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lunedì 9 aprile 2018

L'ombra del vento


Questa storia nasce più di 29 anni fa, il 4 ottobre 1988, nella downtown di una città immensa, ammirata e purtroppo invivibile se non fai parte dell'élite della comunità. Martell, arrivato dopo Dwayne, Reggie e Allan sa che può inseguire i suoi sogni solo in un campo, dove insieme ai fratelli capisce che la palla a spicchi sarà la sua croce e la sua delizia.
Questa storia vaga nelle pieghe del tempo saltando anni e decenni, nazioni e culture, fintando un senso logico con dei crossover capaci di spezzare le caviglie.
In una mattina soleggiata di aprile del 2009, il 23 per precisione, un ragazzo prova a imitare le giocate del ragazzo che lo ha fatto innamorare della NBA. La conosceva già quella lega, perché tutti la conoscono: da MJ in poi tutto era globale, arrivando a Kobe fino a Iverson e Lebron. Eppure quel mio amico che si dilettava nei campi come hobby imparò a giocare su un campo situato nel lungomare cagliaritano perché ama il vento.
Nel primo anno di high school tutti già lo amano, perché non si può non amare quel giovane, così veloce, così puro e cristallino. Già il cristallo..
MARCH MADNESS del 2008, final four NCAA e il piccolo Martell che giocava vicino a casa tra i rumori delle pallottole e le sirene della polizia in lontananza non esiste più, esiste colui che sarà conosciuto semplicemente come Derrick Rose, perché il figlio della Città del Vento anche se non si è preso il titolo si è preso la bellezza dell'Illinois e l'ha messa sul campo, a disposizione dell'NBA.
In quel campo in mezzo alla spiaggia, un uomo provò a volare, ma non ci riuscì, serviva ancora dell'allenamento, ma la sua velocità creava già dei varchi tra il muro del suono e la gente comune.
26 Giugno 2008. "With the first pick in 2008 NBA Draft, the Chicago Bulls select Derrick Rose from Memphis University".
Prima scelta, figlio della città, numero 1 sulla canotta, numero 1 nella testa.
Veloce come il vento.
Record, numeri mai visti e numeri che non si vedevano da MJ suo idolo perenne.
I Bulls sanno di aver trovato la più grande delizia degli ultimi 10 anni post MJ, lo sanno da quel Giugno, continueranno ad averne la certezza dopo il Rookie of the Year, anche dopo le sconfitte con i Celtics ai playoff, e lo sanno anche ora.
Quel vento non muove solo le foglie degli alberi, innesca le maree nel lago Michigan, porta i fisici a rivedere il concetto di velocità, di muro del suono, abbatte palazzetti, arene, come un uragano..e vola, mamma mia se vola.
22 anni, MVP. LA LEGA AI SUOI PIEDI, tutti lo ammirano..sognando di vederlo portare con sè i Bulls a cui Dio aveva già donato una parte di sè stesso.
Tra un tiro sbagliato e un crossover riuscito mandando a sedere il suo avversario, quell'uomo al mare aveva imparato a disintegrare il ferro, saltandoci sopra, volando su di lui...ma lui e il suo idolo non poterono volare insieme per molto, nemmeno a migliaia di chilometri di distanza, perché tutto si fermò.
Si fermò in una gara 1 (guarda caso quell'uno sempre presente), quando il crociato decise di non resistere più...e tutto non fu più come prima. Ma proprio tutto. Chicago, ne risente tuttora, guardate i bambini nelle vie della città.. vedrete Rose, Rose ovunque.
Io non parlo di oggi, non parlo di come sia Rose ora, perché non credo che vorrebbe farlo nemmeno lui, da quell'eternità passata che infinita non sarà mai.
Quell'uomo sulla spiaggia ha lasciato il basket così come era nato, in un lampo, su un paesaggio incontaminato con una palla e un tabellone rivolti verso l'orizzonte circondato dal mare cristallino.
E nel suo immaginario se n'è andato con la palla sotto il braccio, una mano puntata al cielo con l'indice alzato come il numero 1.
Con alle spalle il richiamo della velocità, lasciata andare come i suoi passi all'ombra del vento.

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