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giovedì 18 gennaio 2018

La legge di Anfield

Ci voleva Jurgen Klopp per costringere Pep Guardiola e il suo Manchester City alla prima sconfitta in Premier League, la seconda in stagione dopo la battuta d'arresto subita in Champions League per mano dello Shakhtar Donetsk, ininfluente però per la qualificazione agli ottavi. Klopp ora è in vantaggio negli scontri diretti con Guardiola: dopo la partita della settimana scorsa sono 6 le vittorie del tedesco, in dodici confronti diretti giocati tra Bundesliga e Premier League.
Andiamo ad analizzare quali sono state le chiavi tattiche che hanno permesso al tecnico tedesco di mettere sotto una delle squadre più forti d'Europa, almeno per una settantina di minuti.

Pressing alla tedesca
Aggressione e ri-aggressione sono i cavalli di battaglia delle squadre di Klopp da sempre, e il Liverpool durante la partita non ha difettato in intensità durante queste situazioni. Per settanta minuti i Reds sono riusciti a minare le certezze del Manchester City, a partire dalla costruzione bassa, giocata coinvolgendo anche l'incredibilmente dotato Ederson.

Il Liverpool è rimasto alto ai limiti dell'area di rigore avversaria, con la linea di difesa che si è alzata sistematicamente per comprimere gli spazi tra i reparti. Roberto Firmino era il primo muro posto da Klopp tra i due centrali di difesa e il playmaker Fernandinho. In questo modo, Stones e Otamendi non potevano giocare a schermo col brasiliano per attirare gli avversari davanti, ma erano invece costretti a girar palla sugli esterni. Per capire quanto era importante per Klopp tenere Fernandinho fuori dal gioco del City, basti guardare alla posizione alta di Can, ben oltre le due mezzali del Liverpool, ad impedire un controllo tranquillo all'avversario, nel caso fosse riuscito a ricevere comunque palla.

La posizione delle ali Salah e Manè era inizialmente stretta, a proteggere ogni tentativo di imbucata centrale verso le mezzali avversarie o verso l'unica punta Aguero. I due facevano una fatica immensa, infatti poi uscivano forte sui terzini quando questi erano in procinto di ricevere il pallone ai margini della linea laterale, costringendoli così o a forzare la giocata in avanti o a perdere metri di campo. Alle spalle delle ali Wijnaldum e Oxlade-Chamberlain restavano comunque in marcatura a uomo sui loro omologhi, De Bruyne e Gundogan, e allo stesso modo i terzini Robertson e Gomez seguivano le ali Sterling e Sanè.

L'efficacia di questo meccanismo, eseguito da tutti alla perfezione con il rispetto dei tempi d'uscita e delle distanze corte, è testimoniata anche dai numeri. Prima di questa partita, il Manchester City ha concesso una media di 8.3 recuperi palla nella propria metà campo, mentre il Liverpool ne ha raccolti 20, più del doppio. Gli uomini di Guardiola hanno ridotto dell' 11,8% il numero di passaggi giocati con successo in ogni zona; ma soprattutto il Liverpool ha costretto i propri avversari a giocare nella propria metà campo più di quanto fossero abituati a fare: dopo aver giocato nelle 22 giornate precedenti una media di 331 passaggi a partita nella propria metà campo ieri il City ne ha giocati 125 in più.

L'importanza delle seconde palle
La tattica che il Liverpool ha usato per forzare la mano al Manchester City ha generato un grosso numero di palle contese. Se c'è un fondamentale nel quale il calcio di Klopp è ancora più adatto al campionato inglese di quello di Guardiola è proprio nella conquista delle seconde palle. In pratica tutti i gol dei Reds sono nati da una situazione del genere.

Il gol dell'1-0, segnato dal Liverpool dopo soli 8 minuti, nasce da una palla contesa sulla quale si fionda Oxlade-Chamberlain, la cui corsa in conduzione lascia sul posto Delph e prende in controtempo Otamendi, che si stava allargando per andare a coprire Salah. Il gol del Liverpool per il momentaneo 2-1, quello che segna l'inizio dei dieci minuti più folli di tutta la partita, con i Reds a segno altre 2 volte, nasce proprio da una situazione del genere: le due mezzali Wijnaldum e Chamberlain mangiano letteralmente De Bruyne su una palla rimasta a metà sulla trequarti del Liverpool dopo un duello di testa tra Sanè e Robertson. Il gioco a due tra le due mezzali dei Reds libera Chamberlain alle spalle del centrocampo del Manchester City, che può così giocare un filtrante in profondità sulla corsa di un compagno.
In molti hanno sottolineato la gravità dell'errore di Stones, reo di aver perso un duello fisico con un giocatore sulla carta più leggero come Firmino. Ma forse è perfino più grave la superficialità di Otamendi che, convinto di un ipotetico vantaggio del compagno, non ha rincorso Firmino all'indietro, preferendo andare in copertura verso la porta.

Quattro minuti dopo questo episodio, Salah ha conquistato ancora palla in pressione su Otamendi e ha permesso a Manè di scagliare il suo sinistro vincente nel sette alla destra di Ederson. Infine, al sessantesimo, Salah ha siglato personalmente il 4-1 beffando Ederson con un pallonetto, dopo un'uscita precipitosa e una giocata di piede scadente del portiere, forzata però ancora una volta da una palla vagante riconquistata da Wijnaldum.

Il Liverpool ha vinto la maggior parte dei duelli e lo ha fatto in tutte le zone del campo: 32 tackle vinti a 24, 20 intercetti a 9, 24 palle rubate a 18. Il City ha avuto una netta superiorità solo nei duelli aerei e principalmente grazie a Otamendi e Fernandinho. Ma quando la palla colpiva terra, era quasi sempre un giocatore vestito di rosso ad arrivare per primo.

Il lavoro delle mezze ali
La partita del Liverpool non è stata solo caratterizzata dal calcio "Heavy metal" che piace tanto al suo allenatore. Negli otto minuti che hanno portato al gol di Chamberlain, il Liverpool ha avuto il vantaggio nel possesso palla e nella percentuale di passaggi riusciti. Anche se è arrivato a inizio partita, il primo gol ha rotto l'equilibrio e ha finito per cambiare i piani dei due allenatori. Il Liverpool però ha continuato a determinarne il contesto, abbassandosi e controllando gli spazi.
La circolazione bassa del Liverpool aveva lo scopo di liberare uno tra Wijnaldum e Chamberlain alle spalle di Gundogan e De Bruyne, ma i Reds non hanno disdegnato il calcio lungo direttamente sulle punte, anche senza pressione avversaria, proprio per incrementare quelle situazioni di palla contesa nella trequarti avversaria. In questi frangenti, la forza delle mezzali, con la loro capacità di accorciare continuamente in zona palla, si è rivelata fondamentale.
Chamberlain ha costantemente riempito l'area di rigore avversaria. Lui e Wijnaldum hanno alternato movimenti incontro per ricevere il pallone a movimenti interno-esterno, per liberare spazio centralmente e permettere alle punte di essere servite. Se in fase di non possesso sono stati decisivi per negare spazi centralmente, soprattutto alle mezzali avversarie, in fase di possesso hanno semplificato l'avanzata del pallone lungo le catene laterali.

Meccanismi difensivi impeccabili
La partita del Liverpool è stata disciplinata in ogni contesto, anche nelle fasi di difesa statica, notoriamente una delle più problematiche per questa squadra. Il Liverpool è sempre riuscito a restare compatto, si coperto al centro ma con costanti scivolamenti in zona palla

Le uscite dei centrocampisti o dei difensori sono state coperte sempre con efficacia: quando la mezzala saliva a coprire il pallone, Can si muoveva lateralmente sul lato forte e lo stesso movimento era eseguito dalla mezzala opposta. Allo stesso modo, quando un terzino usciva sull'ala per evitare di essere poi puntato, tutta la linea di difesa si muoveva lateralmente per compensare. Per il portatore di palla del City è stato molto complicato avere la visuale libera, sia per giocare il pallone filtrante, che per cercare l'ala in isolamento contro il terzino con un cambio di gioco. Più in generale, le rotazioni tra mezzala, ala e terzino dei Citiziens si sono rivelate efficaci e gran parte del merito va forse attribuito al lavoro oscuro operato da Emre Can. Il turco-tedesco, che potrebbe arrivare prossimamente in Italia (sponda Juventus), oltre a sfiancarsi nel lavoro di raddoppio su Fernandinho, nelle zone basse di campo ha lavorato come un vero e proprio battitore libero davanti la difesa, assorbendo gli inserimenti degli avversari nei mezzi spazi.

La bontà della prova di Can è stata ancora più evidente dopo la sua sostituzione con Milner. Nei dieci minuti finali, il City ha segnato due gol che hanno rimesso in piedi la partita, e in entrambe Milner si è eretto a protagonista negativo. Prima ha bucato l'intervento in tackle, finendo per sguarnire la zona davanti la difesa e per favorire il gioco a due tra Gundogan e Aguero, che ha portato al gol di Bernardo Silva. Poi Milner non ha assorbito il contro-movimento di Gundogan, che si è inserito nello spazio liberato dall'arretramento di Sanè, che aveva trascinato con sè Lovren. Gundogan ha poi siglato il gol del 4-3 finale.

Al Manchester City non è riuscito il miracolo. In stagione le era già capitato sette volte di ribaltare una situazione di svantaggio: un'impresa difficile da spiegare ad un livello così competitivo. Una battuta di arresto su un campo dove i Citiziens non vincono dal 2003 era preventivabile e, guardando alla classifica, persino sopportabile. Guardiola può dormire insomma sonni tranquilli, anche se il Liverpool è riuscito forse finalmente a rispondere al dilemma su come si batte questo City, ma quante squadre hanno i mezzi per replicare una partita del genere?

La sfida di ieri è stato uno spt eccezzionale per il rinnovamento tattico che la Premier League ha iniziato lo scorso anno, e che ora sta iniziando a dare i suoi frutti. Due tecnici all'avanguardia come Guardiola e Klopp sono riusciti a offrire uno spettacolo a livello tattico di alto livello, pur nel contesto caotico e squilibrato tipico della Premier League, che ancora costituisce parte del suo fascino.
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