

domenica 17 giugno 2018

Guida al girone F Mondiali Russia 2018

Girone F
Germania        passano Germania e Svezia
Svezia
Messico
Corea Del Sud

Quadro generale
Se dovessi subito gettare una sentenza su questo girone probabilmente la Germania ha la strada quasi spianata, in realtà se poi si vanno a vedere le tre compagini che andrà ad affrontare non è poi così scontato il passaggio della squadra tedesca. E' vero che la Germania sulla carta è la più forte, però diciamo anche che la Svezia arriverà al match contro i tedeschi dopo la probabile vittoria contro la Corea e quindi potrà diventare una possibile insidia per la squadra di Low. Il Messico invece farà senz'altro forza sull'esperienza visto che ha partecipato a quasi tutti i Mondiali.
Infine la Corea potrebbe provare l'effetto sorpresa.

Calendario

Germania - Messico domenica 17 giugno ore 17

Svezia - Corea lunedì 18 giugno ore 14

Corea - Germania sabato 23 giugno ore 17

Germania - Svezia sabato 23 giugno ore 20

Messico - Svezia mercoledì 27 giugno ore 16

Corea - Germania mercoledì 27 giugno ore 16

Le squadre ai raggi x

Germania: Prima di tutto bisogna dire una cosa, c'è chi si è qualificato in un modo e chi in un altro. Senz'altro la Germania è la squadra che si è qualificata meglio. Ha vinto tutte le 10 partite di qualificazione, nessuno ha fatto meglio. Inoltre va detto che la Germania non prende quasi mai gol, in tutte le qualificazioni ha subito solamente 4 reti.
La Germania probabilmente è la favorita numero uno alla conquista di questo Mondiale.

GERMANIA (4-2-3-1): Neuer, Kimmich, Hummels, Boateng, Hector; Kroos, Khedira; Muller, Ozil, Draxler; Werner

Il giocatore più forte di questa squadra è Toni Kroos, che è il simbolo della Germania, ma se devo citarvi un giocatore rivelazione giovane questo è per forza Timo Werner. Negli anni la nazionale tedesca è stata sempre molto competitiva, ma ha sempre avuto un problema: la punta. Mueller ha sempre giocato come falso 9 e la Germania non ha mai avuto la possibilità di schierare un vero centravanti post Klose. Adesso può farlo con Timo Werner.

Corea Del Sud: Sono 10 le volte che la Corea si è qualificata al Mondiale e in realtà sono tantissime per la piccola realtà che si sta creando anno dopo anno. Va detto fra l'altro che la Corea si è qualificata in un modo un po' strano, perchè ha vinto solamente 4 partite su 10, ed è solo grazie al suicidio dell'Iran che la Corea si trova in questa competizione.

COREA DEL SUD (4-4-2): Kim Seung-gyu, Go Yo-han, Jeong Seung-Hyun, Kim Young-Gwon, Hong Chul; Ko Ja-cheol, Ki Sung-Yueng, Jung Woo-Young, Lee Seung-woo; Son Heung-Min, Hwang Hee-Chan

Ovviamente neanche a dirlo il giocatore che proverà a trascinare i coreani in un'impresa sarà Son.

Messico: Juan Carlos Osorio è il CT del Messico che quest'anno punterà ai quarti di finale. Il Messico quest'anno vuole eguagliare quello storico risultato. Osorio ha pochissima esperienza, ma fa della forza il gioco sulle fasce. Il Messico si è qualificato passeggiando.

MESSICO (4-3-3): Ochoa, Reyes, Salcedo, Moreno, Layun; Fabian, Herrera, Guardado; Vela, Hernandez, Giovanni Dos Santos.

Il giocatore da tenere d'occhio è il Chicharito Hernandez. Ha una forma scarsissima, ma è il miglior giocatore della storia messicana in quanto a reti segnate.

Svezia: Della Svezia si potrebbe scrivere per ore, sono stati inseriti in un girone di ferro con Francia e Olanda, hanno insidiato per tutto il girone la Francia rimanendo primi anche per qualche partita, poi hanno eliminato l'Olanda qualificandosi come secondi. Ai playoff hanno beccato la squadra più forte che c'era: l'Italia e l'hanno fatta fuori senza subire alcuna rete.

SVEZIA (4-4-2): Olsen, Lustig, Lindelof, Granqvist, Augustinsson; Claesson, Ekdal, Larsson, Forsberg; Toivonen, Berg

Il giocatore rivelazione potrebbe essere Emil Forsberg, probabilmente la stella di questa Svezia. Il Lipsia ha costruito le sue fortune su questo giocatore e su Timo Werner. Forsberg palla al piede è imprendibile e ha un dribbling veramente eccezionale. Staremo a vedere cosa ci dimostrerà con la maglia della nazionale.
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