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mercoledì 6 dicembre 2017

Roma-Qarabag pensieri

Alcuni pensieri sparsi post Roma - Qarabag
 ✓2008/09, l'unica stagione nella quale la Roma si è qualificata agli ottavi di Champions da prima del girone. Anche in quella stagione il Chelsea fece da sfondo alla fase ai gironi. Corsi e ricorsi storici.
 ✓Nove gol fatti sei subiti, 3 partite concluse con clean sheet. Il lavoro di Di Francesco è apprezzabile soprattutto dalla cintola in giù. La Roma difficilmente prende gol, confidando nella potenza di fuoco esca fuori. Si pensava Fazio potesse soffrire il gioco del tecnico abruzzese, costruito su una linea difensiva molto alta. Il difensore argentino si è rivelato, anzi, molto adatto nel migliorare l'uscita palla della squadra, elevando la qualità delle transizioni offensive. Mito sfatato.
 ✓Pochissimi avrebbero dato la Roma come seria candidata al passaggio del turno. Benché meno prima. Neofiti ed esperti del settore. Chelsea schiacciasassi di Conte e Atletico arcigno di Simeone troppo duri per i giallorossi, abituati a scoppole sonore nella massima competizione europee.
 ✓Ad inizio anno mi permisi di definire Di Francesco un'aziendalista, adatto alla necessità della Roma di non avere un allenatore esigente in ottica mercato, visto il ruolo pervasivo di Monchi. Confermo quanto detto, aggiungendo la capacità di Di Francesco di rasserenare e normalizzare un'ambiente di per sé schizofrenico. Profilo basso, poche parole, intelligenza e capacità nel rivitalizzare giocatori poco brillanti come, ad esempio, Gerson ed El Sharaawy. Si dice che il miglior cuoco è quello, che cucina un gran piatto con gli ingredienti che ha a disposizione. Verità.
✓Mi piace ripetere questo aneddoto quando l'occasione è propizia, interscambiando sport tra loro molto distanti. Calcio e Basket. Allen Iverson fu l'Allen Iverson immarcabile della stagione 2000/01, nonostante la sconfitta con i Lakers in finale, anche grazie al suo coach Larry Brown. Quest'ultimo riuscì ad entrare nella testa del cestista statunitense, convincendolo che il suo sistema di gioco fosse il migliore per raggiungere l'obiettivo finale: l'anello. Così Di Francesco ha fatto in questo scorcio di stagione con i suoi giocatori. Lo ha confermato di persona ai microfoni di Premium, lo ha garantito Perotti nei giorni scorsi con le sue dichiarazioni vs Spalletti. Nel calcio odierno dove i calciatori sono sempre più superstar, almeno al livello top, l'allenatore deve essere in primis un fine psicologo. Essere credibile agli occhi dei suoi uomini, entrare nella loro testa, per convincerli della bontà delle sue scelte. Semplice da spiegare, meno da applicare.
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