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sabato 16 dicembre 2017

Quanto é importante scegliere bene la draft

Quando si tratta di costruire il roster, ogni squadra ha una strategia differente.

Le franchigie collocate in mercati meno importanti in genere preferiscono assemblare le loro future (si spera) contenders per il titolo attraverso il Draft, sapendo che potrebbero trovare difficoltà nell'attirare giocatori di un certo calibro in Free Agency.

Il nuovo contratto collettivo di negoziazione tra l’Nba e le 30 franchigie (CBA) - con il suo mostruoso iper-contratto da 210 milioni di dollari in cinque anni (quello ottenuto da Steph Curry questa estate, per esempio) - fornisce a queste squadre una possibilità migliore di firmare nuovamente i loro migliori talenti.

Ciò ha avuto, quindi, l’effetto opposto su quelle organizzazioni che evitano il “tanking” (e quindi si tirano fuori dalla corsa per i migliori collegiali o prospetti oltreoceanici), e che preferiscono fare caccia grossa in Free Agency.

Ad esempio i Miami Heat. Ma anche loro, a giudicare dai commenti in giugno del presidente della franchigia Pat Riley, hanno capito che in futuro sarà molto più difficile privare le altre franchigie dei loro maggiori talenti.

Queste le sue dichiarazioni in conferenza stampa alla fine della stagione 2016-17 di Riley:

 “Penso che (il CBA) imporrà molte nuove cose riguardo la Free Agency. Se si pensa al 2010, quando abbiamo avuto il privilegio di assicurarci i servizi di LeBron (James), CB (Chris Bosh) e Dwyane (Wade), le regole erano diverse. Erano in ballo meno soldi. Si potevano firmare contratti da sei anni. Si usavano le “sign-and-trade”. Oggi è molto diverso. Qualunque grande giocatore penserà più e più volte se rinunciare probabilmente a una cifra dai 65 ai 70 milioni di dollari, o qualunque possa essere la cifra in questione, per andare da qualche altra parte. Dovrà volere davvero fortemente venire da te, o andarsene da dov'è.”

Guardando al futuro, squadre come gli Heat dovranno dare maggiore importanza al draft. Fatto da non sottovalutare, dato che storicamente Miami ha uno dei record peggiori della lega quando si tratta di scegliere bene i giocatori giusti con le scelte al primo giro. 

Tra le otto scelte al primo giro della franchigia nel nuovo millennio, solo una ha ricevuto un secondo contratto. Si tratta, naturalmente, del futuro membro della Hall of Fame Dwyane Wade. Ci sono alcune spiegazioni per alcuni dei sette che non ne hanno ricevuto uno: Caron Butler è stato scambiato come parte dell’accordo che ha portato Shaquille O’Neal a Miami, mentre Michael Beasley è stato scaricato per liberare spazio salariale quando LeBron James e Chris Bosh hanno raggiunto Wade nel Sud della Florida.

Comunque, non può far piacere aver azzeccato una sola scelta al draft in 17 anni.

 E gli Heat non sono di certo l’unica squadra con problemi simili.

 I Dallas Mavericks e gli Houston Rockets hanno avuto problemi simili. La prima ha fatto firmare un secondo contratto solamente a una delle loro nove scelte al primo giro dalla stagione 2000-01 ad oggi. Si tratta di Josh Howard.

 Inoltre, analogamente agli Heat, i Mavericks, nel 2008, hanno scambiato uno dei loro migliori giovani prospetti, Devin Harris, per aggiungere talento utile nel breve termine durante il fiore degli anni di Dirk Nowitzki. In cambio di Harris hanno ottenuto tra gli altri Jason Kidd, che sarebbe poi stato un elemento fondamentale della cavalcata trionfale di Dallas nel 2011.

 Invece, quando si tratta di offrire un secondo contratto alle loro scelte al primo giro i Rockets segnano 2 su 13 - si tratta di Yao Ming e Donatas Motiejunas (ovviamente, l’accordo con il lituano non ha mai funzionato per via di un brutto tira e molla con la franchigia a proposito di uno scambio annullato che stava per mandarlo ai Detroit Pistons, seguito da un rifiuto di contratto e culminato con un accordo reso nullo da Houston, dopo che la franchigia texana aveva inspiegabilmente pareggiato il contratto offerto all’ala grande dai Brooklyn Nets). Ma il general manager di Houston Daryl Morey è noto per il suo grilletto facile quando si tratta di scambiare risorse, che possono essere scelte al draft o giovani giocatori ancora al loro primo (e relativamente economico) contratto.

 Rispettivamente, le tre squadre di cui sopra hanno fatto firmare un secondo contratto al 12.5%, 11.1% e 15.4% delle loro scelte al primo giro - considerevolmente distanti dal 32.5% di media delle altre 27 squadre della lega. 

In parte il problema, relativamente innocuo, è dovuto al fatto che le due franchigie texane e quella di South Beach hanno molto di rado avuto scelte in Lottery- o hanno sentito il bisogno di fare “tanking” per ottenerle - nel nuovo millennio. E quindi ecco che i giocatori che legittimano un secondo contratto sono spesso già presi. Dal 200-01, il 39.5% dei giocatori presi in una delle prime 14 scelte al draft ha ottenuto un secondo contratto dalla squadra che li ha selezionati. Una simile offerta è arrivata solo al 20.5% delle scelte non in lottery. 

Questo non merita molta analisi, dato che il trend è abbastanza chiaro: i giocatori con maggiore margine di crescita sono scelti prima al draft, e le squadre che li scelgono non devono stare molto a pensare se offrirgli o meno un secondo contratto. 

Naturalmente, non tutte le squadre sono come Miami, Dallas e Houston. Altre - o facendo “tanking” per ottenere talenti al Draft o semplicemente grazie a buoni scout - ottengono costantemente giocatori buoni tra le loro prime scelte, piazzando di tanto in tanto il colpo da 90.

 In particolare, i Toronto Raptors, i Chicago Bulls e i Denver Nuggets sono tra le franchigie più efficaci per quanto riguarda le scelte al primo giro. Di media, le tre organizzazioni hanno raggiunto accordi per un secondo contratto con un impressionante 46.8% delle loro scelte al primo giro dalla stagione 2000-01. Considerato che la media della lega si ferma al 31.1%, l’efficacia di Toronto, Chicago e Denver nel pescare i giovani giusti è degna di nota.

 Allo stesso tempo, nessuna di queste tre squadre si è mai avvicinata a vincere un titolo negli ultimi 17 anni, mentre tre delle squadre meno efficaci al draft - Miami, Dallas e Houston - messe insieme hanno portato a casa quattro anelli nello stesso lasso di tempo.

 Questo sta a significare che, a prescindere da quanto bene si possa scegliere al Draft, il selezionare il giusto giocatore che possa dare un contributo alla squadra è solo uno dei tanti pezzi del puzzle quando si tratta di costruire ottime squadre, degne di un titolo.
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