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Juventus, CR7 prove di addio: Storia di un'amore mai decollato

 Rispetto, passione e voglia di vincere . Tre pensieri che accomunavano la Juventus e Cristiano Ronaldo tre anni orsono e che sono stati f...

martedì 28 agosto 2018

Grazie di tutto Manu

Pochi secondi, la notizia viene resa pubblica, era diventata terribilmente pesante nei giorni scorsi ma nessuno ne era ancora sicuro. Pochi secondi e tutti lo sanno, Manu Ginobili ha deciso di appendere le scarpe al chiodo. I post di qualsiasi gruppo a tema basket vengono inondati da post, poche righe, a volte una foto lasciata lì a commentarsi da sola. Una marea di post, dicevamo, che dopo i primi 10 minuti possono risultare scontati o banali ma non è così, lo scopo è comunicare, condividere la serie di emozioni contrastanti che noi appassionati stiamo provando.
Questa non sarà una narrazione piena di dettagli e aneddoti, precisa e studiata, ma più un insieme di pensieri e istantanee che si accavallano, così a caldo, una sorta di flusso di coscienza alla Joyce o, da romanticone, l’ennesima celebrazione della tua impulsività, del sangue caldo e della passione che hai portato in Texas per sconvolgere e far esasperare quel ghiacciolo di Pop. Questa è non è la testimonianza di un così detto “die hard fan”, cioè sì, lo è, ma per svariate ragioni (tra cui la mia ignoranza) non ho potuto seguirti come avresti meritato e lo ha fatto solo nella parte finale della tua carriera.
Il primo dettaglio che risuona nella mia mente è la tua capacità di zittire le critiche, quelle che con l’aumentare delle stagioni si facevano sempre più numerose: “Ormai è bollito, non sa più tirare, non salta come una volta, non ha le gambe per difendere, è arrivata l’ora di ritirarsi”. Parole dure, molte provenienti da tifosi delusi più che da hater, perché il livello a cui li hai abituati era così alto da far rimbombare prepotentemente anche il minimo calo. E diciamocela tutta, il calo si è inevitabilmente visto, con periodi bui (le percentuali non proprio brillanti al tiro nei PO) da cui sei sempre riuscito ad uscire piazzando una giocata per ricordare a tutti chi fossi: un difensore portato a scuola, un passaggio dietro la schiena o un missile che attraversa gli avversari per arrivare puntuale nelle mani del destinatario, un rischio che solo tu potevi e volevi prenderti, un buzzer beater, un tiro da metà campo, una rubata, una stoppata come quella decisiva su Harden nel 2017. Per non parlare delle schiacciate, le poche che hai regalato in questi anni sono state sufficienti a farci saltare ed esultare come se fosse il più spettacolare degli slam dunk contest, perché sapevamo che alla tua età, dopo anni e anni in un campionato che ti logora, ci vuole veramente qualcosa in più per portarla sopra al ferro. Vedasi anche la schiacciata dell’ultima stagione, a seguire il tiro di Leonard, a cui tu stesso hai reagito con stupore, con una faccia da “ammazza, questa l’ho fatta grossa”.
40 year-young come ti definiscono a San Antonio, giovane ma allo stesso tempo anziano, tanto da meritarsi la paternità del Grandpa juice, il fattore che ti permette di sconfiggere l’avanzare del tempo quando scendi in campo. “It’s the amount of energy and passion and care that a 40 year older can give to an NBA team” ha detto Mills a riguardo, e non poteva fare di meglio. Perché questa è stata la tua carriera: un mix letale di energia e passione che pochi hanno saputo mettere sul parquet e ancora di meno hanno saputo portare avanti quando il fisico dava loro dei segnali d’avvertimento, il tutto accompagnato dalla leadership esplicita o meno con la quale ti sei caricato la squadra sulle spalle. “Cazzo, se lui fa certe cose a 40 anni, chi sono io per rilassarmi e tirare il culo indietro, devo tornare ad allenarmi!” avrà sicuramente pensato più di un rookie o qualsiasi giocatore più giovane che ha avuto la fortuna di lavorare con te.
Quel vecchietto che, sempre nell’ultima stagione, in un’intervista afferma “Ya no estoy en edad para tirarme al piso” (sono troppo vecchio per tuffarmi sui palloni) e poi, qualche giorno dopo lo fa, eccome se lo fa, con una cattiveria ed un agonismo che ti fanno ricredere sui numeri presenti nella sua carta d’identità. Bel colpo Manu, grazie per esserti burlato dei giornalisti che hanno avuto il coraggio di crederti.
Oggi, giorno dell’ufficializzazione del ritiro, sappiamo che questa non sarà una presa per il culo, purtroppo. Sempre oggi, siamo davanti alla fine definitiva dei Big Three degli Spurs, quattro se contiamo anche quel grand’uomo di Popovich. Non me ne vogliano i veri Jordan, Pippen, Rodman, Jackson, Bryant, Shaq, James, Bosh, Wade, Magic, Bird, Parish, Kareem, ma un nucleo del genere non lo rivedremo per molto molto tempo. Un gruppo intelligente, fin troppo talentuoso, umile e disposto a farsi comandare, in cui ogni stella ha saputo dare il proprio contributo e mettersi in mostra quando le altre erano più sotto tono, capace di essere sempre ai vertici ogni anno, capace di far irrompere nella lega il mantra di “Spurs mentality”. Un rammarico e una tristezza che mi permetto egoisticamente di esprimere. Ti avrei voluto vedere un’ultima stagione, per rispettare il tuo contratto, e poi sarei stato pronto a vederti andare. O forse no, perché certi numeri sono solo tuoi ed ogni anno ci prendevamo gusto. “Dai Manu, gioca ancora un anno poi smetti” una, due, tre e quattro volte. Ad ogni fine di stagione, quando ti chiudevi nel silenzio per trarre le tue conclusioni, riecheggiava nell’aria questo timore, quello del tuo ritiro, ma nessuno osava introdurre il tema per paura che potesse materializzarsi. E poi, alla fine, leggevamo contenti che avresti continuato, questa era l’unica Decision da seguire con ansia.
Dall’altro lato, però, devo ammettere che meriti di dire basta, meriti di poter staccare, abbandonare il ritmo frenetico di voli, trasferte, back-to-back e poterti finalmente dedicare alla famiglia che hai inevitabilmente messo un po’ in secondo piano. Riversa le tue attenzioni su di loro e falli felici tanto quanto hai fatto con noi.
Avrei potuto vederti, anche molto da vicino, e questo rimarrà un piccolo rimpianto, ma so che ci saranno sempre i video carichi di “ManuGonnaManu” pronti a scaldarmi il cuore.
Quelle che dovevano sembrare due righe sono diventate un poema, senza che neanche me ne accorgessi, tanto è il piacere che ho di parlarne. Goditi lo tsunami d’affetto che ti sta arrivando da tutto il mondo, non c’è altro modo per descrivere la tua grandezza. Non c’è molto spazio per la tristezza, perché le attenzioni vanno date alla gratitudine. Grazie Manu, grazie di tutto.

lunedì 27 agosto 2018

La Juve è già pronta per puntare al bersaglio grosso

Prima che cominciasse sabato pomeriggio Juventus - Lazio, tutti ricordavano che i biancocelesti nella scorsa stagione avevano battuto i bianconeri due volte su tre, all'andata in campionato e la Supercoppa italiana,  chiaro che queste partite si sono svolte a ottobre e ad Agosto, quindi la Juventus potrebbe avere l'alibi di non essere ancora perfettamente preparata.
Nonostante ciò Inzaghi era stato molto bravo a sfruttare al meglio il proprio arsenale offensivo: le ricezioni tra le linee di Luis Alberto e Milinkovic- Savic e le ripartenze verticali di Immobile, a causa di queste difficoltà nella terza partita Allegri aveva scelto di giocare con il 3-5-1-1, per intasare il centrocampo e non concedere spazi in ripartenza alla Lazio.

La Juve in quel caso era si riuscita a bloccare la Lazio, ma allo stesso tempo aveva sacrificato le brillantezza in fase offensiva e solo una prodezza di Dybala allo scadere aveva permesso alla Vecchia Signora di portare a casa i tre punti.

Le difficoltà tattiche di Allegri riscontrate nelle tre partite precedenti rendevano particolarmente interessanti le scelte di Allegri nella partita di Sabato, dopo il convincente 4-2-3-1 visto all'esordio contro il Chievo.

Allegri ha scelto un gioco più conservativo, lasciando in panchina gente come Cuadrado, Douglas Costa e Dybala e schierando i bianconeri con un apparente 4-3-3 con Matuidi mezzala insieme a Pjanic e Khedira e il tridente d'attacco composto dal trio Bernardeschi, Mandzukic e Ronaldo.

Dalla parte capitolina, nessuna sorpresa, a parte i rientri di Lucas Leiva e Lulic nell'ormai consueto 3-5-1-1 dei biancocelesti.

La Lazio ha provato a difendere lontano dalla sua porta puntando il proprio gioco offensivo sulle ripartenze lunghe dopo aver riconquistato il pallone.

Per evitare palle perse sanguinose che potessero generare le tanto temute ripartenze offensive, la Juve ha adottato una struttura prudente, i terzini non si alzavano tanto e supportavano il giro palla difensivo, e nelle fasi iniziali della manovra, le due mezzali rimanevano al fianco di Pjanic per fornire un'ulteriore linea di passaggio sicura.

Solamente quando la palla era saldamente in controllo juventino i due terzini si alzavano.
A destra, grazie alle qualità di Cancelo la Juve è stata più efficace, mentre a sinistra la partita disordinata di Alex Sandro è un riferimento offensivo non adeguato, hanno reso meno fluida la manovra.

Simone Inzaghi a fine partita si è lamentato della prestazione della propria squadra, giudicandola discreta ma "leggera", quest'ultimo aggettivo probabilmente riferito alla scarsa incisività della sua squadra e all'incapacità di tradurre in pericoli concreti le potenziali occasioni che la Juventus aveva concesso.

La scelta di Inzaghi di aggredire alta la Juventus ha avuto un buon successo, sia in termini di contrasto del palleggio bianconero che di palle recuperate e pronte a essere trasformate in azioni offensive.

La Juve che ha affrontato la Lazio è stata una squadra totalmente diversa da quella che ha giocato solo una settimana prima contro il Chievo, specialmente nei primi 45 minuti di gioco in cui ha peggiorato la propria circolazione di palla e non è riuscita a disordinare la Lazio.

Anche l'inserimento di Ronaldo sul fronte d'attacco è stato gestito in maniera diversa dalla partita precedente, quando la presenza di Dybala e le tracce verso l'interno di D. Costa compensavano i movimenti verso l'esterno di CR7.
Invece nel 4-3-3 schierato contro la Lazio, Ronaldo è partito inizialmente sulla fascia sinistra, ma ha invertito senza sosta la propria posizione con Mandzukic.

Nella conferenza stampa prima del match Allegri ha più volte sottolineato come "il calcio è conoscenza", intendendo la conoscenza reciproca tra i calciatori e la progressiva creazione di intese tecniche spontanee, che naturalmente migliora con il passare del tempo. Ci vorrà, appunto, ancora del tempo per vedere una Juve fluida indipendentemente dagli schieramenti adottati, ma la qualità della rosa è già oggi un'ottima garanzia per la vittoria di partite giocate in maniera non troppo brillante come quella contro la Lazio.

La lazio invece non ha cambiato praticamente niente dalla passata stagione, con l'unica novità di Acerbi al posto di De Vrij. Come contro il Napoli, la partita di Luis Alberto e Milinkovic-Savic non è stata abbastanza brillante e il gioco offensivo della Lazio ne ha chiaramente risentito.
Come detto da Inzaghi, per competere veramente contro una squadra forte come la Juve è necessario che la Lazio sia meno "leggera" e giochi al massimo delle proprie possibilità.
D'altronde nel feroce ambiente tattico della Serie A, le contromisure a un gioco già conosciuto non tardano ad arrivare.
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venerdì 24 agosto 2018

Cosa manca agli Houston Rockets

Le perdite di Trevor Ariza, andato a monetizzare ai Suns, e Luc Mbah a Moute, finito incredibilmente nella L.A. Clipperista, hanno destato scalpore.
Ma quanto cambiano davvero gli equilibri le loro assenze? Parliamo della stessa squadra che Harden ha portato da solo alle 50+ vittorie.
Con un Chris Paul, speriamo sano, in più.
Un Capela più maturo (e più ricco) e un Eric Gordon mai così efficiente.
Ariza mancherà, soprattutto ai Playoff, soprattutto per la sua difesa oltre le sue ormai celeberrime triple dall'angolo, ma i Rockets sono ancora lì.
Forse ancor più di prima.
Il contratto di Ryan Anderson è finalmente agli sgoccioli (42x2) e nei giorni scorsi si è parlato di diverse interessate (ovviamente con scelte annesse a scarico).
Miami intenzionata a liberarsi di Tyler Johnson, potrebbe spedirlo con James Johnson per alleggerire il cap e guadagnare qualcosa in termini futuri.
Atlanta potrebbe pensare alla stessa cosa con Bazemore.
Ma quanto queste trade potrebbe aiutare Houston a colmare ulteriormente il gap coi Warriors (cresciuto leggermente con la firma di Boogie)?
Forse due soli nomi, realisticamente parlando, potrebbero far fare il salto di qualità alla squadra di D'Antoni:
Tobias Harris, in scadenza coi Clippers e intenzionato a non restarci (rinnovo da 80 milioni appena rifiutato), sarebbe un 4 vecchio stile con tendenze perimetrali perfetto per ampliare l'arsenale offensivo dei Rockets.
Il nostro Danilo Gallinari, in cerca di salute e rivincita dopo due stagioni in infermeria, un'ala versatile altrettanto funzionale al sistema dei texani.
Il prezzo, per motivi diversi, potrebbe essere molto basso ed i Clippers, in piena ricostruzione, potrebbero decisamente pensarci su con un paio di scelte sul piatto.
Basterebbe per portare di nuovo Golden State a Gara7?
PS: ovviamente, nessuno ha considerato la variabile più importante. Quella che può far saltare il banco. In un senso o nell'altro... #Melo

lunedì 20 agosto 2018

Analisi prima giornata di campionato

Con 3 partite ancora da disputare, di cui due rinviate a causa del disastro di Genova è complicato fare un analisi precisa e completa del primo turno di serie A, le indicazioni sono esigue, infatti la prima giornata non fornisce elementi determinanti, vincolanti e definitivi.
In questa stagione c'è un vantaggio in favore dei giornalisti, rispetto alle annate precedenti: il calciomercato è già chiuso.

Fatto questa breve premessa passiamo ai campi, Juventus, Napoli e Roma sono partite col piede giusto, l'Inter invece è inciampato su uno spettacolare Sassuolo, che se gioca tutte le partite come ieri si candida a sorpresa del campionato. Ieri i neroverdi hanno giocato una partita tatticamente e qualitativamente perfetta non permettendo all'Inter di giocare.

La Juventus ha faticato parecchio per battere un Chievo assatanato, e solo un gol di Bernardeschi ha salvato l'esordio di CR7 in bianconero. Ancora chiaramente manca la chimica giusta tra i giocatori, specialmente tra gli attaccanti, ma quello che contava era la vittoria e questa è arrivata per trovare l'amalgama giusta c'è e ci sarà tempo.

Il Napoli ha espugnato l'Olimpico battendo la Lazio 2-1.
Si è subito visto che il gioco di Ancelotti è completamente diverso da quello di Sarri, l'emiliano è meno bello da vedere, ma più funzionale, non a caso un centravanti puro come Milik si trova perfettamente a proprio agio nello scacchiere campano. Probabilmente questa per il polacco sarà l'anno della consacrazione in serie A.

La Roma invece vince di misura sul campo del Torino, un bel gol di Dzeko sbriga la pratica granata, ma è l'olandese Kluivert a cambiare l'inerzia della partita. I capitolini sono candidati ai posti più alti della classifica e sono una delle rivali più accreditate della Juve per il titolo. Io penso che sarà complicato per le altre grandi venire a vincere nella tana di Mazzarri. Il Torino ha dato l'impressione di essere una buona squadra che può migliorare con il passare del tempo.

L'Inter invece, come detto in precedenza, ha perso 1-0 al Mapei Stadium, indicata da molti come la principale antagonista alla corsa scudetto, se vorrà ambire a questo obiettivo dovrà migliorare parecchio. A me mi hanno lasciato perplesso alcune scelte di Spalletti, con Nainggolan assente, forse lasciare in panchina pure Perisic e Vrsaljko non è stata un idea brillante. Brozovic, Vecino e Gagliardini sono degli ottimi giocatori ma non fanno fare quel salto di qualità di cui il centrocampo interista ha bisogno. La Beneamata avrà tutto il tempo per recuperare sia in classifica che nella condizione fisica, dove è apparsa ancora indietro.
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sabato 18 agosto 2018

Al via tra mille polemiche il campionato di Serie A

Come sempre non mancano mai le polemiche quando si parla di calcio, ma devo dire che in questa circostanza ci possono perfettamente stare; purtroppo la tragedia di Genova è stata un disastro, e di conseguenza è facile pensare per chi non è così tanto legato al calcio che sia obbligatorio fermare e dunque rinviare la prima giornata, ma se invece chiedete ha delle persone esperte loro vi diranno che girano troppi soldi intorno al calcio, e questo è uno dei principali motivi per cui è veramente complicato rinviare le partite.

Chiusa questa breve parentesi che però era necessaria per far capire meglio la situazione, passiamo al calcio giocato.

Oggi inizia la Serie A, e comincia anche l'avventura di Ronaldo in Italia.
Proprio i bianconeri paiono i favoriti per trionfare anche in questa stagione, hanno una delle squadre più forti ed equilibrate d'Europa e che quindi oltre ai successi in ambito nazionale può puntare a vincere anche in chiave europea. E' abbastanza chiaro che il sogno dei tifosi bianconeri sia la Champions League, ma non vogliono sicuramente mollare il tricolore stampato nel petto, per cui mi aspetto una difesa del titolo con le unghie e con i denti. Il calciomercato dei bianconeri ha visto diverse uscite e parecchie entrate. Buffon è stato sostituito da Perin, Lichsteiner da Cancelo, Marchisio da Emre Can, Asamoah da Spinazzola, Caldara da Bonucci e infine Higuain da Cristiano Ronaldo. Inutile negarlo la rosa nel breve termine è stata migliorata enormemente. Certo ai tifosi juventini più anziani dispiacerà la partenza degli eroi dei 7 scudetti consecutivi, ma se andiamo a vedere nell'insieme il salto in avanti è nettamente evidente. Insomma Allegri ha a disposizione un materiale pregiatissimo.

Attenzione poi alla Roma, che ha perso Allison, prendendo Olsen, ma ha inserito a centrocampo grandi giocatori come Nzonzi e Cristante che potrebbero far rimpiangere meno la partenze di Nainggolan. A ciò contribuirà pura la qualità del "Flaco" Pastore, che tante cose belle ci ha fatto vedere nei suoi anni in Sicilia (Palermo). Con Di Francesco, tecnico molto preparato, i capitolini potrebbero essere una seria rivale della Juve. Tale ruolo viene rispecchiato anche dall'Inter, i nerazzurri guidati da Spalletti hanno aggiunto armi importanti come Nainggolan, De Vrij, Vrsaljko e il Toro Martinez, e non hanno ceduto nessuno dei prezzi pregiati.
Un'altro posto da contendente sarebbe dovuto spettare al Napoli, che era partito molto forte presentando Ancelotti. Se poi andiamo a vedere, in realtà la campagna acquisti del Napoli ha portato Fabian Ruiz e poco più.

Dopo quelle che secondo me si confermeranno anche quest'anno nei primi quattro posti, abbiamo il duo Lazio-Milan.
I rossoneri hanno effettuato 3 acquisti di livello: Higuain, Caldara e Bakayoko. Certo hanno perso Bonucci, ma facendo due conti la squadra sembra migliorata. Inoltre se ti affidi a due campioni come Leonardo e Maldini vuol dire che hai ambizioni importanti. I biancocelesti iniziano subito col botto giocando contro Napoli e Juve. Hanno perso Anderson, ma hanno trattenuto Milinkovic Savic e preso l'ex Fiorentina Badelj. Toccherà invece ad Acerbi riempire il buco vuoto lasciato da De Vrij.

Attenzione però alle possibili sorprese: Fiorentina, Atalanta, Torino e Sassuolo.
La viola ha acquistato un portiere molto promettente come Lafont, ha perso Badelj, ma ha un attacco da tenere d'occhio: Pjaca, Simeone e Chiesa. Tre giovani terribili che potrebbero fare male a molte big
Voliamo su Orio al Serio e trasferiamoci a Bergamo dove recentemente Gasperini non è sembrato particolarmente soddisfatto del mercato bergamasco, Mancheranno Caldara, Spinazzola e Petagna, ma uomini come Zapata, Rigoni e Pasalic sono degli ottimi innesti per permettere alla squadra di rimanere competitiva.
Cairo ha regalato al Toro, Soriano e Zaza, mentre il Sassuolo ha fatto un calciomercato davvero interessante: sono partiti Politano e Acerbi, ma sono giunti Boateng e giovani di prospettiva come Locatelli Djuricic e Di Francesco. Sono arrivati inoltre, Boga dal Chelsea e Marlon del Barcellona. Quando delle società di questo rango fanno partire dei giovani così promettenti vuol dire che credono nel progetto della squadra a cui prestano il giocatore. Io personalmente vedo i neroverdi come possibile sorpresa con Berardi che esplode definitivamente e comincia a essere un punto fermo per la nazionale di Mancini. Poi nella parte più bassa ci sarà la classica, ma appassionante sfida salvezza con le neopromosse Empoli, Parma e Frosinone, ma attenzione pure alle varie Chievo, Cagliari e Spal.
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venerdì 17 agosto 2018

I nuovi OKC Thunder

PG. Russell Westbrook / Schroeder
SG. Andre Robertson
SF: Paul George
PF: Jerami Grant
C: Steven Adams / Noel
Questo sarà con tutta probabilità il quintetto base dei prossimi Thunder e i rispettivi primi fondamentali cambi.
Parliamoci chiaro, la squadra senza Carmelo Anthony è sicuramente più bilanciata e molto più atletica e dinamica su entrambi i lati del campo. Se Noel riuscisse a ritrovare il giusto ritmo e la confidenza nei propri mezzi, la squadra diventerebbe molto interessante in ottica difensiva e di rotazioni.
Si perché Noel da centro, con il suo atletismo e con la possibilità di cambiare su qualsiasi situazione e difendere anche il ferro, porterà molta flessibilità e dinamismo alla squadra.
Inoltre dalla panchina esce un certo Dennis Schroeder, giocatore che può trovarti la giocata in qualsiasi situazione con la sua velocità sia in transizione che a difesa schierata.
La panchina si rafforza con questi due giocatori, i restanti sono sempre Abrines, Patterson, Felton, Singler, Ferguson, nulla di eccezionale, classici role players di medio livello NBA. Le rotazioni, quando conterà davvero, si ridurrà a 8 giocatori più o meno.
Russell e Paul miglioreranno quasi di certo, ricordiamoci poi che il loro miglior difensore , Roberson, ha dovuto saltare la parte più importante della stagione.
Con lui in quintetto OKC era una delle migliori difese già la scorsa stagione.
I problemi cronici di Russ sono e saranno sempre i medesimi, poca circolazione di palla, troppo individualismo e soprattutto gli errori di lettura sui finali di gara (che potrebbero raddoppiare con Dennis in campo, suo nimi-doppione).
Ma nonostante ciò, senza infortuni e con la giusta chimica, prevedo OKC come possibile terza forza ad Ovest e probabile grattacapo per chiunque in vista playoffs.

lunedì 13 agosto 2018

La parola sostenibilità nel calcio italiano

Sostenibilità. Quanto piace questa parola ricca di significati evocativi. Pronunciandola, difficile si abbia una qualsiasi percezione (anche recondita) di negatività. Come si costruisce questa sostenibilità? Può essere applicata a tutti i livelli del nostro ecosistema sociale? Anche nel calcio italiano?
"Segui il denaro e troverai la mafia" recitava il mai troppo compianto Falcone in una delle sue rare interviste. Abbassando i toni ed il paragone, è lecito aspettarsi che i problemi del calcio italiano, quello delle leghe minori, quello dalla B alla D, seguano lo stesso criterio. Mancanza di soldi, di sostenibilità. Senza soldi non c'è sostenibilità, e viceversa. Condizione biunivoca. Tutto però ha un inizio. L'escalation di penalizzazioni, fallimenti, irregolarità di questi ultimi due anni ha un'origine ben precisa.
I fatti. A Novembre del 2016 un emendamento al decreto fiscale collegato alla legge di bilancio, approvato dalle commissioni Bilancio e Finanze della Camera, ha posto fine alla c.d. "Fondazione per mutualità generale per gli sport", che gestiva tra i 110 e i 120 mln di euro da distribuire sottoforma di mutualità al calcio professionistico minore e ai maggiori sport di squadra extracalcistici (basket e pallavolo). Questa fondazione distribuiva il 10% dei diritti TV, ottenuti dalla A attraverso la contrattazione collettiva con i vari broadcaster, in due forme distinte e separate:
✓Il 4% come Mutualità Generale, da distribuire ai club di B e C e agli altri sport extracalcistici maggioritari per investimenti in sicurezza, infrastrutture e sviluppo dei settori giovanili;
✓6% come CPI o Mutualità di gestione ai club di B e C (in realtà poi il 7,5% in base ad accordi speciali tra Lega A e B), per la gestione delle attività correnti (stipendi, tasse, contributi di iscrizione).
La riforma del 2016 ha posto questa responsabilità in capo alla FIGC, cambiando anche le regole di distribuzione della mutualità. Eliminata la mutualità generale (e qui Petrucci, presidente della FIP, si scagliò contro l'emendamento), con il 10 % distribuito nel seguente modo:
✓6% alla Serie B;
✓2% alla Serie C;
✓1% alla Serie D;
✓1% alla FIGC stessa.
La contribuzione ovviamente non è più libera da vincoli, come accadeva con il 6% erogato dalla Fondazione, ma sottoposto a puntuale rendicontazione da presentare alla FIGC stessa. Tale mutualità non è più concessa per sostenere la gestione corrente dei club di B e C, ma solo per investimenti in sicurezza, infrastrutture e settore giovanile.
Qui nasce il vero problema della mancanza di sostenibilità. Togliete la stampella ad un paziente in riabilitazione e cadrà ogni volta, che proverà a rialzarsi. Più o meno la situazione che stanno affrontando B e C. Meno contributi, più vincoli, per un mix letale. È palese che il vecchio sistema, fatto di contributi a babbo morto era poco trasparente, ma la soluzione si è rivelata peggio del cianuro.
Solo per snocciolare alcuni dati:
✓La Bundesliga retrocede il 20% dei propri introiti alla Bundes 2;
✓Premier League e Ligue 1 alle Leghe minori un contributo variabile tra il 10% ed il 19%;
✓La Liga alla Liga Adelante il 13,5% dei diritti TV + il 40% degli introiti del marketing associativo.
Può essere sostenibile un sistema dove la mutualità verso le leghe inferiori è minore rispetto agli altri paesi e vincolata da mille cavilli burocratici? Giusta la rendicontazione, ma se i club faticano a sostenere la gestione corrente, difficile imporgli investimenti per accedere alla mutualità. È ancora troppo preponderante la contribuzione dei finanziamenti dei soci nel bilancio dei club italiani. ECCO PERCHÉ GLI IMPRENDITORI ITALIANI SCAPPANO DAI CLUB DEI CAPOLUOGHI. A fronte di investimenti anticipati elevati, i ricavi sono miseri o nulli. Un gioco a perdere, in un mondo dove i mecenati latitano (e per fortuna).
Quale sarebbe la soluzione? Fare della Lega di A il traino per l'aumento di quel 10% destinato alle leghe inferiori. Riformare nuovamente i vincoli della mutualità, lasciando un minimo spazio per la gestione corrente dei club, che vi accedono. Se il secondo punto è applicabile, il primo no. Lo dimostra il recente accordo triennale sui diritti TV della A, ridicolo per ricavi e conclusione. La Serie A non cresce e con essa la mutualità. Il discorso al generale, non c'è equità se i più ricchi non contribuiscono al sostegno dei più poveri. Non c'è sostenibilità della mutualità se non si sostengono i più ricchi nell'accrescimento della loro ricchezza.

venerdì 10 agosto 2018

L'Atalanta ipoteca il passaggio del turno

Tutto facile per l’Atalanta, che ipoteca il passaggio del turno grazie a quattro gol in terra israeliana.
Nonostante un inizio di match distratto e pericolosamente sotto ritmo, agli uomini di Gasperini è stato sufficiente migliorare la qualità del possesso nella metà campo avversaria per trovare gli spazi giusti da cui concludere a rete.
I bergamaschi appaiono comprensibilmente ancora compassati dal punto di vista atletico, ma la qualitá tecnica a loro disposizione è sufficiente per superare il modesto ostacolo opposto dall’Hapoel Haifa.
Duvan Zapata, con la sua struttura fisica importante, richiede tempo prima di arrivare a una freschezza atletica apprezzabile, motivo per cui il confronto con Musa Barrow, più rapido e mobile per caratteristiche, si dimostra ancora impietoso. Se il gambiano dovesse migliorare velocemente dal punto di vista coordinativo e della partecipazione alla manovra, Zapata e Cornelius potrebbero pure prenotare il lato lungo della copertina.
A Pessina bisogna dare tempo. La sua prestazione è sempre generosa, ma evidentemente lacunosa sotto il profilo delle scelte e delle giocate. Il giovane centrocampista soffre dell’enorme gap che permane tra prima e seconda divisione italiana, sotto ogni punto di vista: ritmo, tempi di gioco, rapidità di decisione.
A quello che è stato il miglior giovane della scorsa Serie B (primato certificato) va concesso il beneficio del dubbio, perlomeno per il primo quadrimestre: Gasperini saprà plasmarlo a dovere.
Sulla scia di tale considerazione, è evidente come l’ingresso di Pasalic abbia notevolmente migliorato la situazione, nonostante fosse già ampiamente in ghiaccio, grazie soprattutto alle prestazioni di Toloi e Gomez.
I primi turni preliminari di Europa League non richiedono particolari strategie per formazioni di livello superiore, soprattutto italiane, spagnole e tedesche (la cui parte tecnica è preponderante nel contesto tattico generale). Tuttavia, il prossimo turno (ovvero il Playoff) proporrà un notevole incremento nella qualità dell’avversario (soprattutto nel caso in cui fosse il Copenaghen) e per questo servirà la versione atalantina più vicina alla perfezione, sia in termini di organico che di preparazione fisica.

martedì 7 agosto 2018

Chi esce vincitore dallo scambio Bonucci/Caldara/Higuain

Alcuni ragionamenti sulla tripla operazione Higuain/Caldara/Bonucci. Tutto nasce dall'acquisto di Ronaldo. Un'operazione fuori dall'ordinario (per come avevano fino ad ora gestito il mercato i bianconeri), un all in, che però ha comportato degli effetti collaterali, palesati dai costi in bilancio del fuoriclasse portoghese. Higuain è diventato evidentemente un costo inutile a bilancio, da tagliare prima di conteggiarlo nella stesura del documento contabile. In una situazione ideale la Juventus lo avrebbe ceduto definitivamente ad un club estero (Chelsea), senza rinforzare una diretta concorrente per il campionato. Una condizione ideale, che non si è mai presentata. Giova ricordare che i club professionistici sono aziende, e si muovono in prima battuta per convenienza economica e, poi, tecnica. Il romanticismo, i giudizi soggettivi, il "quello è più forte, X ci perde" vanno bene al bar. Detto ciò il Milan, una volta risolto il dilemma societario, è stato l'unico soggette che, volente o nolente, ha manifestato un minimo interesse per il Pipita, spinto dal desiderio di trovare finalmente un attaccante da 20 gol a stagione. La Juventus si è seduta al tavolo, conscia delle possibili condizioni imposte dal Milan. Higuain, dopo una lunga gestazione, è stato ceduto in prestito con diritto di riscatto per 18 milioni di euro (ossia il costo annuale dell'ammortamento a bilancio bianconero) più il costo dell'ingaggio annuale secco pagato dal Milan. Il diritto e non l'obbligo si può spiegare, nel fatto che il prossimo anno Higuain peserà a bilancio dei bianconeri, in caso di mancato riscatto dei rossoneri, per "soli" 36 milioni di euro. Se Higuain farà bene, quasi scontato che il Milan lo acquisti a titolo definitivo; se farà male, sarà più facile per i bianconeri contenere un'eventuale minusvalenza. Capitolo Bonucci - Caldara. L'ex bianconero, anche per problemi familiari (desiderio di riavvicinarsi a casa), ha espresso la volontà di ritornare come figliol prodigo in bianconero. Il Milan ha ascoltato le richieste di Bonucci, così come la Juventus, desiderosa di costruire una rosa imbattibile nel breve periodo (ricordiamo sogno Champions). I bianconeri hanno provato ad inserire Benatia o Rugani nella trattativa. Niente. O Caldara o "non s'adda fa". Marotta e Paratici alla fine hanno ceduto, contabilizzando però lo scambio alla pari (25,30 milioni di euro, correggetemi voi). Il Milan ha evitato una possibile minusvalenza, la Juventus ha iscritto a bilancio una plusvalenza (Caldara era stato acquistato a 15 milioni due stagioni fa). Giusto, sbagliato? Business e logiche di bilancio. Ronaldo è stato il classico pezzo del domino, in grado di far cascare a catena tutto il resto. La Juventus non avrebbe mai ceduto Caldara, se non costretta dalle esigenze economiche e dal Milan. Higuain non sarebbe mai stato preso dal Milan, se l'affare Bonucci Caldara non si fosse concluso. Vasi comunicanti, dove la Juventus aveva Higuain sul groppone e il Milan come unico interlocutore.
In conclusione, chi ci perde? Sul lato tecnico nel lungo periodo la Juventus, che si priva di uno dei migliori prospetti difensivi italiani del campionato e (forse) d'Europa. Nel breve no, data la convinzione ormai palese di Agnelli di voler tentare l'assalto definitivo alla Champions. Bonucci risolve gli evidenti problemi di impostazione, visti la passata stagione nella formazione di Allegri. Libera anche l'ipotesi molto ipotesi di un Pjanic out, Pogba in. Il Milan sul lato tecnico ci guadagna per il valore dei giocatori scambiati. Due per uno, ad un costo ragionevole e spalmato. Sul lato economico, escono tutti felici: entrambi i club sistemano i problemi di bilancio, Higuain mantiene uno stipendio da top player, Bonucci (ri)torna a casa (Lessie). E Caldara? Per Caldara solo il futuro dirà se sarà un campione. Il Milan incrocia le dita.
Ronaldo combinaguai.

lunedì 6 agosto 2018

L'Inter è una squadra intrigante per la prossima stagione

Ho visto le prime due uscite da parte dell'Inter all'ICC.
Personalmente, al netto di alcune assenze (Brozovic, Perisic, Borja Valero, Vrsaljko), sono rimasto abbastanza soddisfatto, considerando anche e soprattutto la nefasta storia dei nerazzurri nelle amichevoli.
Tra le note positive posso tranquillamente metterci Asamoah, Lautaro Martinez, Salcedo, Emmers, Politano, Dalbert (in parte) e anche un po' Zappa.
Tutti i nuovi arrivati si sono comportati molto bene, soprattutto Politano, che regala a spalletti molte variabili tattiche (può giocare su tutta la trequarti), e anche un po' Dalbert, che ancora soffre in difesa ma perlomeno va a regalare superiorità numerica a sinistra, cosa che è mancata per tutta la stagione passata (e cosa da non sottovalutare, può anche dare un uomo a centrocampo in più, Asamoah), insomma non è da cestinare come l'anno scorso.
Icardi è chiaramente ancora fuori forma fisica e fatica in campo, ma fa un buonissimo lavoro di pressing ed è sempre ripreso da spalletti affinché va a prendersi palla lontano dalla porta, inoltre la coppia difensiva Skriniar-De Vrij ha le potenzialità per coesistere alla perfezione e formare una cerniera difficile da passare.
Tra le cose negative che ho visto c'è sicuramente la catena di destra (D'Ambrosio e Candreva sembrano fuori condizione) e l'uscita palla al piede dalla difesa, ci chiudono troppo facilmente e facciamo errori banali in palleggio, ma Spalletti sembra intenzionato a continuare su questa riga e cercare di uscire a tutti i costi palla al piede, anche quando batte Handanovic.
Ultima cosa, ho visto un Gagliardini molto addentro al gioco, quasi a fare il regista, scelta ovviamente dettata dall'assenza di Brozovic/Valero/centrocampista che dovrebbe arrivare, ma non se l'è cavata troppo male, pensavo peggio.
Adesso dal mercato serve assolutamente il famigerato centrocampista visto che Vecino ora come ora è meno utile di un Emmers, per dire un nome a caso.
Oltre all'incognita Modric, si parlava anche di Thiago Alcantara, vedremo.
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domenica 5 agosto 2018

Bernardeschi è in difficoltà?

Piccolo spunto dalla partita di stanotte, incentrato sul buon Federico Bernardeschi.
Come sottolineato dal telecronista di ESPN, in questa ICC (mentre e' in campo, fuori sorride felice come una pasqua) appare frustrato, rabbioso e forse infelice, tutto ciò sfocia in piccoli falletti di reazione, uno stile di gioco nevrotico e un'espressione perennemente crucciata (forse dovuta al perenne sole in faccia, ma tant'è)
Vuoi che non si trovi a suo agio con i partner d'attacco (Pereira e Favilli, ieri Cancelo e Favilli), vuoi che non sia ben servito da un centrocampo che è ancora un cantiere aperto, ma sembra che non riesca a rendere al meglio.
Non che abbia fatto schifo, anzi, dei buoni spunti li ha avuti in tutte e tre le partite, vedi la punizione di ieri sera, ma sembra che abbia la smania di chi vorrebbe dimostrare tutto, prendendosi la squadra sulle spalle, e deve limitarsi al compitino.
E dove sta il problema? It's preseason, e sono in molti a sembrare appannati (a partire da Sczeznyrumma ).
Quello che però traspare dalla sua irrequietezza è una consapevolezza angosciosa di essere sotto esame, e non perché Allegri lo abbia messo sotto esame, conoscendolo credo stia valutando con estrema calma godendosi la vacanza e pensando alle "caratteristiche dei giocatori" (leggetelo con la sua voce).
Il problema sono quei 4 (5 con l'arrivo di Mandzukic) che si stanno allenando alla continassa (+ il buon Rodrigo che in questo discorso c'entra poco).
Douglas Costa, Cuadrado, Dybala, Cristiano, Mandzukic.
Senza contare che Cancelo fino ad ora sta giocando alto, che Allegri ha provato anche Sandro in quella posizione, che qualche partita può essere giocata a 3 dietro eccetera.
Si parla di una possibilità di provarlo mezzala, ma anche qui, di centrocampisti ce ne sono parecchi:
Emre Can, Khedira, Matuidi, Marchisio, Bentancur, Pjanic, Sturaro
Secondo voi in mezzo a questi, quanto può giocare Bernardeschi?
Personalmente, fin dall'estate scorsa non fui per niente contento del suo acquisto.
Non perché non sia forte, anzi, ma perché credevo e credo abbia bisogno di giocare titolare: il livello di maturità è elevato (invito chiunque a sentirsi una sua intervista o conferenza stampa, traspare una grande maturità) e calcisticamente ha delle doti che nessuno mette in dubbio.
La cosa che mi rode è che giocherebbe titolare in almeno 15 squadre su 20 in Italia, a tenermi stretto, tra cui Inter (vuoi che non sia un upgrade rispetto a Politano, Candreva o Karamoh?), Roma se ci fosse arrivato lo scorso anno, Lazio idem, Milan nel caso dovesse partire Suso (e in ogni caso giocherebbe molto di più) ecc.
Il problema sta nella programmazione della Juve e nell'imprevisto Cristiano Ronaldo. Vale lo stesso ragionamento per Caldara: la Juve negli ultimi anni ha sempre guardato al futuro e ai giovani italiani, e l'anno scorso si è assicurata tre giovani prospetti interessantissimi quali Caldara, Spinazzola e Bernardeschi.
Quest'anno doveva essere quello dell'esplosione di Berna (per chi non abbia seguito la Juve, è stato sfortunato per gli infortuni ma ha avuto un rendimento eccelso in quei pochi minuti concessi lo scorso anno) e dell'integrazione in rosa degli ex atalantini.
Arriva tuttavia l'opportunità di accaparrarsi il detentore del pallone d'oro, in corsa per vincere il sesto, e il resto è storia. Via Caldara per Bonucci, e un Bernardeschi frustrato, rabbioso e forse infelice, che fa falletti di reazione e appare perennemente crucciato. Colpa del sole?

venerdì 3 agosto 2018

Commento passaggio Buffon al PSG

 Prendo spunto da un dibattito di ieri sera su Radio Sportiva riguardo Buffon ed il suo passaggio al PSG, per offrire una visione più generale di quello che oggettivamente può significare questo trasferimento. Da colonna e bandiera del club a traditore il passo è breve. Il calcio dà, il calcio toglie. Il tifoso un giorno ti adora, quello dopo ti odia più del suo peggior nemico. Non è successo - a parte una piccola nicchia - al numero uno bianconero, un po' perché a fine carriera e con uno Szczesny in rampa di lancio, un po' perché Buffon aveva un credito per essere rimasto in B dopo Calciopoli, un po' perché l'addio di Del Piero ha rappresentato lo spartiacque del concetto di bandiera. "Se è stato accompagnato alla porta lui, per quale ragione non gli altri?" questo più o meno il concetto, senza tirare una morale nostalgica o considerare i due addii similari. L'addio di Buffon rappresenta, anche se in maniera mediaticamente inferiore a quella di un Neymar o un Ronaldo, la scissione definitiva tra club e giocatore. Non esiste più un'appartenenza al club, se non formalmente contrattualistica. Nascono quindi giocatori-azienda, che giocano per sè e per le proprie aspirazioni, al servizio del datore di lavoro ed in funzione della propria squadra. Giusto, sbagliato, non ci interessa perché semplice evoluzione del nostro mondo. I giocatori hanno profili personali, vivono il proprio personaggio indipendente dalla società che gli paga gli stipendi. A pensare alla Bosman e a Schengen, ci si potrebbe girare e guardare alla preistoria. Si era all'antipasto, ora si è quasi al dolce. Detto ciò, nessuna colpa a Buffon, per quanto attiene il libero arbitrio personale e le proprie ambizioni. Bene è che giuridicamente si inizi a pensare ai giocatori non più come dipendenti, ma come liberi professionisti a prestazione, più o meno longeva. È un passo epocale, che va fatto a fronte di un mercato che dovrebbe dimenticare i prezzi dei cartellini e ragionare solo sul compenso da destinare al giocatore.