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domenica 3 dicembre 2017

Nicolò Melli: il grande viaggio del cestista reggiano ep 4

Capitolo 4  2015-2017

Nel frattempo Nicolò Melli è diventato gradualmente un elemento essenziale nella nazionale, prima di coach Pianigiani agli europei di Slovenia 2013 e Germania 2015 e poi di coach Ettore Messina per il pre-olimpico di Torino 2016. Ma lasciamo perdere il capitolo nazionale e torniamo a Melli dopo l'infortunio.

Operatosi al dannato ginocchio il 22 Luglio 2014 Nik rinnoverà per un solo anno con l'Olimpia, replicando numeri e performance della stagione precedente e liberandosi infine nell'estate del 2015, diventando un target automatico per i maggiori club d'Europa. A convincerlo è il progetto ambizioso e pieno di nuove responsabilità del Brose Baskets Bamberg di coach Andrea Trinchieri e di Daniele Baiesi come direttore sportivo.
La sfida definitiva è quella di abbandonare l'Italia e l'etichetta dell'eterna promessa per diventare non "un" giocatore tra i tanti del ruolo, ma "il" giocatore di riferimento là fuori, in un paese nuovo e dove nessuno "ti protegge", di una squadra che, nonostante parta dietro ai team più blasonati, vuole imporsi anche a livello di Eurolega. Il "Trinka" non solo gli assegna il ruolo di "4" titolare, ma lo carica di fiducia sin dalla stagione 2015-2016, facendogli toccare nuovi massimi in carriera in tutte le categorie statistiche, possessi e minuti in primis (in Eurolega passa dai 20' di media del biennio Banchi ai 30' delle prime due stagioni tedesche).
Nicolò Melli in Germania compie il salto tecnico più importante, diventando finalmente consistente nel tiro da fuori. Un'arma che lo completa e lo rende ancor di più una delle ali più difficili da marcare d'Europa.
Una rinnovata fiducia e cattiveria agonistica evidenti nei momenti cruciali delle partite e una concentrazione, una presenza di spirito che sono alla base dei canestri pesanti e delle giocate decisive. Se il Bamberg gioca una tra le pallacanestro più ammirate e vincenti d'Europa (sono campioni in carica di Germania, hanno vinto la coppa di Lega) è grazie all'aristotelico passaggio del gioco di Nik da potenza ad atto, una metamorfosi che l'ha spinto verso il livello successivo. Della sua credibilità perimetrale ne hanno beneficiato direttamente compagni e spaziature, dai ribaltamenti di lato e la ricerca del compagno libero al punire i mismatch e scegliere se rollare, aprirsi per un tiro da fuori o penetrare. La nuova consapevolezza di una potenza fisica maturata con il lavoro quotidiano in palestra lo hanno reso un totem cui aggrapparsi sia offensivamente che difensivamente, dove con tempismo ed energia è una macchina da rimbalzi e un intimidatore di prima categoria, essenziale per le rotazioni e per i frequenti cambi sui piccoli.
I prodromi del giocatore attuale si erano intravisti anche sotto la gestione Banchi dell'avventura Milanese, ma è a Bamberg che Nik è esploso definitivamente, trovando in questo nuovo sistema quel "quid" che l'ha aiutato a concludere una prima parte di percorso della sua carriera dove il lavorare tanto ha portato dei frutti che molti, solo due stagioni fa e solo per semplice impazienza, non reputavano neppure possibili.
Il viaggio però non è finito: Nik ha solo 26 anni e deve ancora migliorare, ma quanto fatto fino ad oggi può far pensare solo ad un pesce che sta continuando ad alimentarsi di tutto ciò che lo circonda, con l'obiettivo di diventare tra i più grossi dell'oceano cestistico. Soprattutto da quando hanno ripreso a parlarne con stima e stupore anche dall'altra parte dell'Atlantico.
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