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giovedì 1 marzo 2018

Jimmy Butler starà fermo dalle 4 alle 6 settimane

È notizia di poche ore fa che Jimmy Butler starà fermo 4-6 settimane per un intervento al menisco. Questo va leggermente a frenare le polemiche partite un paio di giorni fa sulla gestione “scellerata” da parte dei suoi giocatore di coach T. 
Polemiche che, molto sinceramente, non mi trovano d’accordo. 
È necessaria una considerazione preliminare:
Più tempo un giocatore passa sul parquet più esiste la probabilità che il giocatore si infortuni (molto più complesso infortunarsi in panchina, anche se Kanter riuscì nell’impresa)
Detto questo, per puro spirito analitico, mi sono andato a spulciare alcuni degli infortuni gravi occorsi quest’anno, da cui per ora escludo: 
Hayward. 5 minuti in campo. 
Leonard. Sostanzialmente MAI in campo
Lin. UNA partita in campo. 
Dopodichè, inseriamo in lista: 
Porzingis, 48 gare giocate con 32.4 minuti di media. 
Roberson, 39 gare giocate con 26.6 minuti di media. 
Cousins, 48 gare giocate con 36.2 minuti di media. 
Beverly, 5 gare giocate, con 30.2 minuti di media. 
Canaan, 20 gare giocate, 21.1 minuti di media. 
Butler, 56 gare giocate, con 37.1 minuti di media. 
Nella lista, da Porzingis a Canaan hanno avuto TUTTI, TUTTI, infortuni MOLTO più gravi di quello occorso a Jimmy Butler un paio di giorni fa. Tutti, disputando MENO partite, con MENO minuti in campo. Per non parlare dei 3 che sostanzialmente non hanno messo piede in campo e probabilmente hanno, con quei pochissimi minuti, chiuso la stagione. 
Attenzione, quando si “accusa” qualcuno per gli infortuni occorsi ai propri giocatori. Coach T. usa MOLTO i suoi titolari, è vero. Paga il primo infortunio di Derrik Rose, e lo paga dal 28 aprile del 2012. Per la mera cronaca, Chicago era sopra di 12 a 1.24 dal termine. Ai playoff, in Gara 1. Si veniva quindi da qualche giorno di riposo e la gara era fortissimamente indirizzata ma NON chiusa. Quanti di voi avrebbero levato il proprio Leader, sapendo che una bomba avversaria può ancora cambiare l’inerzia del match? 
Forse, ancora oggi Tom Thibodeau non dorme la notte. Nessuno di noi potrà mai sapere cosa sarebbe successo se avesse levato Rose al possesso precedente. Ma nessuno di noi può sostenere con certezza che Rose non si sarebbe rotto quel maledetto crociato la partita dopo, o due partite dopo, o in Finale. Credo però, che tutti noi dovremmo pensarci due, tre, cento volte prima di puntare il dito verso un allenatore, una persona, che avrà sicuramente dei difetti, ma che credo tenga alla salute dei propri giocatori come tutti gli altri allenatori del mondo, non dell’NBA. 
Gli infortuni capitano. Capitano nel basket, nel calcio, nel football, nel tennis, scendendo le scale, attraversando la strada. Fanno parte dello sport e della vita. E quasi sempre sono casualità, dovute a un miliardo di piccolissimi eventi. Se Cousins non avesse sbagliato il tiro libero, non si sarebbe dovuto lanciare per contestare il rimbalzo che gli è costato il tendine d’Achille. Non aiuta mai, pensare a cosa sarebbe successo “se”. È successo, e quando capita dispiace. È anche giusto cercare le cause degli infortuni, e ci mancherebbe altro. Ma è un discorso complesso. È un discorso che viene mortificato, banalizzato, quando si vanno a contare i minuti in campo. Ci si fa male in un istante, per un miliardo di cause. 
Per ora, possiamo tutti tirare un sospiro di sollievo, perché Jimmy sta molto meglio di quanto non temessimo tutti. E, forse, possiamo anche chiedere scusa a Tom Thibodeau. 
Non è colpa sua. 
Se avete un medico in famiglia dirà sicuramente
“Lo sport non fa male solo perché fa malissimo”.
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