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martedì 2 gennaio 2018

Mirotic e la resurrezione dei Bulls

L'avvio dei Chicago Bulls, abbandonati anche dal beniamino casalingo Wade e dal disfunzionale Rondo, è stato qualcosa che, sportivamente parlando, veramente ha rasentato il dramma: 3 successi e 20 sconfitte nelle 23 di regular season per un disastroso ultimo posto ad est. Poi nelle ultime 14 partite c'è stata un inversione di tendenza con 10 vittorie e soltanto 4 sconfitte.
La resurrezione dei Bulls, stando alle parole di coach Hoiberg e ai numeri del campo, ha un nome e un cognome: Nikola Mirotic. Il cestista di origine montenegrina, dopo aver saltato l'inizio della stagione per una frattura facciale dopo una rissa in allenamento con il compagno Bobby Portis, è tornato a livelli spaziali portando questa squadra ad un record positivo con lui in campo. In alcune interviste Hoiberg non ha altro che parole d'elogio per il suo giocatore: " Niko ha portato una grande fiducia a tutti i compagni. Ora tutta la panchina lo segue quando effettua giocate importanti, tutti i ragazzi esultano assieme in campo dopo le azioni più belle...ci sta facendo diventare un gruppo affiatato. Mirotic del resto è sempre stato abituato a gestire la pressione nella sua carriera, e avere un uomo con la sua esperienza è utile e decisivo per la crescita dei tanti giovani di talento che abbiamo in squadra. Quando hai dei giocatori come lui, che sanno dare confidenza alla squadra, ne beneficia logicamente tutto l'ambiente".
La risalita dei Bulls è passata un po' sottosilenzio in queste ultime settimane, dopo un avvio di stagione davvero tragico, ma questa streak era comunque più probabile del ruolo di mentore di Mirotic per questi giovani Bulls: Niko è un giocatore sanguigno, spesso difficile da gestire, e anche l'incidente con Portis lo dimostra: eppure, paradossalmente, ciò ha fatto del bene alla squadra, che si è unita decisamente da quel momento, e ora i due stanno trovando grandi risultati personali e sono i fari dell'ambiente, dopo essersi riappacificati. Questo lo dice Kris Dunn, altro giocatore che sta trovando continuità dal ritorno di Mirotic: "Hanno riportato l'energia e la positività nel gruppo. Stanno giocando bene vicendevolmente: una volta ci fa vincere Portis, una volta ci fa vincere Niko. Siamo orgogliosi che tutti e due siano tornati al meglio".
Mirotic è semplicemente orgoglioso di essere divenuto, alla terza stagione a Chicago, il mentore di questo gruppo di giovani talenti: a questo punto della sua già lunga carriera, ha confessato di essere mosso dalla più grande passione per il gioco che abbia mai provato. I numeri del resto sono tutti dalla sua parte: Mirotic segna 18.3 punti e piglia 7.3 rimbalzi a serata (tutti e due i dati sono per lui career high). Inoltre sta tirando con il 50.3% dal campo e il 46.6% da tre (mai così bene in carriera).
Andiamo allora a spulciare le sue confessioni riguardo questo periodo d'oro suo e dei Bulls: " Sto cercando semplicemente di giocare con molta fiducia nei miei mezzi, e di prendere le cose in maniera più rilassata. Dopo il litigio con Bobby mi sono guardato dentro e ho capito che avrei dovuto cambiare atteggiamento... ed è ciò che sto cercando di fare. Anche in difesa sto giocando con maggiore energia e concentrazione: non sono mai stato così innamorato del gioco come in questo momento. Ho ancora tanto da migliorare, ma ho voglia di farlo come mai prima".
I supporter dei Bulls lo adorano, e lo acclamano dopo ogni sua giocata decisiva, mentre i compagni lo vedono come punto di riferimento. E, come ha detto ancora Dunn, è utile per tutti avere un giocatore che capisce così bene il basket e i suoi fondamentali d'orchestra. Mirotic ne è lusingato e dice ancora:"E' incredibile vedere tutti i giocatori in panchina divertirsi dopo ogni giocata e fare casino. Prima invece l'ambiente era troppo nervoso: in allenamento le cose andavano bene, ma non riuscivamo a mantenere la stessa qualità del gioco anche durante la partita. Ora invece la situazione è radicalmente diversa: entriamo in campo con tanta energia, e non stiamo ad attendere la partita ma aggrediamo gli avversari con un cipiglio leonino, questo è il grande cambiamento di attitudine che abbiamo mostrato".
E, a chiudere gli elogi, è chi li ha cominciati, Fred Hoiberg: "La cosa migliore del suo gioco, per adesso, non è tanto la qualità dei suoi tiri: è sempre stato un giocatore clutch, uno che può pigliarsi responsabilità quando la palla scotta. Ma, complessivamente, ha elevato globalmente il suo ruolo in campo: fa tante piccole cose che non vanno in tabellino, ma che iniettano dosi enormi di morale ai compagni. Segna, prende i rimbalzi, difende con continuità: tutto il suo gioco è migliorato, e ciò sta trascinando l'ambiente a questi meravigliosi risultati".
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