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lunedì 2 luglio 2018

Mondiali 2018: Russia e Croazia ai quarti



Russia - Spagna
Quando ho dovuto approcciare alla Russia nella mia Guida a Russia 2018, la locuzione che ho  utilizzato per riassumere la selezione di Cherchesov si è rivelata: “Tiri da fuori, calci piazzati e tante preghiere”.
Questo perchè ha basato l’intera preparazione mondiale sul contesto tattico visto oggi in campo, definito fondamentale da grande densità nella propria trequarti di campo e (sporadiche) ripartenze, voluto fondamentalmente a limitare i propri difetti sotto il profilo del dinamismo (soprattutto difensivo) e tecnico. 
È chiaro che quanto visto durante la fase a gironi ha un po’ sorpreso tutti perchè, di fronte a avversari complessivamente inferiori, la selezione russa, un po’ per merito del proprio CT un po’ per casistica fortunata, ha alzato tono tecnico e densità complessiva nella seconda metà di campo, sacrificando parte dell’integralismo difensivo che poco aveva prodotto nei mesi precedenti.
Oggi, contro il modello filosoficamente opposto, non vi erano altre possibilità che ritornare ad alzare le barricate, soprattutto contro un avversario che a Luglio non può avere quella brillantezza che un sistema di gioco di totale dominio del possesso richiede.
Appare difficile arrivare ad affermare o meno se le qualificazione russa ai quarti di finale sia meritata o meno.
Sicuramente, quando un successo arriva su queste basi, il demerito degli sconfitti è superiore al merito dei vincitori.
Il problema della Spagna non è il modello filosofico che porta avanti, perchè in condizioni ottimali dal punto di vista mentale e atletico non ci sará mai storia: quando a un superlativo livello tecnico si abbinano movimento senza palla, giro palla veloce e combinazioni rapide nessuna squadra è in grado di opporsi, nemmeno con il più antico catenaccio rocchiano. 
La Spagna continuerà a essere la principale scuola calcistica contemporanea e a esportare nel mondo concetti di gioco e addetti ai lavori.
Tuttavia, per evitare situazioni come quella odierna in cui alla fine ci si ritrova a doversi affidare al caso della roulette (oggi persino russa), serve cominciare a pensare perlomeno di avere un piano B a portata di mano. Se non si riesce a garantire velocità di manovra, se non si ha la forza mentale di trovare la giusta sincronia nei movimenti per disorganizzare l’avversario, bisogna avere i mezzi per mettere il confronto sullo stesso piano, aumentando il peso in area di rigore, il grado di duello fisico nei metri che contano, bypassando le difficoltà con maggior frequenza di conclusioni dai venti metri, perchè tanto la qualità dei singoli spagnoli sarà comunque superiore anche modificando temporaneamente lo stile di gioco.
Si parla di Roberto Martinez, attuale selezionatore del Belgio, come favorito per la panchina delle Furie Rosse (ovviamente a Mondiale concluso): l’allenatore spagnolo divenne famoso ai tempi del Wigan proprio per aver ideato un sistema di gioco che eludeva le difficoltá in fase di costruzione della squadra con una più alta frequenza di tiri dalla distanza, con risultati sorprendenti. Non posso affermare con certezza che sia proprio Martinez l’uomo giusto per il movimento iberico, ma aggiungere una virgola di versatilità in più a questa squadra potrebbe portare a una nuova età dell’oro per il calcio spagnolo, perchè è difficile trovare altre criticità a un movimento che ha solo da insegnare. 
Le uniche certezze dal risultato di oggi sono l’eliminazione di una delle favorite e la strada ancor più spianata verso la finale per l’Inghilterra...Croazia permettendo.
Croazia - Danimarca
È difficile trovare le parole adatte per descrivere questo tipo di partita.
Da un punto di vista tattico, la sfida tra Croazia e Danimarca é durata poco più di mezzora.
I due gol in avvio, pressochè speculari da un punto di vista della modalità con cui si sono sviluppati, cioè da indecisioni ed errori dei difendenti, hanno subito dato un significativo campanello d’allarme alle due squadre: massima attenzione alla fase di copertura e poi se caviamo qualcosa davanti tanto meglio.
È evidente che non ne scaturisca la partita più emozionante del torneo.
Se la Danimarca grossomodo mantiene la propria identità, fornendo anche delle discrete combinazioni nella metà campo avversaria, è soprattutto la Croazia che subisce un’involuzione nella fase di possesso, soprattutto nella capacità di scardinare l’organizzazione difensiva della Danimarca.
Del resto però, pensandoci bene, forse siamo stati un po’ troppo influenzati dal circo mediatico che accompagna il gruppo di Dalic. La selezione croata sicuramente abbina qualità tecnica a profondità di rosa, soprattutto dalla mediana in avanti, ma se andiamo ad analizzare con estrema lucidità il cammino in questo Mondiale vedremo che, alla fin fine, solamente la vittoria all’esordio ha pienamente convinto. Il roboante successo sull’Argentina è nato dalla papera di Caballero, che poi ha permesso l’apertura di ampie praterie da poter attaccare. Allo stesso modo, la vittoria sull’Islanda è arrivata dalla disperata necessità dell’avversario di trovare la rete della qualificazione. Ciò non significa che la Croazia sia una pessima squadra, tutt’altro, semplicemente potrebbe essere stata sopravvalutata sotto il profilo del gioco (e di conseguenza dipendere molto più di quello che si pensi dall’episodio o dalla giocata del singolo).
Difatti, anche il confronto contro i danesi si sarebbe potuto decidere proprio in virtù dell’episodio, ovvero dalla palla persa di Eriksen in mezzo al campo e dalla conseguente imbucata centrale di Modric per un involato Ante Rebic, non fosse stato per l’errore dal dischetto successivo.
È chiaro che la selezione croata susciti in molti simpatia ed empatico supporto: detto questo, a differenza di quanto visto nella partita precedente, qualunque esito dei calci di rigore avrebbe comunque eliminato ingiustamente l’una o l’altra contendente, perchè alla fine il confronto tra Croazia e Danimarca non ha avuto un vero e proprio padrone.
Certamente, la squadra di Dalic ha maggiori possibilità di arrivare fino a fondo, a maggior ragione di una parte di tabellone alla portata.

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