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mercoledì 19 settembre 2018

Champions League: Pazza Inter, Napoli scarico

Il primo Martedì di Champions League non ha regalato sconti e rischia già di essere ricordato come quello decisivo. Inevitabile partire dallo scialbo pareggio del Napoli in terra serba. Il fatto che la Stella Rossa avesse impoverito il livello tecnico della competizione con la propria qualificazione era già stato sottolineato al termine della nostra cavalcata dei preliminari estivi. Del resto, il tecnico Milojevic non è uno sprovveduto ed è sempre stato consapevole di non avere un gruppo adatto a sostenere questa competizione, nonostante gli arrivi di Marko Marin e Richmond Boakye al fotofinish. L’unico modo per la formazione serba di uscire vivi da un girone così competitivo era proprio quello di puntare sulle principali armi a disposizione: fisicità e grande senso d’appartenenza. Detto questo, la muraglia serba non doveva comunque rappresentare un ostacolo insormontabile per la formazione partenopea. Una manovra veloce, diretta e incisiva negli ultimi trenta metri avrebbe permesso, prima o poi, di trovare una falla nella densità apportata dai padroni di casa. Il punto è proprio questo: il Napoli ha giocato sotto ritmo dall’inizio alla fine. Nonostante la squadra di Ancelotti abbia ampiamente dominato il possesso e abbia creato alcune occasioni pericolose (sebbene Borjan, portiere dei padroni di casa, non abbia dovuto sporcarsi troppo le mani), difficilmente si è riusciti a trovare una velocità di gioco tale da trovare impreparata la linea difensiva avversaria. In un contesto così arroccato, è mancata soprattutto la ricerca dei mezzi spazi: se l’area di rigore risultava fin troppo affollata per il povero Milik, anche grazie all’ottima prestazione del 24enne centrale australiano Degenek, di cui ignoro completamente il motivo per cui si trovi ancora in Serbia, lo spazio alle spalle dei centrocampisti serbi era quello decisivo nel perseguimento del successo. L’unico ad aver occupato discretamente lo spazio tra la linee si è rivelato Insigne: proprio da una situazione di questo tipo è nata la chance migliore della gara, in occasione della traversa dello stesso Lorenzinho. Peccato, perché in questo senso sia Fabian Ruiz sia Zielinski avrebbero potuto fare molto meglio. Ancelotti non è affatto uno stolto e sicuramente da tempo è al lavoro per arrivare a una pulizia di manovra che risulti essere implacabile nei confronti di avversari di questo tipo: la questione è che, in un girone così complicato, perdere due punti contro il contendente più morbido potrebbe rivelarsi sanguinoso ai fini della qualificazione alla prossima fase.
Continuiamo con il nostro percorso con il pazzo aperitivo milanese. L’Inter ha reagito alle proprie difficoltà con cinque minuti di grande determinazione. Ciononostante, la squadra di Spalletti ha ancora grandi problemi in termini di produzione offensiva. L’attacco dell’area di rigore avversaria risulta essere ancora molto debole, un po’ in continuità con quanto visto nella scorsa stagione. Nonostante l’arrivo di un elemento come Nainggolan, potenzialmente devastante nei mezzi spazi, la formazione nerazzurra fatica tantissimo a sviluppare qualcosa di produttivo nella porzione centrale del campo. Ecco dunque che la produzione offensiva si ritrova a essere vincolata dai piedi di due elementi: Politano sul lato destro del campo e Asamoah dalla parte opposta. È chiaro che entrambi fanno quello che possono nel limite delle proprie capacità e, quando effettivamente riescono a produrre qualcosa di interessante, l’area di rigore avversaria si ritrova spesso spoglia d’opportunità: con Icardi spesso braccato dai due centrali avversari, l’unica alternativa rimane la ricerca della profondità di Perisic. Difficilmente Brozovic, Vecino o lo stesso trequartista belga si propongono in inserimento frontale. Paradossalmente, a questa squadra sarebbe utilissimo un giocatore come Parolo, che certo non rappresenta l’oggetto dei sogni notturni di nessuno ma inevitabilmente è molto bravo in questo tipo di situazioni. Diciamoci la verità, l’Inter ha giocato una partita piuttosto scialba. Prima del folle finale di gara, i guantoni del portiere olandese Vorm erano rimasti pressoché immacolati. Detto questo, bisogna anche registrare una certa crescita negli equilibri del reparto difensivo, reparto in cui gli acquisti sono stati maggiormente indovinati. Skriniar ha dimostrato di poter occupare efficacemente la posizione di terzino in situazione d’emergenza, nonostante la notevole differenza strutturale nei confronti di avversari come Lucas Moura. Asamoah si è rivelato l’uomo in più a tutti gli effetti: oltre alla costante sicurezza in fase difensiva, a sorprendere è stata soprattutto la sua precisione in proiezione offensiva. Se l’Inter oggi può guardare con fiducia al proprio futuro europeo, ciò è dovuto anche all’intelligenza e alla qualità del laterale ghanese in occasione della meravigliosa volée di Icardi. Tutti abbiamo negli occhi gli impietosi cross del povero Biraghi nel finale di gara di Italia-Polonia: questo perché la grande maggioranza dei terzini non è particolarmente lucida quando arriva sul fondo del campo. Asamoah lo è stato, ringraziamo Asamoah, impariamo da Asamoah. Nonostante le difficoltà, l’Inter ritrova una componente molto importante in un contesto europeo: la risolutezza al di là delle criticità. La consapevolezza di poter arrivare sempre e comunque al risultato si rivelerà molto utile alla squadra di Spalletti in questa stagione, in virtù soprattutto del fatto che difficilmente si potrà arrivare a una fluidità di manovra degna di nota. Due fattori giocano a grande favore dei nerazzurri: la netta vittoria del Barcellona sul PSV (4-0 con tripletta di Messi) e il calendario, che metterà di fronte proprio la formazione olandese nel prossimo turno. Un eventuale successo nella trasferta di Eindhoven renderebbe le prospettive europee particolarmente interessanti, soprattutto nel caso in cui i blaugrana dovessero fare il proprio dovere a Wembley contro il Tottenham.
Liverpool-PSG è stato un piacere per gli occhi degli appassionati. L’intensità contro la superbia. Mi risulta difficile comprendere il motivo per cui una formazione come quella parigina si ritrovi effettivamente senza alcun vero regista di primo livello. Il ritiro di Thiago Motta e l’incomprensibile cessione di Lo Celso hanno lasciato un buco clamoroso in quella posizione, tanto che, in assenza dello squalificato Verratti, che comunque ha già dimostrato di non essere sufficientemente disciplinato per occupare quel compito, si è dovuto ricorrere all’adattamento di Marquinhos. A maggior ragione contro un avversario che non lascia respiro in fase di costruzione, diventa fondamentale produrre un primo possesso veloce e convincente, come sporadicamente accaduto nella partita di Anfield. Detto questo, dopo un’abbondante mezzora di apnea, il PSG è riuscito più volte a sviluppare una manovra talmente verticale da lacerare il campo. Quando i tre davanti, fenomenali nella loro intercambiabilità e nella loro determinazione, riescono a combinare e contemporaneamente portare il pallone verso la porta avversaria, non c’è gegenpressing che tenga. In ogni caso, bisognerebbe tirare ancora una volta le orecchie a Mbappe, colpevole della sanguinosa palla persa che, in pieno recupero, ha permesso a Firmino di trovare il colpo da biliardo decisivo. Quando un ragazzo di appena vent’anni si ritrova già a essere Campione del Mondo (da protagonista), teoricamente ci sarebbe poco da insegnare. Eppure, con la concentrazione e l’attitudine al sacrificio del collega Cavani, potrebbe collocarsi davvero davanti a tutti. Dopo aver imparato a trattare il pallone da Neymar, adesso servirebbe spostare la propria attenzione verso l’attaccante uruguagio per arrivare a un ulteriore upgrade. Postilla finale per Sturridge, apparso veramente in forma nel suo ritorno da titolare con la maglia del Liverpool, a distanza di sei anni dall’ultima volta: una carriera martoriata dagli infortuni, davvero felici di rivederlo competitivo ad alti livelli.
Storie ed epiloghi simili, con le dovute proporzione, per Club Brugge e AS Monaco, sconfitti di misura rispettivamente da BVB e Atletico Madrid. Le due formazioni hanno coraggiosamente deciso di affrontare la principale competizione europea con un gruppo molto giovane: e se quella dei belgi è più che altro una necessità, quella dei monegaschi è un’assoluta volontà, date le ingenti disponibilità economiche. Nell’undici monegasco, allenato dall’ottimo Leonardo Jardim, scendevano in campo elementi come Benjamin Henrichs, 21enne terzino destro arrivato dal Bayer Leverkusen, Jean Aholou, mediano di 24 anni all’esordio nella competizione, o Kevin N’Doram, 22enne centrocampista cresciuto nel vivaio monegasco e appena promosso dalla formazione riserve. Nella sfida all’Atletico Madrid, il parziale vantaggio è stato siglato da Samuel Grandsir, esterno offensivo di 22 anni, arrivato in estate dal Troyes. Allo stesso modo, nella ripresa sono entrati i giovanissimi Sylla (centravanti classe 1999), Adama Traoré (centrocampista classe 1995) e Jordi Mboula, potenziale crack del calcio europeo, acquistato dal Barcellona per 3 milioni di euro nonostante la giovanissima età (classe 1999). Poco importa se il confronto con il Cholismo è stato perduto: con queste prospettive, il percorso è ancora lungo e affascinante. Ugualmente, il Club Brugge ha dato tutto in un confronto assai complicato contro i ragazzi terribili del BVB, altro club che ha gettato il guanto di sfida alla carta d’identità (basti pensare che, sull’esterno sinistro, giocava il 18enne Sancho, senza contare le presenze di Pulisic in trequarti e Diallo al centro della difesa). La formazione belga ha sorpreso per concretezza e idee di gioco, capitolando solamente a causa di uno sfortunato rimpallo nel finale di gara, dopo aver sfiorato più volte il gol del vantaggio. Il tecnico croato Leko ha saputo costruire un’identità battagliera e competitiva, nonostante una rosa d’ampio azzardo. Il talento comunque non manca. Wesley, centravanti brasiliano di 21 anni, che abbiamo imparato a conoscere nei suoi trascorsi con la maglia dell’AS Trencin, è destinato a una carriera d’alto livello: fosse in grado di abbinare concretezza sotto porta alla prorompente fisicità, il suo valore di mercato s’alzerebbe in modo esponenziale. Arnaut Groeneveld, esterno d’attacco nigeriano, classe 1997, ha avuto un impatto pazzesco nella Jupiler Pro League, dopo essere stato acquistato dal NEC Nijmegen. Infine, sentiremo parlare di Thibault Vlientinck, altro prodotto del sistema di formazione giovanile belga: alla soglia dei 21 anni, l’esterno destro è alla prima, vera stagione da protagonista con la maglia nerazzurra.
Infine, chiudiamo con gli ultimi due confronti della serata. Schalke 04 e Porto s’annullano nella serata di Gelsenkirchen (1-1): respira il nostro connazionale Tedesco che, dopo la sfavillante scorsa stagione sulla panchina del club tedesco, non ha iniziato la nuova annata nei migliori dei modi (zero punti nelle prime tre giornate di Bundesliga). A dir la verità, anche in questo caso si è andati vicini al patatrac, soprattutto a causa della disastrosa prestazione del centrale difensivo Naldo, autore di ben due falli da rigore nella stessa serata (di cui uno fallito dall’ex interista Alex Telles). Dall’altra parte, il Galatasaray dell’intramontabile Terim si ritaglia un ruolo da protagonista nel girone più abbordabile della competizione, completato dalle due formazioni precedentemente citate. Il secco tre a zero sulla malcapitata Lokomotiv Mosca è un’autentica iniezione di fiducia verso un gruppo che aveva ricevuto qualche critica nel corso dell’estate, soprattutto a causa di un’apparente mediocre sessione di mercato. In realtà, l’undici proposto dal tecnico turco vede alcune interessanti individualità, perlomeno in grado di reggere il livello del girone in questione. Degni di nota, in particolar modo, si rivelano essere due nuovi acquisti: il 21enne nigeriano Onyekuru, autentico crack della corsia di sinistra con la propria velocità, arrivato in prestito dall’Everton (che ha rifiutato una cospicua proposta d’acquisto dallo stesso club turco, segno di come questo ragazzo sia destinato a un prossimo futuro in Premier League) e il trequartista Akbaba, particolarmente apprezzato nei suoi inserimenti in area di rigore. Pur essendo nato in Francia, deve la propria formazione calcistica al movimento turco e, dopo anni di militanza presso Alanyaspor, ha subito un’autentica crescita esponenziale nel corso dell’ultima stagione. Classe 1992, ha già realizzato due reti in Super Lig con il nuovo club e, soprattutto, due reti con la maglia della Turchia nelle recente vittoria in Nations League sul campo della Svezia, entrambe nel finale di gara.

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