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sabato 20 ottobre 2018

Danilo Gallinari, quello che è stato, quello che sarà

Danilo Gallinari ha saltato 323 gare nel corso dei suoi 10 anni di NBA. Un’enormità. La scorsa stagione è stato in campo in appena 21 partite. La prima cosa che viene in mente, quando si pensa al Gallo nella NBA, oggi è la parola “infortuni”. Non i 39 punti (7-11 da tre) in maglia Nuggets, che schiaffò in faccia alla difesa dei Dallas Mavericks nel 2012, con interpretazioni in spot-up alla “Chris Mullin”. Non i due “quarantelli” del 2015 (40 contro i Magic e 47 contro i Mavericks) in modalità “in-your-face” o il passaggio dietro-schiena sulla riga di fondo a Faried in contropiede-secondario (uno degli assist più spettacolari degli ultimi anni).
Stiamo parlando di uno degli attuali migliori tiratori di liberi della lega. Di un giocatore che è stato capace di viaggiare a quasi 20 punti di media in stagione (2015-2016) e che ha oltre 15 di media in carriera. Lo puoi apprezzare o meno, Gallinari. Condividere o meno il suo approccio alla Nazionale. Non tutti possono dire di aver fatto ciò che ha fatto lui a livello NBA (quando ha giocato).
Però la carriera del Gallo è costellata di (parecchie) ombre. A 30 anni, si può affermare con discreta certezza. Il motivo è semplice. Il “non essere incline agli infortuni” deve essere visto come una caratteristica che conta più della precisione al tiro, del ball-handling, della visione di gioco. E questo Danilo lo ha pagato. Ha dimostrato di poter essere un All-Star (per quello che significa il termine) in una singola gara. Può recitare da “re per una notte”.
Certo, trattasi di 2.08 con gran mano da tutte le posizioni, notevole senso del canestro e capacità di costruirsi il tiro dal palleggio. Mai un mostro di esplosività, ma abbastanza forte fisicamente per assorbire i contatti in entrata. Caratteristiche di una “stretch-4” dal “confortante” avvenire. Potenzialmente. Stanotte, contro i Thunder, ne ha messi 26 in 26 minuti di gioco. Alcuni tiri dalla media con l’uomo addosso (da fermo) sono sembrati degni del miglior Carmelo Anthony. Ma si sa, e la stagione dura ben 82 partite (play-off esclusi).
Nei primi 10 anni di carriera, Gallinari è stato un talento a cui gli infortuni hanno negato la possibilità di dimostrare continuità di prestazioni sul medio-lungo periodo. Spero che si sia messo questi 10 anni alle spalle. Che rimanga sano. Che faccia anche 1-20 dal campo, ma che la parola “campo” possa diventare una costante del suo vocabolario.

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