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mercoledì 12 dicembre 2018

L'Inter deve mangiarsi le mani

La squadra nerazzurra non esce per mancanza di concretezza, ma per manifesta inadeguatezza tecnica e filosofica, perlomeno a questo livello. Parliamoci chiaro: la squadra di Spalletti ha vinto con le proprie armi e con le proprie convinzioni solamente nella trasferta di Eindhoven. Nonostante ciò, l'Inter si è ritrovato a punteggio pieno dopo due partite, grazie anche al caos finale della sfida d'andata contro il Tottenham. Il doppio confronto con gli inglesi ha messo in evidenza una chiara differenza in termini tecnici e carismatici tra i due club: ciò era ampiamente preventivabile, considerando come la squadra di Pochettino veleggiasse ad altissimo livello da quasi un decennio. Il fatto, tuttavia, che la competitività internazionale dei nerazzurri fosse grossomodo paragonabile a quella del PSV Eindhoven, si è rivelata un’autentica sorpresa. La formazione olandese ha giocato una partita coerente, equilibrata, preparata nei minimi dettagli, mettendo in evidenza anche qualche scambio tecnico sulla verticale di grande levatura. Lozano e Bergwjin hanno dimostrato di avere le idee decisamente più chiare rispetto a Icardi, Politano e Perisic riguardo come creare pericolo, soprattutto nell'ambito di un'azione manovrata. In generale, la squadra di Van Bommel ha dimostrato di essere molto più avanti nel proprio processo di crescita rispetto a quella di Spalletti. Una realtà senza dubbio paradossale, considerando come in realtà siano stati i nerazzurri a giungere a un solo colpo di testa (peraltro fattibile, di un giocatore che farebbe bene a prendere tutto quello che può dal compagno di reparto, invece di andare a piangere dal paparino) dall'approdo al turno successivo. 
Anche in questo caso, l'approssimazione è stata pagata a caro prezzo. Tuttavia, se nel caso del Napoli si è trattato di un'approssimazione nei dettagli, a contorno di un lavoro coerente e apprezzabile sotto il profilo dei principi di gioco, in questo caso la superficialità entra nella profondità dei macro-argomenti, quelli che incidono sul rendimento a lungo termine di una stagione che ha ancora molto da raccontare. 
L'Inter non è migliorata rispetto allo scorso anno, forse non è migliorata nemmeno negli ultimi cinque anni. La filosofia di Spalletti dipende ancora tantissimo dal rendimento di Icardi e dalla capacità degli esterni d'attacco di determinare qualcosa nell'uno contro uno. Non si sono visti miglioramenti riguardo la ricerca di una maggior incisività nella porzione centrale di campo, nè sulla capacità di fare propria la gestione dei momenti importanti della gara. 
Spalletti aveva avuto il merito (fino a ieri) di raggiungere ciò che, alla fine, conta di più in questo sport: il risultato. L'Inter, nonostante difficoltà e momenti bui, era riuscito a tornare ai gironi di Champions League. Inoltre, la qualificazione agli ottavi di finale della competizione, unico obiettivo stagionale (oltre alla conferma entro i primi quattro posti del campionato italiano), sembrava a un certo punto alla portata. Ora come ora, mancato l'obiettivo principale, diventa inevitabile spostare l'attenzione sulla mediocrità tecnica che l'Inter, da ormai troppo tempo, fatica ad abbandonare. 
Una formazione interista che dipende dalle prestazioni del proprio centravanti e che non trova nessun altra soluzione se non quella di arrivare sul fondo dell'esterno, non è nient'altro che quella di Mancini. Sono passati tre anni, siamo ancora qua. 
L'Europa League è una competizione che si vince con qualità e convinzione delle proprie giocate: difficile possa essere il caso di questo gruppo, peraltro nemmeno troppo profondo in termini di rosa.
Postilla finale: ode a Trent Sainsbury. Il 26enne centrale difensivo australiano si è rivelato il migliore in campo per distacco, grazie alla puntualità dei propri interventi e all'attenzione verso il corretto posizionamento. A sei mesi dall'inizio del Mondiale si poteva prendere per due noccioline quando, snobbato da tutti, fu costretto a trovare continuità nel Grasshoppers, formazione di metà classifica della Super League svizzera. Avrebbe fatto comodo ad almeno tredici squadre di Serie A, essendo anche dotato di passaporto comunitario.
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