Post in evidenza

Juventus, CR7 prove di addio: Storia di un'amore mai decollato

 Rispetto, passione e voglia di vincere . Tre pensieri che accomunavano la Juventus e Cristiano Ronaldo tre anni orsono e che sono stati f...

lunedì 4 giugno 2018

Basta parlare di Balotelli

Basta. C'è voluta una risposta piccata di Bonucci, per interrompere la solita, sfiancante domanda su Balotelli. Il difensore del Milan, nonché capitano in pectore, ha espresso concetti non lontani da quelli che qualche giorno fa avevo espresso in un post. Focalizzando l'attenzione su un singolo calciatore, si rischia di adombrare il gruppo, la sua evoluzione, i suoi punti di forza e debolezza, la sua crescita. La Francia ha messo a nudo ciò che noi attualmente siamo: un collettivo volenteroso, desideroso anche di confrontarsi con le migliori nazionali, ma con una qualità sul campo inferiore rispetto ai transalpini (potevano essere anche i tedeschi o gli spagnoli). Conte aveva sopperito a ciò con una compattezza granitica di gruppo, compiti definiti per ogni componente di una macchina, che all'Europeo 2016 era come se fosse in missione. The last dance. La nazionale odierna non ha bisogno di Don Chisciotte contro i mulini a vento. Il ricambio generazionale, che è quanto mai urgente ed indispensabile, si programma e si anticipa, non si procrastina in eterno per un ultimo ballo. La nazionale ha bisogno di questo, di un'idea, di un proprio vestito che deve indossare anche attraverso giudizi brutali di realismo come quello di venerdì sera. Certo, nonostante l'amichevole con la Francia era stata programmata a mo' di briefing per la Russia, non è propedeutico alla crescita di un novello pugile fare a botte con Tyson. Sarebbe stato meglio un percorso più graduale, ma l'amichevole c'era e andava giocata. Ha offerto spunti a Deschamps sui terzini, su una nazionale che se ha un punto debole è nel reparto difensivo. Ha offerto spunti a Mancini, con un centrocampo a tre che per essere a tre e supportare Jorginho deve essere più fisico. Mandragora e Pellegrini non sono Allan ed il regista italobrasiliano soffre, se costantemente pressato. Su un Berardi che deve recuperare la tranquillità mentale, per ritrovare le sue giocate. Di un Chiesa che è forse il più maturo tra i giovani proposti.
Si è parlato, quindi, di progettualità, di scadenze ad un anno e più. L'importante è che quanto proferito non venga sacrificato dinanzi a critiche di pseudo intenditori, di allenatori da salotto, di partiti e partitelli del giocatore x o y. Il teatrino delle convocazioni ci sarà sempre, è l'idea di fondo che deve necessariamente permanere.

0 comments:

Posta un commento