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mercoledì 8 aprile 2020

Vi consiglio... THE ENGLISH GAME

Momento di fermo totale del mondo dello sport, a questo è dovuto questo lungo silenzio del blog.
Voglio interrompere questa mancanza di post parlandovi di una serie che ho avuto modo di guardare in queste settimane di quarantena. Oggi vi voglio parlare di una serie che potete trovare su Netflix.
Sto parlando di "The English Game", una serie che parla della nascita del calcio in Inghilterra e dei suoi sviluppi.
Il tema principale della serie non è il calcio, o meglio: non è solo il calcio. Per interi episodi, e in totale sono 6, di calcio non si parla nemmeno. Si parla di lotta di classe, dello scontro epocale che c'è stato tra fine '800 e inizio '900 tra ricchi e poveri, e di come quello che tutti consideravano (e considerano ancora oggi) un banale gioco sia in realtà molto di più. Julian Fellowes, la mente dietro a questa miniserie, è stato molto criticato nel Regno Unito.
A me personalmente, inguaribile malato di calcio, The English Game è piaciuto, è stato un ottimo modo per passare qualche ora di questa lunghissima quarantena.
E' riuscita ad emozionarmi perchè ci ha catapultati in un'epoca allo stesso tempo vicina e lontana. E' una storia che per quanto romanzata è basata su fatti realmente accaduti.
Siamo agli albori del calcio, fra il 1879 e il 1883. Un'epoca difficile, tumultosa, sia in campo che fuori. Ed è proprio questo il filo conduttore che ci guida dalla prima all'ultima puntata. Il calcio ieri come oggi è l'espressione della società: da una parte ci sono i ricchi e i nobili che vedono nel pallone un passatempo; dall'altra i proletari, la working class, forza emergente tanto nel rettangolo verde quanto nelle fabbriche. E' la seconda corrente a prendere possesso del gioco, a rimodellarlo e costringendo la Football association, a rivedere i propri regolamenti, e poco dopo la conclusione della serie (ovviamente come arco temporale) ad introdurre il professionismo nel calcio.
Guardare quel tipo di calcio fa sorridere, moduli, tattiche e gesti erano completamente diversi rispetto al calcio moderno.
Fa sorridere pensare al conservatorismo della vecchia scuola: all'epoca la federazione era nelle mani esclusive come l'Old Etonians, che raggruppava ex studenti del prestigiosissimo Eton College.
Dal loro punto di vista, il fatto che lo sport codificato da loro stesse diventando sempre più popolare tra le classi meno abbienti era una minaccia. Ed è proprio questo il motivo per cui la stessa Football Association, si oppose ai club del nord (erano l'espressione del proletariato), una prosecuzione delle lotte sociali, ma erano altresì l'espressione del cambiamento: sia tattico (con l'introduzione della Scozia, ci fu un totale cambiamento del modo d'interpretare il calcio), ed economico (il professionismo).
In questa serie, ad esempio, vengono ripercorse le carriere di Fergus Suter e Jimmy Love. Due pionieri del football, due professionisti ante litteram, visto che vennero pagati sia dal Darwen sia, in seguito, dal Blackburn del signor Cartwright.
Quest'ultimo era il proprietario di un cotonificio e aveva cominciato a sfruttare le potenzialità del calcio. Il signor Cartwright è il primo che riesce a radunare i migliori giocatori del momento, riesce anche a intuire che un modo per fare cassa è vendere i biglietti.
Nell'altra metà campo, per i ricchissimi ex studenti di Eton c'era la prima vera star: Arthur Fitzgerald Kinnaird, rappresentante di una famiglia di banchieri. Diventerà un rivale amico di Suter. Il calcio gli servirà molto nella vita, migliorerà la sua condizione lavorativa e il rapporto con suo pare, ma aprirà anche gli occhi sul paese e sulle terribili sofferenze cui è costretta la working class.
Sarà lui, futuro presidente della FA, a spingere perchè questo sport per gentiluomini diventi veramente equo e universale. Ci riuscirà paradossalmente creando il professionismo.
Da diletto dei ricchi a gioco di tutti: 'The English Game' e la ...

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