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martedì 24 aprile 2018

Rudy Gobert: L'uomo che ha dato la svolta a questi Jazz

2014.
Training camp.
Utah viene da 63 vittorie.
In due anni.
25 nel 2012, 38 nel 2013.
Al training camp si presenta una squadra con poche sostanziali variazioni rispetto all’anno precedente, fatta eccezione per due fattori:
È cambiato il coach, e Quin Snyder è stato assunto come Head Coach dei Jazz in offseson.
Rudy Gobert ha appena sorpreso il mondo con dei mondiali da urlo, eliminando la Spagna dei fratelli Gasol.
Coach Snyder ha le idee chiare. Ha visto Rudy giocare contro la Spagna, e gli dice che lo vuole veder giocare ogni singola partita come ha giocato con la Spagna:”Go out and take what’s yours”.
Detto fatto.
Rudy è stato educato dalla madre con un mantra, fin da quando era piccolissimo: “Be happy with what you have”.
La madre si è sempre fatta in quattro per mandare avanti la casa e lavorare. Ma il cibo non è mai mancato né per Rudy nè per suo fratello e sua sorella.
Ma essere felice non è stato facile, per Rudy.
Il primo anno nella Lega sostanzialmente non ha mai visto il campo. Nel suo secondo anno le cose vanno migliorando, gioca 82 partite migliorando le sue cifre. Salt Lake non è però Los Angeles, e tutti sembrano dimenticarsi di lui e dei Jazz.
La mancata risonanza mediatica pesa e raggiunge il suo culmine nell’esclusione dall’All-Star Game dell’anno scorso. Per tanti motivi, incluso il fatto che come sempre è l’attacco a vendere i biglietti.
Ma è la difesa a vincere le partite.
E Rudy lo sa.
Oggi è impossibile dimenticarsi di Utah.
La griglia pazza ad Ovest li ha messi in un matchup contro i più talentuosi di OKC. Di loro sì, che si è parlato tantissimo.
In pochi, pochissimo davano Utah vincente al primo turno.
Ancora una volta, non si parlava abbastanza di una squadra che da gennaio in poi (da quando Rudy è tornato stabilmente sano e in campo) è fra le migliori della lega.
Stanotte la terza vittoria in fila, per portare la serie sul 3-1 e garantirsi ben 3 matchball, di cui il secondo sarà in casa.
Rudy, Donovan, Ricky, Derrick, Joe.
Quin.
I loro nomi sono giustamente sulle bocche di tutti.
E Rudy lo sa.
È felice, perché così gli ha insegnato la mamma.
È affamato, perché così gli ha insegnato coach Quin.
Magari non bello da vedere, non ha la mano morbida, non segna in jumper, non è in grado di fare un crossover e poi tirare una tripla in stepback. Nulla di tutto questo. È però uno dei 3-4 giocatori NBA attorno al quale puoi costruire un sistema difensivo.
Un giocatore solidissimo, in campo e mentalmente.
Un giocatore meraviglioso.
Un uomo con un nuovo mantra:
Be happy with what you have, but go out and take what’s yours.

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