E’ stata la notte di Villanova. La notte di Donte DiVincenzo. In qualche modo, nel nome e nell’impresa, qualcosa di nostrano ha colpito ancora l’NCAA.
Era soltanto il 5 Aprile del 2016 quando l’imprevisto show dell’italo americano Arcidiacono (Most Outstanding Player) donava di fatto il secondo titolo della storia a Villanova.
Due precisi anni dopo cambiano l’ordine degli addendi ma, come si sa, non cambia il risultato.
Due precisi anni dopo cambiano l’ordine degli addendi ma, come si sa, non cambia il risultato.
Inizia forte Michigan con Wagner che mette a referto 9 punti in 5 minuti. Prende graduatamente coraggio ‘Nova che conquista man mano terreno. La svolta arriva quando mette piede in campo “Big Ragù” (per gli americani spesso siamo quelli cibo-mafia e blablabla).
DiVincenzo ha sangue italiano e noi si sa: spesso tiriamo fuori il meglio solo quando “impossibile” sembra più vicino che mai.
Entra in campo e sotto di 6 prende subito una tripla senza senso, giusto a dire “Ok guys. Let’s play! I’m here now”
30 secondi dopo va in penetrazione ed appoggia veloce un layup. 2 punti con fallo.
Un minuto dopo finta una tripla mandando al bar l’avversario e lascia partire un tiro morbido dal mid range: solo retina. La squadra rimonta e va sopra. Ok, let’s continue. Segnatevi il mio nome: tripla ignorante. Poi ancora penetrazione con fallo, taglio dentro improvviso e schiacciata da big man (Donte è 1,96), poi due stoppate clamorose.
Chiuderà con 10/15 FG. 5/7 3PT. 31 punti. 18 nel primo tempo e ben 11 consecutivi nel secondo. Primo giocatore dal ’97 a superare quota 30 in finale NCAA.
Finisce 79 a 62. A fine partita, oltre che il MOP, si porta a casa pure la retina. Not bad Paisà.
Con coach Massimino prima e Arcidiacono poi, il cielo sopra Radnor Township si tinge per la terza volta del nostro tricolore.
Se c’è una cosa che ho imparato è che non è mai solo un caso, e se c’è un lavoro sporco da fare, don’t worry guys, lasciatelo a noi. Un modo lo sappiamo sempre trovare.
DiVincenzo ha sangue italiano e noi si sa: spesso tiriamo fuori il meglio solo quando “impossibile” sembra più vicino che mai.
Entra in campo e sotto di 6 prende subito una tripla senza senso, giusto a dire “Ok guys. Let’s play! I’m here now”
30 secondi dopo va in penetrazione ed appoggia veloce un layup. 2 punti con fallo.
Un minuto dopo finta una tripla mandando al bar l’avversario e lascia partire un tiro morbido dal mid range: solo retina. La squadra rimonta e va sopra. Ok, let’s continue. Segnatevi il mio nome: tripla ignorante. Poi ancora penetrazione con fallo, taglio dentro improvviso e schiacciata da big man (Donte è 1,96), poi due stoppate clamorose.
Chiuderà con 10/15 FG. 5/7 3PT. 31 punti. 18 nel primo tempo e ben 11 consecutivi nel secondo. Primo giocatore dal ’97 a superare quota 30 in finale NCAA.
Finisce 79 a 62. A fine partita, oltre che il MOP, si porta a casa pure la retina. Not bad Paisà.
Con coach Massimino prima e Arcidiacono poi, il cielo sopra Radnor Township si tinge per la terza volta del nostro tricolore.
Se c’è una cosa che ho imparato è che non è mai solo un caso, e se c’è un lavoro sporco da fare, don’t worry guys, lasciatelo a noi. Un modo lo sappiamo sempre trovare.
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