Post in evidenza

Juventus, CR7 prove di addio: Storia di un'amore mai decollato

 Rispetto, passione e voglia di vincere . Tre pensieri che accomunavano la Juventus e Cristiano Ronaldo tre anni orsono e che sono stati f...

mercoledì 8 novembre 2017

Che fine ha fatto Gianluigi Quinzi?

Mentre il 5 giugno 2010 Francesca Schiavone vinceva il Roland Garros, sempre a Parigi l'ambiente tennistico stava seguendo le prestazioni di un giovanissimo ragazzo di Porto San Giorgio di soli 14 anni, pupillo di Nick Bollettieri.
All'epoca Quinzi era considerato il grande nome che avrebbe portato alla rinascita il movimento tennistico maschile italiano e che avrebbe potuto riportare in Italia qualche trofeo dello slam anche nel settore degli uomini. La sua crescita è stata imperiosa e costante nei piani alti del tennis juniores, coronata dalla vittoria del torneo giovanile di Wimbledon, con il quale ha affiancato nell'albo d'oro campioni come Roger Federer, Stefan Edberg, Bjorn Borg e Ivan Lendl, ma bisogna precisare anche numerosissimi casi di flop tra i professionisti, chi ricorda Florine Mergea, Thiemo De Bakker o Martin Fucsovics?
Ad anni di distanza si è di nuovo tornato a parlare del futuro del tennis italiano, sebbene con toni completamente diversi. Il ritiro di Flavia Pennetta e quelli imminenti di Schiavone e Vinci, la scissione della famiglia Giorgi dalla federazione, l'età avanzata di Seppi, la lungodegenza di Bolelli, hanno aperto una fase interlocutoria e creato allarmi. Nel frattempo i risultati di Quinzi hanno continuato a deludere, fino a quando non è stato addirittura considerato un ex prospetto e portando avanti con più insistenza le candidature di altri profili, teoricamente anche meno dotati, come Napolitano, Donati, Sonego e Pellegrino.
L'opinione pubblica ha cavalcato l'onda della precocità di Quinzi nei successi nel circuito giovanile e con la stessa fretta lo ha etichettato come bruciato, mettendolo fin troppo in paragone diretto con altri suoi più o meno coetanei( Coric, Kirgios, Zverev, Edmund, Kokkinakis prima dell'infortunio) ora già stabilmente in top 100. In effetti se ci pensiamo bene non è per forza automatico esplodere prima dei 20 anni, e magari Quinzi per caratteristiche tecniche, fisiche o di personalità ha bisogno di più tempo per liberare il proprio talento.
Nato a Cittadella il primo febbraio del 1996, Gianluigi Quinzi è cresciuto nel circolo del paese dove è poi vissuto e vive attualmente. Dopo aver provato diversi sport da bambino, a sette anni decide di dedicarsi esclusivamente al tennis e già un anno dopo Bollettieri gli offre una borsa di studio nella sua famosa Academy a Bradenton, in Florida. Quinzi vince il prestigioso trofeo Bonfiglio nel 2012 a 16 anni in un torneo Under 18 distruggendo tra l'altro Borna Coric in semifinale, e la Coppa Davis Junior nello stesso anno, vincendo in finale il singolare contro Kokkinakis e trionfando in coppia con l'altra promessa italiana Filippo Baldi nel doppio decisivo sugli australiani. L'anno successivo vince l'edizione junior di Wimbledon battendo in semifinale Edmund e Chung in finale: la popolarità schizza alle stelle e i tempi per l'ascesa tra i professionisti sembrano imminenti. Invece a sorpresa ci sono le prime difficoltà, con un best ranking tuttora fermo alla posizione 301 e i primi due top 100 battuti solo quest'anno.
Quando vinse Wimbledon, Quinzi si presentava come un ragazzo alto e fisicamente più sviluppato dei suoi coetanei. Nonostante dicesse di ammirare Nadal e tutti lo accostassero ingiustamente allo spagnolo, Quinzi aveva in comune con lui solo l'essere mancino. Era invece un giocatore diverso, sia nell'esecuzione dei colpi che nella ricerca della posizione in campo. Il colpo sicuramente più naturale di Quinzi è il rovescio, la palla che gli esce è molto piatta e rapida. L'attacco con il rovescio lungolinea è forse la vera arma principale nel bagaglio tecnico di Quinzi, con la quale molto spesso capovolge l'inerzia dello scambio a proprio favore e che secondo Bollettieri dovrebbe seguire molto più spesso a rete. Nella mente di Quinzi è talmente radicata la convinzione della solidità del proprio rovescio bimane che in alcune occasioni in corsa ci arriva in allungo sicuro di ribattere efficacemente la palla, quando sarebbe molto più consigliabile un back anche per rifiatare e riprendere campo.
L'impostazione del dritto mancino è completamente diversa rispetto al rovescio. L'apertura è molto più elaborata e porta subito dietro il gomito durante l'apertura( una caratteristica comune a Kirgios, Kokkinakis ed Edmund, che sia una prerogativa della nuova scuola?). Quando ha tempo di aprire e comandare il gioco Quinzi è molto efficace anche con il dritto, ma soffre maggiormente in situazioni di difesa per la sua apertura.
Quinzi non ha una gran varietà nelle soluzioni al servizio, ma ha un'ottima velocità con la prima: già tre anni fa superava costantemente i 190 km/h. La seconda è più leggera e incostante e gli causa spesso numerosi doppi falli. Anche nelle esecuzioni a rete Quinzi mostrava margini di miglioramento, l'attacco in controtempo in avanzamento in corsa sembrava più che buono ma necessitava di un colpo quasi definitivo e di un conseguente passante lento in difesa dell'avversario. Quando veniva chiamato a rete e non poteva giocare un attacco efficace, il posizionamento e la difesa della rete erano un problema che per sua fortuna condivideva anche con i suoi coetanei.
La vittoria di Wimbledon ha aperto a Quinzi una seconda parte di carriera, paradossalmente la peggiore. La luminosità del futuro atteso dall'Italia intera è stata oscurato dall'ombra pesante della pressione, delle aspettative da mantenere, della giungla del circuito maggiore ricco di vecchie volpi.
Già senza consultare i risultati è perfettamente visibile da alcuni match recenti la differenza di atteggiamento sul campo e di autostima rispetto al periodo d'oro del circuito giovanile. Quinzi gioca sempre più lontano dalla riga di fondo e sembra sempre più incapace di comandare il gioco.
Quinzi ha detto di aver iniziato a sentire la pressione dopo la vittoria di Wimbledon, generando frettolosi giudizi sulla sua incapacità mentale di gestire la propria crescita e la propria notorietà, necessaria per diventare un campione. Quinzi è entrato in un tunnel dal quale non è facile uscire.
Quinzi ha motivato la perdita di fiducia parlando di pressione, sfiducia e necessità di migliorare psicologicamente. Recentemente Zverev ha detto che la sua ricetta per scacciare la pressione è quella di pensare soprattutto a migliorare partita dopo partita, senza pensare troppo ai singoli risultati e soprattutto alle classifiche. Un motivo della crisi psicologica di Quinzi potrebbe risiedere nell'eccessiva concentrazione sui risultati . Un'altro motivo di questi passi indietro potrebbe però essere trovato nella sua ossessiva centrifuga di coach al suo angolo( tale da averlo perfino etichettato come lo "Zamparini" del tennis azzurro) . Insomma qualche base per riprendere il percorso è stata gettata, è abbastanza ridicolo escludere categoricamente il suo nome dalla lista di quelli che potrebbero rappresentare l'elitè del tennis italiano, ma il livello attuale non è certo sufficiente per un avvenire roseo.
Risultati immagini per Quinzi

0 comments:

Posta un commento