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martedì 20 marzo 2018

Marco Belinelli, una vita da tiratore

Si parla sempre tanto degli azzurri che hanno osato solcare le acque oceaniche per cimentarsi nella lega statunitense, e noi oggi vogliamo porre la nostra attenzione su un ragazzo che è stato molto bravo a ritagliarsi un ruolo discreto in un campionato pieno di talenti ben superiori al suo: stiamo parlando di Marco Belinelli.
Nato a San Giovanni in Persiceto il 25 Marzo del 1986, Belinelli approda in NBA al Draft del 2007, quando viene scelto dai Golden State Warriors (una squadra ben diversa da quella che siamo abituati a vedere oggi) con la 18° chiamata assoluta.
L’esordio è positivo: durante la prima gara in Summer League Marco segna 37 punti, lasciando scorgere un bagaglio tecnico offensivo di tutto rispetto. Ma è solo Summer League, e col passare del tempo, però, i limiti del ragazzo cominciano a palesarsi. Il ragazzo non si distingue certo per atletismo ed attitudini difensive, ed i Warriors decidono di liberarsene dopo sole due stagioni.
Da lì Marco cambia diverse casacche, passando per una stagione a Toronto, due a New Orleans e una a Chicago prima di approdare, nel 2013, alla corte di coach Popovich, con cui rimarrà per i due anni successivi. In Texas Belinelli si insignisce del premio più ambito da un professionista, l’anello NBA, dando tralaltro un contributo determinante dalla panchina. Nello stesso biennio il ragazzo vanta una vittoria al Three-point Contest dell’All-Star Game 2014. I due anni a San Antonio sono probabilmente i migliori della sua carriera: un Win Share di 5.9 nella prima stagione con la jersey degli Spurs da l’idea di quanto il ragazzo fosse importante per la second unit del sistema Popovich,
Dopo la piacevole parentesi di San Antonio (che non ha potuto rinnovare il suo contratto per questioni di salary cap), però, ricomincia il valzer delle casacche: prima a Sacramento e poi a Charlotte, dove intanto si erano ristabiliti gli Hornets, per poi approdare durante l’estate agli Hawks: tutte franchigie in rebuilding. Durante la sessione di mercato di Febbraio è stato tagliato dagli Hawks che hanno finito di smantellare il roster, e qui comincia il nostro racconto.
Dopo essere stato tagliato da Atlanta, infatti, l’ormai 31enne Belinelli ha scelto una sfida molto interessante: i Philadelphia 76ers. Si, i Sixers del “Trust The Process”, i Sixers che fino a due-tre stagioni fa erano sulla bocca di tanti come la Cenerentola della NBA.
Marco ha scelto, da Free Agent, di andare a dare esperienza ad un roster giovanissimo ed interessante, pieno di talenti rampanti come Ben Simmons e Joel Embiid. Durante la sessione di mercato da poco conclusa, infatti, la dirigenza di Philadelphia era sul mercato per cercare di aggiungere uomini d’esperienza in vista della post season, alla quale potrebbero prendere parte dopo diverse stagioni di digiuno.
Detto fatto: Belinelli è, secondo chi scrive, il fit perfetto per la panchina dei 76ers. La guardia azzurra sta giocando una delle sue migliori stagioni a livello statistico: nonostante l’età avanzi e questo cominci a farsi sentire, i numeri sono pressapoco quelli delle stagioni trascorse agli Spurs, periodo che possiamo definire per distacco il migliore della sua carriera.
Ma cosa è ancora in grado di dare il numero #18 alla causa Sixers? Marco ha un grande merito: ha saputo, negli anni, ritagliarsi un ruolo tutto suo, una dimensione che gli ha permesso di dire la sua persino con un fisico “normale” e con un minutaggio limitato, un’identità che è perdurata nonostante lo scorrere inesorabile delle stagioni. Tiratore mortifero, raramente fuori dalle righe, buon interprete dei giochi a due se coinvolto come portatore di palla.
Sicuramente la panchina di coach Brett Brown si attrezza meglio in vista dei playoff, forse completando il tanto decantato “Process” e riaffermandosi come una delle franchigie con più potenziale a roster nella Eastern Conference. Belinelli, oltre a tanta esperienza soprattutto in ottica playoff, aggiunge un certo potenziale offensivo ad una second unit quanto mai giovane ed inesperta. La sua capacità di andare “on-fire” anche con minutaggi molto limitati sarà oro colato per lo staff di Philadelphia, che dà oltretutto un po’ di profondità ad un reparto guardie ancora orfano della prima scelta assoluta al Draft 2018 Markelle Fultz.
D’altro canto questa è un’occasione irripetibile per la guardia azzurra: ritornare a sperare nei Playoff con una squadra giovane che vive in un ambiente finalmente carico di entusiasmo e positività. A 31 anni compiuti, Belinelli può sognare una nuova apparizione ai playoff, magari da protagonista della second unit, proprio come successe a San Antonio, anche se pare lampante che i due roster non siano paragonabili per diversi motivi. Dove arriveranno questi Sixers non possiamo saperlo, quel che è certo è che questa squadra diverte e si diverte e non ha paura di nessuno.

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