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venerdì 30 marzo 2018

Kemba Walker: Proved them wrong again

L'altra notte, Kemba Walker è diventato il Leader All Time per punti segnati con gli Charlotte Hornets. L’ha fatto in una partita persa contro i Cavaliers, è vero. Ma l’ha fatto nella sua seconda Casa, Charlotte. E l’ha fatto a modo suo: dimostrando a tutti che si sbagliavano.
“I just continue to prove them wrong”
“Them”. Loro. Ma non è vero. Non “loro”, ma “noi”.
Tutti noi, ci sbagliavamo.
Non è bastato riuscire ad andare ad un College di primissimo livello pur venendo dal Bronx, dove è molto più facile finire con della droga in mano che all’Università.
Non sono bastati i 130 punti nelle ultime 5 gare al College.
Non è bastato il terrificante step back con cui ha vinto il titolo con UConn, era troppo basso per essere un giocatore d’elìte in NBA.
Scelto alla #9, dietro Irving e Knight nel suo ruolo. Dietro Derrick Williams, Vesely, Biyombo. Preso da una squadra che già aveva una PG, lui ha semplicemente dimostrato che anche chi aveva riposto fiducia in lui non ne aveva riposta abbastanza. In quintetto al posto del titolare D.J. Augustin, infortunato ad inizio stagione. Quel posto da titolare che non doveva essere suo, ma che non ha mai lasciato.
Non è bastato neanche ricevere il primo contratto importante, 48 milioni per 4 anni, nel 2015, perchè c’era chi sosteneva non li meritasse.
Ma Kemba ha continuato, imperterrito, a dirci che sbagliavamo. Due volte All-Star da allora, nonostante quest’anno sia andato in seguito all’infortunio di Porzingis.
L’unico degli 8 scelti prima di lui ad andare all’All Star Game è stato Irving.
Prove them wrong.
Nonostante questo, ha fame. Vuole vincere, non si accontenta. Si è scusato del suo brutto inizio di stagione, addossandosi parte delle responsabilità del non raggiungimento dei playoff per la settima volta nei suoi nove anni di carriera.
Si è preso anche parte della colpa dell'altra notte. Avrebbe voluto giocare meglio. Avrebbe voluto vincere.
La scorsa notte, ancora una volta, ha voluto farci dire che non ce l’avrebbe fatta. Servivano cinque punti a 1 minuto dal termine.
Palla in mano. Passaggio a Batum, Howard blocca lontano dalla palla per fargli prendere una tripla, che entra. Ne mancano solo 2.
Il tempo è agli sgoccioli, ma Kemba non si arrende. Vuole il record, e lo vuole nella sua Casa cestistica.
Il record arriva. Layup vincente per il 118-105.
Per l'ennesima volta, ci siamo sbagliati.
E, finalmente, Kemba si è lasciato andare.
Ha pianto.
E che belle quelle lacrime, a fine partita. Che bella quell’intera città in piedi, ad applaudire. Che bello l’orgoglio della madre, che un po’ ride e un po’ piange, come solo le mamme sanno fare per i successi dei propri figli.
“I’m not supposed to be here. A lot of people from where I come from don’t make it. […] It’s been a long run, this is a huge accomplishment.”
Davvero, Kemba.
Un traguardo bellissimo, un record che potrebbe durare per moltissimi anni.
Un traguardo sottolineato dal Proprietario di Casa, Michael Jordan: “Becoming a Franchise’s all-time leading scorer is a big accomplishment and it’s a testament to his hard work, dedication and passion for the Game of basketball. His effort, leadership and commitment to our team and the city of Charlotte is second to none. I’m proud to have him on our team. Congratulations, Kemba!”.
Complimenti, Kemba.
Hai avuto ragione tu.
Ci sbagliavamo tutti, una volta di più.

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