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sabato 10 febbraio 2018

Tobias Harris, qual è il suo reale potenziale

Tobias John Harris, classe 1992, da sette stagioni nella NBA, è uno di quei giocatori su cui, spesso e volentieri, ci si interroga per capire quale sia il suo reale potenziale, il suo orizzonte cestistico. Strepitoso nel periodo all'high school, altrettanto importante il suo unico anno a Tennessee University. Poi gli si sono aperte le porte della NBA.

Milwaukee, Orlando, Detroit e, ora, i Los Angeles Clippers dell'era post Griffin.

Eccezion fatta per il suo primo periodo ai Bucks, dove giocava poco o nulla e sembrava un pesce fuor d'acqua, Tobias ha sempre garantito statistiche di notevole fattura. Ottimo realizzatore, rimbalzista affidabile e discreto (e intermittente) passatore. Un'altra delle cose che contraddistinguono la sua carriera, fino a questo momento, sono le trade. Harris è sempre stato scambiato dalle squadre che, in origine, avevano deciso di puntare su di lui. Perchè alla fine della storia, tutti quei numeri non gli hanno mai garantito il salto di qualità che tutti gli addetti ai lavori auspicavano per la sua carriera.

Perchè un buon giocatore da 15+6 a sera, con quel fisico e quella capacità di incidere in attacco, non ha mai trovato realmente il suo posto in questa lega?

In attacco Tobias è un giocatore potenzialmente con tanti punti nelle mani. Sa tirare da tre punti, penetrare a canestro, costruirsi un tiro dal palleggio e dal post basso, volare sopra il ferro con prepotenza fisica. Tanta qualità, senza dubbio, e tanti movimenti efficaci. E allora qual è il problema? A Tobias, forse, manca la capacità di inserirsi veramente in un contesto di squadra, di farne parte non solo a livello statistico ma anche empatico. Spesso quando la palla gli arriva tra le mani, l'azione si conclude con un suo tiro. Pochi passaggi, poche letture offensive coordinate con un sistema di gioco condiviso. Potremmo risolvere tutto dicendo che Tobias Harris è un giocatore egoista. Non sarebbe del tutto corretto. In difesa le cose non sono poi tanto diverse. Harris gioca sia da tre che, soprattutto, da quattro ma non è perfettamente a suo agio in nessuna delle due posizioni, difensivamente parlando, sia per il suo atteggiamento mentale, sia per le sue caratteristiche fisiche. Discreto difensore sulla palla ma, opinione personale, avrebbe capacità per fare molto di più.

Insomma, Tobias Harris è un buon giocatore ma non è mai stato realmente in grado di fare la differenza nelle squadre in cui ha giocato. Non parlo di numeri, ovviamente. Parlo di lasciare il segno. Parlo di dare una risposta alla domanda: "Che giocatore è Tobias Harris?".

Non è un caso il fatto che, dopo ogni trade, i suoi numeri da subito restino sempre ottimi nonostante si ritrovi a giocare in una squadra nuova. Il suo modo di giocare non cambia. Il che è un bene perchè significa che è un giocatore costante e potenzialmente funzionale nell'immediato. Un male perchè allontana il suo vero salto di qualità, sempre troppo all'orizzonte della carriera.

Ora l'avventura ai Los Angeles Clippers di coach Rivers. Riuscirà Tobias, finalmente, a togliersi di dosso l'etichetta di "giocatore con buoni numeri in una pessima squadra" ed evolvere il suo modo di interpretare la pallacanestro, mettendolo al servizio del collettivo e del sistema?

We'll see.
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