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mercoledì 6 marzo 2019

Uragano sul Bernabeu, l'Ajax elimina i Blancos

Il Real Madrid ha finito la stagione, ebbene si uscito dalla coppa del Re, a 12 punti dal Barcellona primo in campionato e adesso fuori dalla Champions League per mano di uno splendido Ajax.
Se vogliamo andare a trovare una fotografia della stagione e del match basta andare all '83 con Benzema che recupera palla, la passa ad Asensio che gliela restituisce, ma il francese solo davanti la porta scivola e non riesce a controllare la sfera.
Questa potrebbe essere la fine di un ciclo, ma la disfatta del Real non deve togliere i meriti a un grande Ajax, che ha giocato da grande squadra.
Gli olandesi hanno inflitto una lezione di calcio ai campioni d'Europa in carica.
Hanno letteralmente preso a pallonate i Galacticos.
All'andata si era già visto molto, stasera abbiamo visto tutto il resto.
D'altronde non tante squadre si possono permettere di andare a fare la partita e segnare 4 gol al Bernabeu.
Ma ciò che salta principalmente all'occhio è la qualità della formazione olandese, che comunque non scopriamo oggi.
Il pensiero filosofico dell'Ajax è ben noto da decenni e i De Ligt, i van de Beek, i Frankie de Jong e i Mazraoui di oggi rappresentano solamente la punta dell'iceberg nell'enorme mole di talento sviluppata dal settore giovanile di questa squadra.
Il passo in più che ha fatto L'Ajax quest'anno, è stato aprirsi al proprio intrinseco radicalismo.
Questo ha permesso in estate l'arrivo di Dusan Tadic e Daley Blint, che si sono rivelati gli acquisti più costosi nella storia del club e in totale controtendenza rispetto al classico modus operandi della società Ajacide: giocatori consolidati, economicamente rilevanti, ma soprattutto con un notevole bagaglio d'esperienza internazionale.
Il calcio di Ten Hag è un calcio moderno, che funziona e incanta per intensità e modo di giocare.
Avendo dato i giusti meriti alla società olandese, adesso è tempo di approfondire un'altra sfumatura del 1-4 maturato al Bernabeu.
Il Real Madrid questa settimana ha perso tutto, perdendo tre volte nelle mura amiche.
Due delle quali con situazione di partenza vantaggiosa (coppa del re e Champions League) a cui va aggiunto anche lo sbandamento con il Girona (1-2).
Dal mio punto di vista l'errore è stato non dare il via in maniera decisa ad un rinnovamento generazionale.
I Galacticos non esistono più, sono morti con la partenza di CR7.
Non serve più, oggi, qualcuno che gestisca i pochi campionissimi rimasti, ma una figura professionale che possa accompagnare l'enorme potenziale che racchiude la rosa madridista, per mezzo di idee e miglioramento quotidiano.
Fa male probabilmente dirlo, ma il Real Madrid di oggi non è più quello di Sergio Ramos e Modric, ma quello dei ragazzi giovani, e prima lo si accetta prima si tornerà a competere per i grandi obiettivi.
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