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martedì 3 luglio 2018

Belgio ai quarti col brivido

Il Belgio riesce ad andare oltre i propri enormi difetti e approda ai quarti di finale, nei quali non ci saranno fisicità o estemporaneità a cui potersi appellare.
Per chi mi ha seguito in questo Mondiale (e che ha letto la mia Guida a Russia 2018), la descrizione dei problemi dei Belgian Red Devils risulterà fin troppo prolissa.
Anche oggi, la squadra di Martinez si è rivelata tanto inconsistente sotto il profilo della manovra quanto impreparata nella transizione negativa, perlomeno fin quando la partita si è mantenuta con una parvenza di normalità.
A preannunciare la rete del primo vantaggio giapponese nella sua modalità ci ha pensato la storia. I problemi in posizionamento e gestione degli spazi da difendere si trascinano in questo gruppo fin dalla rete di Giaccherini a Euro 2016. In questo torneo, come si ricorderanno i miei irriducibili lettori, una situazione simile capitò nella partita d’esordio, quando il terzino panamense Murillo si ritrovò solo davanti a Courtois a causa di una pessima lettura di Vertoghen in occasione di un cambio di campo.
Il sistema tattico impostato da Martinez richiede grande attenzione e sacrificio a profili che sono poco propensi a dare continuità sotto questi aspetti, soprattutto dal punto di vista difensivo.
Accade così che la squadra sia particolarmente vulnerabile in ampiezza e nelle seconde palle, proprio perchè nè gli esterni nè i due mediani hanno la tenuta mentale per aiutare con puntualità in fase di non possesso.
È chiaro che questa squadra ieri aveva due grande punti di forza: abilità tecnica e, soprattutto, netta supremazia fisico-atletica.
Martinez punta inizialmente sul primo fattore, ma l’encomiabile lavoro in copertura e pressione e le idee chiare in fase di palleggio hanno reso il match molto più equilibrato di quanto si potesse pensare.
A situazione quasi compromessa, l’allenatore spagnolo ha avuto il merito di alzare notevolmente il livello fisico della formazione con gli ingressi di Fellaini e Chadli e, complici le indecisioni e l’incoscienza degli avversari, è riusciuto a riportare la partita dalla propria parte.
Inspiegabile la scelta di un elemento esperto come Honda a trenta secondi dai tempi supplementari. L’eccessiva ambizione sugli sviluppi dell’ultimo corner della partita (di un elemento comunque piuttosto soggetto a questo tipo di virtù) ha esposto la squadra al fatale contropiede finale.
In ogni caso, i migliori in campo devono essere tra i Samurai Blue. Osako è un centravanti incredibile. Nonostante caratteristiche fisiche puramente nella media, il centravanti del Werder vince nettamente ogni duello con il rispettivo marcatore, non sbagliando praticamente alcun appoggio. Non sarà un cecchino, ma come lavora lui senza palla veramente pochi al Mondo.
Grande prestazione anche per la coppia difensiva nipponica, soprattutto nella figura di Yoshida, dominante nei confronti di Lukaku.
È mancata nel finale l’intelligenza tattica di Shibasaki, mediano che in Spagna ha migliorato notevolmente anche il suo apporto alla manovra: la sua sostituzione ha pesato più del previsto.
Per quanto riguarda il Belgio, prestazione sottotono per gran parte della squadra.
A Lukaku va dato il merito per il velo in occasione del terzo e definitivo gol, ma per il resto si conferma tremendamente condizionato dalla pressione, incapace di concretizzare occasioni che, in contesti meno provanti, avrebbe sfruttato a occhi chiusi: per il momento, rimane un centravanti da 20/25 inutili gol.
De Bruyne rimane soffocato in un ruolo troppo cognitivamente impegnato per un giocatore così decisivo e determinante negli ultimi trenta metri.
Hazard si salva con l’assist al bacio per Fellaini, dopo aver alzato i toni nei giorni scorsi accostandosi a Messi e CR7.
Fellaini rimane nella considerazione che lo accompagna da un decennio: brutto, antipatico ma tremendamente utile in ogni situazione.
Arriva il Brasile: si salvi chi può.

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