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mercoledì 20 giugno 2018

Diario Mundial day 6

Colombia - Giappone 1-2
Il Giappone vince a sorpresa contro la Colombia e fa un passo decisivo verso gli ottavi di finale.
Dove nascono i meriti del Giappone vengono fuori i limiti della Colombia: non sappiamo come sarebbe andata in parità numerica, dal momento che i Cafeteros hanno praticamente giocato in 10 per tutta la gara. In linea di massima, tuttavia, si può dire che la vittoria della squadra di Nishino sia meritata, perché comunque ha dimostrato di avere idee più chiare in fase di possesso. Osako, centravanti del Werder, ha cercato di non dare punti di riferimento alla maldestra linea difensiva colombiana, destabilizzando i due centrali e permettendo ai centrocampisti di trovare spesso buoni inserimenti. Instancabile prova dei due terzini, Nagatomo e Sakai, molto bravi sia in fase di copetura che in fase di spinta.
Vincenti le scelte del CT Nishino che, forse su indicazione della nostra Guida a Russia 2018 (link tra i commenti), ha abbandonato il doppio regista ampiamente provato nelle amichevoli, preferendo mantenere Hasebe davanti alla difesa e sacrificando Honda in panchina, perlomeno dal primo minuto. A questo proposito, determinante l’ingresso dell’ex milanista a partita in corso: la sua abilitá da calcio piazzato si è rivelata determinante per la vittoria.
Colombia disattenta, lacunosa e senza idee. Disastrosa prova di Daivison Sanchez in mezzo alla difesa. L’errore in avvio di gara, dal quale é nato il rigore vincente di Kagawa, lo ha pesantemente condizionato dal punto di vista mentale. Troppo ingenuo Carlos Sanchez: la scelta di prendere col braccio (al secondo minuto di gioco!) il tiro di Kagawa indirizzato verso la porta da parte dell’ex mediano della Fiorentina si è rivelata sanguinosa. Ciò ha costretto Pekerman a sacrificare Cuadrado, unico elemento in grado di poter impensierire i veloci difensori nipponici, per riequilibrare l’assetto tattico. Inoltre, Sanchez era l’elemento designato per iniziare l’azione, in quanto né Lerma nè il subentrato Barrios avevano le qualità per poterlo fare.
È chiaro che alla Colombia è mancato l’apporto di James Rodriguez. In panchina per settanta minuti, complice un acciacco di troppo, il trequartista del Bayern Monaco è l’unico elemento di puro talento in una squadra di incontristi e corridori. Juan Quintero é sbarazzino, imprevedibile, tecnico (che gol su punizione!), ma non ha il peso specifico di James nella manovra.
Male i due terzini: Arias superficiale nella marcatura di Osako in occasione del secondo gol, Mojica troppo grezzo tecnicamente.
Radamel Falcao poco servito: del resto, mancava il tramite con il resto della squadra.
La vittoria del Giappone è interessante anche per l’intera confederazione asiatica: attualmente, l’AFC é la seconda confederazione per punti ottenuti nell’intero Mondiale (6), dietro all’inarrivabile UEFA. Un bel risultato.

Polonia - Senegal 1-2
Sapevamo che il girone H potesse rivelarsi quello più equilibrato, ma non potevamo immaginare che sarebbe diventato anche quello più sorprendente.
Il Senegal è la squadra più convincente del Mondiale. Sia chiaro, non la più forte: semplicemente, quella che ha usato nel modo migliore i propri punti di forza.
Aliou Cissè, che peraltro è il tecnico meno pagato della competizione, ha saputo impostare un gioco tanto semplice quanto efficace, fortemente verticale e impostato sull’esplosività dei propri esterni, pur non rinunciando a mantenere la squadra compatta in una zona avanzata di campo. In questo senso, fondamentale il lavoro della coppia difensiva formata da Koulibaly e Sanè: entrambi sono in grado sia di coprire ampie porzioni di campo alle proprie spalle, sia di esaltarsi nei duelli aerei che nelle uscite aggressive sul portatore di palla.
Il Senegal non perde tanto tempo nel muovere il possesso. Spesso il pallone passa direttamente da una corsia all’altra, con i due mediani impegnati soprattutto nel fornire protezione in posizionamento preventivo o nel farsi trovare pronti per la conclusione in porta.
In un Mondiale in cui gran parte delle squadre preferisce mantenere un ritmo piuttosto compassato, una compagine con una tale esplosività lungo gli esterni diventa potenzialmente incontenibile. Il Senegal basa le proprie azioni d’attacco sulle combinazioni lungo gli esterni, con i terzini pronti a sovrapporsi per tutta la gara e gli elementi più avanzati impegnati nella ricerca della superiorità numerica.
Paradossalmente, Sadio Manè è quello che meno si mette in luce nella vittoria odierna. Lungo la corsia di sinistra, Sabaly e soprattutto Ismaila Sarr fanno quello che vogliono: impressionante la facilitá con cui il secondo, laterale del Rennes classe 1998 (!), riesce a rendersi pericoloso con la sua velocità palla al piede. Buona anche la prova di Moussa Wague sulla corsia opposta, anch’egli classe 1998, in forza al KAS Eupen: non era facile mantenere il controllo di Grosicki e allo stesso tempo scivolare per il raddoppio su Lewandowski.
M’baye Niang irriconoscibile (in positivo) rispetto a quanto visto nel nostro campionato. Il giocatore del Torino viene schierato da seconda punta, de-responsabilizzandolo da qualsiasi compito difensivo: ciò gli permette di concentrare tutte le energie nella ricerca della verticalitá, come in occasione del bellissimo raddoppio.
Aliou Cissè ha anche ragione nella scelta del portiere, preferendo il longilineo ma meno quotato N’Diaye (in forza ai guineani dell’Horoya) rispetto agli “europei” Gomis e Diallo.
La Polonia è ampiamente la squadra più deludente del Mondiale (finora). La squadra di Nawalka trova un gol nel finale quasi per caso, sugli sviluppi di una palla buttata in area di rigore. Per il resto, pochissime e confuse idee. La squadra non riesce a produrre una manovra sensata: Milik sbaglia tutti gli appoggi, Lewandowski rimane bloccato tra i due centraloni senegalesi, Zielinski fatica da mediano e Krychowiak mette in difficoltà i compagni con decisioni improvvide. Male anche Thiago Cionek, chiamato a sostituire l’infortunato Glik, sempre in ritardo nelle uscite e negli interventi.
Le difficoltà dei polacchi trascinano nella confusione anche l’ottimo Sczeszny, mai così incerto negli ultimi anni.
A questo punto, la prossima sfida tra Polonia e Colombia diventa una partita da ultima spiaggia. La vittoria dell’una manda a casa l’altra, il pareggio praticamente elimina entrambe.
Occhio al Senegal, soprattutto nell’eventualità in cui dovesse incrociare il superbo Belgio.

Russia - Egitto 3-1
La fortuna aiuta gli audaci.
Bisogna dare merito a Cherchesov di aver completamente abbandonato le imposizioni tattiche e alcuni degli interpreti che lo hanno accompagnato nei mesi precedenti alla competizione mondiale.
Si è fatto un ulteriore passo in avanti rispetto alla vittoria con l’Arabia Saudita. Il CT russo, dopo aver abbandonato il lacunoso 3-5-1-1 per una più funzionale linea a quattro, ha promosso nella formazione titolare i due elementi più decisivi nella propria rosa: Dzyuba e Cheryschev.
La Russia non può prescindere dal contributo di questi due. Il possente centravanti in realtá non fa granchè, si muove poco e anche piuttosto male, ma tiene impegnati i centrali avversari e gode di un’aura favorevole. L’ala del Villareal riesce a trovare con grande facilità il fondo del campo e dispone anche delle qualità tecniche adeguate per poter servire interessanti traversoni.
Ciò non significa che la Russia abbia giocato una partita spettacolare. La vittoria netta non rispecchia i valori delle due squadre, piuttosto equi-livellati. Tuttavia, un Mondiale è fatto soprattutto di episodi e la selezione di casa sembra particolarmente abile nel determinare qualcosa di importante da palle non proprio pulite.
La partita di questa sera è inevitabilmente cambiata con lo sfortunato autogol di Fathi. L’Egitto si è ritrovato inaspettatamente a dover scalare una montagna dopo aver iniziato la salita di una collina, chiunque si sarebbe scoraggiato, a maggior ragione dopo un primo tempo più che dignitoso.
La squadra di Cuper ha cercato di appoggiarsi soprattutto sul proprio centravanti, il volenteroso Mohsen. Personalmente mi è piaciuto: non possiamo essere tutti Ibrahimovic nell’interpretare quel ruolo con quel fisico e il 29enne dell’Al Ahly ha comunque dimostrato di creare sempre qualcosa di sponda nello stretto raggio d’azione attorno a lui. In questo senso, un peccato non aver visto Salah da seconda punta: le migliori occasioni egiziane sono arrivate proprio quando il fuoriclasse del Liverpool si muoveva vicino al proprio attaccante.
Salah ha fatto quello che poteva. Essere completo trascinatore di un’intera squadra riesce solamente a CR7 su questo pianeta e le condizioni fisiche non ottimali non hanno contributo a mettere a proprio agio l’ex romanista.
L’Egitto esce dalla competizione mondiale senza praticamente aver nè demeritato nè inciso, pagando a caro prezzo due episodi. È il Mondiale.
Appunto su Golovin, dal momento che gli occhi della stampa accreditata sono tutti su di lui. Il trequartista classe 1996 è sicuramente un giocatore moderno, tecnico, di prospettiva, si sa muovere bene sulla trequarti, ma lui come tanti altri. Personalmente non andrei mai a spendere una cifra importante per un profilo che, seppur di giovane etá, è facilmente identificabile in contesti ben più affini alla nostra cultura e al nostro calcio di quello russo.
Piuttosto, andrei a prendere Zobnin (classe 1994 dello Spartak), perchè un mediano con tale forza nelle gambe e puntualità negli interventi non si vede facilmente.
Detto questo, io scrivo su Facebook, mentre Marotta e Paratici arrivano dall’ennesimo Scudetto: un motivo ci sarà.

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