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venerdì 16 marzo 2018

Commento Ottavi di finale Europa League

Quello che ci portiamo via dagli ottavi di finale di Europa League è che Aleksander Ceferin, presidente dell'UEFA, ha torto.
Il VAR deve essere implementato in tutte le competizioni ufficiali, da subito.
Ciò che esce dalla bocca degli addetti ai lavori riguardo la tecnologia, in termini positivi o negativi, ha spesso poca rilevanza, perchè può essere condizionato da quello che è il momento, il risultato, il diktat societario: devono essere le istituzioni a prendere una posizione netta e univoca, con il solo intento di facilitare il più possibile l'operato degli arbitri.
Il calcio non è esente dal processo evolutivo e ciò è evidente semplicemente paragonando il ritmo-partita e le situazioni di gioco di quattro match appartenenti a quattro decenni differenti: siamo giunti a una situazione in cui l'arbitro difficilmente riuscirà più a non commettere alcun errore, non per deficienze tecniche o teoriche, ma per limiti umani.
Gianni Infantino, presidente della FIFA, l'ha capito benissimo: è perfettamente consapevole che la prossima Coppa del Mondo vedrà impegnata una banda di arbitri alla prima esperienza con la tecnologia VAR, ma poco importa, siamo stati testimoni negli anni di troppe ingiustizie sportive in competizioni destinate a scandire le epoche per sopportarne altre.
Siamo stanchi di palloni che escono dal campo prima di una rete senza essere rilevati da quell'ambigua figura dell'arbitro di porta (!!) come in Lione-CSKA Mosca, di portieri che intervengono con le mani fuori dall'area di rigore come in Dynamo Kiev-Lazio, di rigori inesistenti al replay ma terribilmente ambigui a velocità reale come in Arsenal-Milan (provate voi a stare al posto dell'arbitro, con la sua velocità di corsa, il suo appannamento, la sua distanza, la sua prospettiva): l'arbitro è una figura che non ha più motivo di essere lasciata sola.
Parliamo di calcio: è stata la serata dei sospiri di sollievo e degli harakiri mancati, un po' su tutti i campi (tranne a Lione).
Il CSKA fa l'impresa che non t'aspetti: il tecnico Goncharenko mette tutti nel sacco con uno stranissimo contesto tattico in cui Wernbloom, probabilmente l'unico giocatore al Mondo in grado di interpretare sia il mediano sia il centravanti, s'alterna tra i due ruoli e il ritrovato Ahmed Musa, poco valorizzato a Leicester, si muove liberamente in orizzontale lungo la linea difensiva francese. Il Lione non ci capisce nulla e ne esce sconfitto sotto ogni aspetto, dimostrando quell'inevitabile limite mentale che un gruppo così giovane e inesperto non può non avere.
Per l'ennesima volta, lo stadio ospitante la finale della competizione non vedrà impegnata la squadra della città d'appartenenza.
Rischia grosso anche lo Sporting Lisbona: dopo aver legittimato la propria evidente superiorità tecnica nella gara d'andata, qualche assenza di troppo e un leggero turnover hanno portato i lusitani a sottovalutare la trasferta di Plzen. I giocatori non sono degli sprovveduti e sono perfettamente consapevoli che una determinata formazione viene schierata in base al livello di pericolosità dell'avversario e dell'impegno: il problema arriva quando la tensione s'abbassa troppo, rischiando imbarazzanti brutte figure come quella sfiorata dai biancoverdi. Ci ha pensato Rodrigo Battaglia a togliere le castagne dal fuoco in pieno recupero di primo tempo supplementare, per una squadra che senza cali di tensione può arrivare molto, molto lontano.
Fun fact: la vittoria del Viktoria Plzen non è sufficiente alla federazione ceca per superare quella svizzera al dodicesimo posto nel Ranking UEFA. I punti di distacco tra le due federazioni rimangono di 00.025, un'inezia.
Roberto Mancini continua a fare terra bruciata, o meglio, terra non coltivata. Lo Zenit San Pietroburgo poteva essere la grande occasione di ripartenza: con il ruolo d'incontrastato Zar, l'ex allenatore dell'Inter ha potuto mettere mano a un portafogli pressoché senza fondo, spendendo oltre 90 milioni di euro tra argentini di innegabile prospettiva e russi di massimo affidamento (ricordando come in Russia vige ancora quell'assurda regola che non permette di avere più di sei stranieri contemporaneamente in campo e che, contrariamente a quello che era l'intento della sua introduzione, ha fortemente limitato lo sviluppo e la crescita dei locali). Risultato? Eliminazione agli ottavi di Europa League e dieci punti di distanza dal primo posto in Russian Premier League. Mancini se ne andrà, forse per occupare il ruolo di CT della Nazionale Italiana, lasciando per l'ennesima volta una società allo stesso livello del suo arrivo.
Vince la programmazione, vincono gli investimenti intelligenti, vince la Red Bull: Lipsia e Salisburgo rappresentano il meglio di quanto una mente umana possa concepire dalla scrivania al terreno di gioco. Il valore potenziale complessivo delle due rose è fantasmagorico: chi vorrà tesserare i vari Upamecano, Werner, Augustin, non dovrà fare nient'altro che seguire l'esempio del Liverpool per Naby Keità, ovvero sborsare una cifra di gran lunga superiore ai 50 milioni di euro, senza che la società d'appartenza abbia concretamente bisogno d'incassare.
Non ho citato i talenti di Salisburgo: Caleta-Car, Hwang, Minamino (senza contare Haidara e Wolff) saranno prima protagonisti dell'imminente Mondiale e poi della prossima Bundesliga. Perchè il loro percorso è appena iniziato.
E le italiane? Tutta questione di episodi: il Milan non trova quelli giusti per rimediare alla brutta prestazione di San Siro, la Lazio non paga a caro prezzo quelli sfortunati dell'Olimpico. L'errore di Rodriguez è più grave di quello di Donnarumma, perchè se quello del portiere italiano è puramente tecnico, quello del laterale svizzero è nient'altro che ingenuo. In un contesto dove si passa da una metàcampo all'altra nel giro di tre secondi, una semplice mano fuori posto può stravolgere totalmente il sottile equilibrio di una qualificazione già in salita: la partita del Milan è finita con il rigore di Welbeck. La Lazio vince una gara senza storia e sulle ali di un benevola urna di Nyon può continuare il proprio percorso: dopo FCSB e Dynamo Kiev, non saremmo male continuare con il CSKA Mosca, decisamente più abbordabile di OM o Atletico Madrid.
Perchè i trofei si vincono anche e soprattutto in questo modo.
Piccola postilla: su sedici match tra Champions ed Europa League, in ben dieci occasioni è passata al turno successivo la squadra che ha disputato la prima sfida in casa.
Il "fattore campo" è solo il modo in cui interpreti la gara in base al regolamento vigente.

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