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mercoledì 4 luglio 2018

L'Inghilterra batte la Colombia ed è tra le migliori 8

L’Inghilterra per vincere ha bisogno di essere perfetta.
La squadra di Southgate ha fatto un passo indietro sotto il profilo dello sviluppo della manovra, soprattutto ha indebolito l’immagine, costruita nella prima fase, di gruppo con diverse soluzioni per poter colpire l’avversario: questo potrebbe rendere più complesso il quarto di finale contro la Svezia, squadra che ti costringe a passare attraverso movimenti disorganizzativi e velocità di giocata.
Probabilmente la consapevolezza di poter comunque risolvere in qualunque momento la partita per merito del proprio atletismo ha un po’ troppo compiaciuto gli inglesi, soprattutto in un match dove l’avversario ha risposto colpo su colpo nei vari duelli fisici intrapresi nel corso della gara.
La squadra in realtà ha risposto discretamente bene nelle situazioni di transizione negativa, uniche vere e proprie situazioni in cui si richiedeva attenzione difensiva. Del resto la Colombia, soprattutto a causa dell’assenza di James Rodriguez, unico e inimitabile leader tecnico dei Cafeteros, ha tagliato la testa al toro, agendo quasi esclusivamente in ripartenza e accettando con grande coraggio il continuo confronto muscolare con l’avversario. Questa strategia dà e toglie alla formazione di Pekerman, portando inizialmente molti cartellini gialli e contatti al limite del consentito (od oltre, come in occasione del vantaggio inglese) per limitare la principale arma degli inglesi, ma alla fin fine si rivela produttiva, non solo per la modalità con cui è nato il pareggio di Yerri Mina, ma anche perchè induce mentalmente l’avversario a non considerare soluzioni alternative e più produttive.
È mancata soprattutto la soluzione sulla trequarti per i Three Lions, con Dele Alli e Lingard, ma anche Sterling, inglobati e intimoriti da una partita maschia e oggettivamente bruttina.
La Colombia rappresenta comunque un rimpianto, perchè alla fin fine, per quanto falcidiata dall’assenza del suo calciatore più importante, ha dato l’impressione di poter sviluppare una manovra discretamente fluida con la presenza in campo di elementi abituati a trattare il pallone, come Uribe e Muriel: detto questo, occorre considerare come il momento di maggior slancio per la squadra di Pekerman sia coinciso con il periodo successivo all’insperato pareggio finale, per cui è facile che in realtà sia stato il lato mentale a fare veramente la differenza in questa fase, più che un discorso puramente tattico.
Sicuramente, la bilancia della fiducia e della consapevolezza di andare oltre ogni difficoltà pende dalla parte degli inglesi che, fin da bambini, hanno visto i propri beniamini perdere sistematicamente dal dischetto.
Saranno anche sciocchezze per nostalgici ma, in un gruppo che vive in isolamento da quasi un mese, una vittoria con queste premesse e con queste modalità potrebbe amplificare sensazioni molto positive.

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