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giovedì 4 gennaio 2018

Gattuso racconta la finale di Berlino 2006

"appena arrivati allo stadio di Berlino mi sento i crampi allo stomaco. Non so quante volte sia andato in bagno prima di scendere in campo, credo una trentina. Per rimediare alla temperatura che saliva poi, decido di ricorrere ad un vecchio ma efficacissimo rimedio: un cubetto di ghiaccio proprio lì in mezzo... Ma appena sento l'Inno, mi passa tutto. Mi carico, sono orgoglioso, orgogliosissimo di essere italiano. Tempi regolamentari, supplementari, niente di fatto: si va ai calci di rigore. Un'altra volta, l'ennesima volta. Basta, non ne posso più. Sono stremato, ho una fifa incredibile. Partono i tiri, non li guardo, resto fuori dal campo girato verso il pubblico, litigando con il quarto uomo che mi vuole fuori dai piedi. Noi li segniamo tutti, per i francesi sbaglia ancora lui: Trezeguet. Traversa! Arriva l'ultimo tiro, quello di Grosso. Rincorsa, tiro...reteee! Siamo campioni del Mondo! Non ci credo, comincio a correre come un matto, vado da Lippi e gli urlo di tutto in faccia. Non chiedetemi cosa...Di quella notte ho un vuoto di memoria di dieci minuti. Dal gol di Grosso alla premiazione non ricordo nulla, se non tante immagini confuse nella mente. Solo quando ci chiamano sul palco realizzo che abbiamo compiuto un'impresa indimenticabile. Prendo la coppa tra le mani, la bacio e gli sussurro:"Quanti km mi hai fatto fare per venire da te!"
Nello spogliatoio è un macello, musica napoletana a tutta grazie al mio iPod e al mega altoparlante di Materazzi. Mezzi nudi, a bere e cantare come matti. E' un delirio, un'onda azzurra che si scatena contro tutto e tutti. Arrivano pure le autorità a farci i complimenti, e quando si presenta il Ministro dello Sport Giovanna Melandri, gli cantiamo: "Oh le leeè, Oh là laaà...Faccela..." Con lei imbarazzatissima di fronte a un branco di uomini in mutande fuori di testa. La festa continua tutta la notte, e chi dorme...
A tarda notte mi metto a rivedere, per la prima volta i rigori. Ogni volta che li guardo, dopo il gol di Grosso, mi viene la pelle d'oca alta tre centimetri. Al ritorno in patria, saliamo su un pullman scoperto e per ogni strada che imbocchiamo, sentiamo "Popopopopopopo", diventato oramai l'inno del Mondiale. Gente impazzita, tutti che si abbracciano, ci ringraziano, persone che salgono sul tetto delle proprie automobili sfasciandole. Poi al Circo Massimo raggiungiamo l'estasi dei sensi, mai viste così tante persone tutte insieme in vita mia. Quando suona l'inno d'Italia è una sola grande voce: grazie a noi, almeno per quel giorno, l'Italia è un Paese unito.

GENNARO GATTUSO
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