Post in evidenza

Juventus, CR7 prove di addio: Storia di un'amore mai decollato

 Rispetto, passione e voglia di vincere . Tre pensieri che accomunavano la Juventus e Cristiano Ronaldo tre anni orsono e che sono stati f...

venerdì 27 aprile 2018

Pull up night

Game 5.
Utah è avanti 3-1 nella serie.
Terzo quarto.
7.57 alla sirena che porterà agli ultimi 12 minuti della partita.
71-47 Utah.
Stavo per spegnere e concedermi un po’ di sonno. Ammetto.
Russ in ala blocca il palleggio, confuso. Adams gli offre uno scarico, e gli restituisce il pallone. Russ riprende il consegnato e, proteggendosi con Steven, si alza da tre: solo rete.
Sono 15, i punti di Russell.
OKC regge in difesa. Possesso successivo. Ingles passa dietro il blocco di Adams. Brody non ci pensa neanche un secondo. Palleggio, arresto, tripla. Schiaffo del nylon.
Time out Utah.
Russ scuote la testa, eppure ne ha messi 6 in un amen.
Ma lui la testa la scuote lo stesso. Non vuole uscire. Sarà colpa sua, se OKC verrà eliminata. TUTTI diranno quel che dicono sempre. Utah ha un vantaggio siderale, gioca meglio, ha una difesa spettacolare.
Ma sarà colpa sua, perché non sa coinvolgere i compagni. Perché gioca solo per i numeri. Perché non basta, evidentemente, dare il 100% ogni singola sera. Eppure, con altri andava bene. Eppure, con Iverson piaceva. Anche lui giocava da solo. Anche lui “non migliorava i compagni”. Ma i compagni di Iverson erano scarsi. E i suoi dell’anno scorso erano forti? E quelli di quest’anno? Sì, c’è PG, che è un fenomeno. Ma gli altri? Grant, Abrines, Felton, Brewer, il fantasma di Melo. Discreti complementi, niente di più. Forse qualcosa di meno.
Russ nel primo tempo ha provato a passare quella palla. Ci ha provato davvero, ma nessuno segna. E allora sai cosa? E allora basta. Allora si vive o si muore insieme, ma sulla gogna tanto andrà solo lui. È così che vuole, è così che ha costruito il suo personaggio, è fatto così. Sarà sua la responsabilità del fallimento.
Russ è rientrato dalla panchina nel terzo quarto, ha messo due triple, e ha la faccia di chi dice:”Let’s play. My game, my rules.”
Pull up jumper, poco prima del gomito sfruttando ancora il blocco di Adams, sfruttando la decisione di Snyder di passare SEMPRE dietro a quel blocco, e di lasciare il centro (Gobert o Favors) in drop, per non concedergli il ferro.
Il tiro, neanche a dirlo, entra.
L’azione successiva è in transizione, e Gobert è ancora fuori per riposarsi. Russ attacca il ferro. Segna, e neanche ci si rende bene conto di come abbia fatto ad arrivare al ferro. Un fulmine.
I successivi 4 sono liberi, i primi due guadagnati in entrata, i secondi sull’ennesimo pull up jumper della serata. Stavolta troppo decisa la difesa, impaurita, per la prima volta nella serie, dal jumper del #0.
“If I’m going down, I’m playing MY game”.
Un’altra tripla, fuori ritmo, dopo una finta, senza palleggio.
Una palla vagante recuperata che porta all’assist per PG per l’uno contro zero.
A 38 secondi dal termine, ancora una mezza transizione.
Ancora un palleggio arresto tripla. Ancora solo rete.
35 secondi al termine. 78-78.
Mostruoso.
Incredibile.
Terrificante.
Sono VENTI. In poco più di 7 minuti. VENTI.
Il “resto” è solo una conseguenza.
Sì, una conseguenza. Perché se entra quel tiro allora la difesa non può concederlo. E se la difesa non concede il tiro, concede l’entrata. E nell’entrata stiamo parlando di uno dei più grandi di tutti i tempi.
Saranno altri 13 nell’ultimo quarto. Altri 13 fatti “alla Westbrook”, attaccando il ferro, palleggio arresto al tiro dal gomito, palleggio arresto e tiro da tre.
Fra terzo e quarto quarto Westbrook ha messo 33 punti.
TRENTATRE.
Tiri di agonismo.
Tiri di volontà.
Non so quante volte possa replicare una prestazione del genere, che è stata al limite del disumano.
Non so quante volte gli “altri” possano segnare così tanto sugli scarichi, PG essere così meraviglioso, e la difesa reggere così tanto.
Ma la prestazione di Westbrook è stata una delle migliori che siano mai state fatte.
45+15, in un’elimination game.
Ma fatevi un favore: non guardate i numeri.
Guardate la faccia di Russ. La sua voglia. Non è il talento, che ti fa fare 45 punti in un’elimination game. Non solo quello.
Questo è un giocatore che mette in campo qualcosa in più.
Questo è un giocatore che ha dentro qualcosa di diverso dagli altri, e come tale merita di essere visto, trattato e goduto.
È uno dei più grandi agonisti della storia del gioco.
Sono stato sincero, all’inizio. Stavo per spegnere. Ma quelle due triple, quella faccia, mi hanno tenuto incollato allo schermo. Non i numeri.
Altrettanto sinceramente, vi dico:
Se invece di 45 ne avesse messi 41, e magari OKC avesse perso, oggi staremmo tutti quanti, me compreso, forse, a dire quanto con Westbrook sia impossibile vincere. Non difficile eh: impossibile.
E magari si faranno questi discorsi fra due giorni, dovesse Utah portare a casa Gara 6.
Ma io questa prestazione la ricorderò per sempre.
La gara in cui Westbrook mi è apparso per quel che è.
Se mai l’avessi fatto in passato, mai più penserò a lui come ad uno che “vuole solo riempire il foglio di statistiche”. Mai più.
Penserò a lui come a quel giocatore che ha saputo vincere una partita che era persa, per il semplice motivo di non aver accettato la sconfitta.
Penserò a lui come a quel giocatore che è riuscito a ribaltare l’inerzia di una partita che sembrava finita, con una prestazione al di là dell’umano.
Penserò a quelle due triple, che mi hanno salvato dall’andare a dormire.
Penserò a quel pull up jumper, magari non bellissimo, non pulitissimo, non stilisticamente perfetto, non affidabilissimo, ma che nel momento più difficile della sua carriera è entrato con una continuità ed una pulizia impressionante.
Quando, prima o poi, sarò in uno di quei momenti in cui mi sentirò soffocare, entrato in uno di quei tunnel che la vita ogni tanto ci chiede di affrontare, penserò a questa notte.
Penserò ai suoi 45 punti e alla sua voglia di uscire dal tunnel.
Alla sua voglia di gridare al mondo che no, a casa sua non si passa.
Penserò al numero 0.
Penserò a Russell Westbrook, sperando di avere quella forza, quella volontà di affrontare quella partita che è la vita.
Grazie, Russ.
Ti sono, ti sarò, sempre debitore.

0 comments:

Posta un commento