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martedì 26 giugno 2018

Commento girone B

Batticuore. É successo di tutto.
Non era un mistero che il Girone B fosse quello più competitivo. Due fra le migliori formazioni europee, la più accreditata nazionale asiatica e selezione africana con il miglior percorso di qualificazione.
Tuttavia, mai avremmo potuto immaginare che la classifica potesse mantenersi incerta fino all’ultimo secondo.
Le lacrime di Mehdi Taremi dicono tutto. L’occasione sfumata in pieno recupero dall’attaccante dell’Al-Gharafa, un po’ per stanchezza un po’ per tensione, avrebbe prima estromesso la Spagna e poi, dopo il definitivo pareggio di Aspas a Kalinigrad, il Portogallo di CR7. Un Cristiano Ronaldo che ha messo in campo il lato peggiore di sè. I rigori si possono sbagliare, per quanto, alla fine, sia costato il primo posto ai lusitani (ne parleremo più tardi). Tuttavia, l’errore ha emerso tutto il lato bambinesco di un fuoriclasse che non accetta il suo essere umano, che non sopporta non essere in cima alla classifica capocannonieri, che non vuole lasciare nulla agli altri. La patologica ambizione ha permesso al marziano di Madeira di arrivare più in alto di tutti in carriera, ma oggi avrebbe potuto costare carissimo, con quella mezza gomitata a palla lontana.
È stato un match nervoso, fin troppo. Serve mettere un limite forte alle proteste. Non è possibile che per ogni contatto ci sia un’insurrezione di massa.
Basta con le due manine a mimare lo schermo: ci sono cinque addetti con lo sguardo puntato per novanta minuti su di un monitor.
Bisogna cominciare a prendere dei provvedimenti: Carlos Queiroz, personaggio che professionalmente adoro, deve essere allontanato dal campo quando mima il video verso la tribuna.
Gli iraniani non possono circondare l’arbitro per ogni situazione. La posta in palio è già abbastanza alta senza alimentare ancor di più la tensione.
Un nervosismo generale che non doveva coinvolgere il Portogallo. Inspiegabile il crollo psicologico dei lusitani, soprattutto in una situazione di vantaggio e di momentaneo primato in classifica. Troppi cartellini inutili, qualcuno al limite dell’arancione.
In ogni caso, sorprende come il Portogallo abbia comunque dimostrato di essere complessivamente più solido della Spagna. C’erano molti dubbi sulla tenuta della vetusta coppia centrale formata da Pepe e Fonte. Tuttavia, il contesto tattico impostato da Fernando Santos, impostato su baricentro basso e ripartenze, permette ai due di esaltare le proprie caratteristiche di aggressività e marcatura, mascherando allo stesso tempo i propri limiti aerobici.
La Spagna, al contrario, dimostra pesanti momenti di deconcentrazione, soprattutto nelle marcature preventive, lettura delle transizioni avversarie e posizionamento difensivo nei calci indiretti.
In questo senso, se Boutaib s’invola due volte in campo aperto, in un’occasione addirittura da fallo laterale, qualcosa non quadra.
Preoccupa anche il monoritmo in fase di costruzione. La squadra ha pienamente convinto solamente all’esordio, per poi adagiarsi progressivamente nei due match successivi.
In ogni caso, il colpo di tacco di Iago Aspas è vitale.
La Spagna, grazie anche all’aiuto dell’Iran nell’altro match, mantiene il primato del gruppo B per gol fatti. Ciò consente agli iberici di godere di due vantaggi: in primo luogo, una parte di tabellone assolutamente alla portata. Portogallo, Brasile, Germania, Francia, Argentina e Inghilterra/Belgio potranno, con tutta probabilità, essere incrociate solamente in finale.
In secondo luogo, poter potenzialmente giocare tre volte su quattro a Mosca, semplificando notevolmente gli spostamenti.
Il Portogallo, al contrario, si va a complicare notevolmente il cammino. L’Uruguay, avversario negli ottavi, arriva da percorso netto, sia in termini di punti (nove) che di gol subiti (zero).
Oltre a ciò, in caso di successo, troverebbe subito la vincente tra Francia e Argentina/Nigeria/Islanda. Non esattamente la stessa situazione del’ultimo Europeo.
E dire che sarebbe bastano segnare un calcio di rigore...
Chiosa finale sul girone A, di cui non abbiamo parlato oggi.
L’esperimento tattico di Tabarez con tre difensori centrali e cinque centrocampisti mi è piaciuto tantissimo. Personalmente trovo sia un contesto molto più congienale per questo gruppo, perchè permette sia di confermare il proverbiale pragmatismo uruguagio sia di rendere più efficace la transizione offensiva, esaltando la velocità degli esterni (Laxalt in campo, per favore) e dei due centravanti.
Grande e meritata vittoria per la nazionale saudita, l’unica nel torneo (Spagna a parte) a giocare un calcio di possesso e di dominio della metà campo avversaria, nonostante tutti i difetti del caso.
Il CT Pizzi ha insistito nel sottolineare un percorso di crescita ancora agli albori e che potrà dare i primi frutti nella prossima Coppa d’Asia, in programma a inizio 2019.
La Federazione saudita, infine, ha annunciato importanti introduzioni nella conferenza post-partita:
✔️ Tutti i calciatori sauditi professionisti militanti nel campionato locale subiranno una tassazione del 50% sul proprio stipendio, da pagare direttamente al proprio club. Quest’ultimo, sarà obbligato a investire la totalità dei ricavi da tale imposta in programmi di sviluppo (giovanile, infrastrutturale)
✔️ Introduzione di un tetto salariale nella Saudi Professional League:
➡️Categoria salariale A (6 giocatori / club) - Lo stipendio settimanale non deve superare $ 9,3k e pagamento alla firma <$ 320k
➡️ Categoria salariale B (10 giocatori / club) <$ 6.2k settimanale e pagamento alla firma <$ 266k
➡️Categoria salariale C (nessun limite) <$ 4.6k settimanale e pagamento alla firma <$ 200k

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