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domenica 5 novembre 2017

Christensen, difensore universale

Il difensore danese è una delle migliori sorprese del Chelsea in questo inizio stagione.


Il Chelsea under 19 è una delle migliori squadre giovanili a livello europeo: ha vinto per due anni consecutivi la UEFA Youth League, nel 2015 e nel 2016, dimostrando che gli investimenti stanno cominciando a dare i loro frutti. Tammy Abraham, Dominic Solanke, Isaiah Brown, Jeremy Brown, Ruben Loftus-Cheek, Kasey Palmer : da quelle squadre sono usciti tutti professionisti che giocano ad alti livelli. Qualcuno è andato in prestito (Abraham), altri sono stati venduti per monetizzare (Loftus-Cheek) oppure per assecondare le richieste dei giocatori stessi (Solanke). Di tutto quel gruppo solo due sono sopravvissuti in prima squadra: Charley Musonda e Andreas Christensen. Tra questi due però solo il danese ha giocato almeno tre partite da titolare.
Christensen è solo il quinto giocatore negli ultimi 15 anni ad aver giocato dall'inizio almeno tre partite di Premier League per il Chelsea tra quelli usciti dalle giovanili. Insomma da quando Abramovich è arrivato al Chelsea, tutti i soldi spesi per creare un'accademia all'avanguardia si sono tradotti solo in qualche trofeo giovanile dall'importanza discutibile, non in quello che serviva di più, ovvero giocatori pronti per la prima squadra. Christensen esce da questa logica.
Difendere è un'arte che non si può ascrivere solo al singolo duello,ma è un lavoro di squadra che parte dagli attaccanti; per questo il ruolo del difensore centrale è veramente difficile: si hanno pochi strumenti per poter indirizzare individualmente una partita. Può vincere i singoli duelli individuali,ma rimane comunque importante capire come si muove in rapporto ai compagni, perchè ogni scelta può avere buone intenzioni,ma a seconda di come reagisce l'attacco avversario anche degli effetti negativi. Il centrale può fare benissimo il suo lavoro, ma può non bastare ad evitare che l'attaccante segni,nonostante tutto.
Il ruolo del difensore è ingrato, che trova pochi momenti catartici per essere celebrato, come un gol, e a volte non sono neanche i più determinanti. E' un lavoro poi ancora legato ad arti intangibili,come la capacità di tenere il contatto ravvicinato con il giocatore che si marca, e che ad oggi ancora non riesce ad essere rappresentato dal punto di vista statistico. Le statistiche premiano i giocatori aggressivi o che intervengono in modo deciso, perchè i contrasti e gli intercetti sono quantificabili. Possiamo segnalare errori dati da mancanza di concentrazione, ma è ancora difficile quantificare il valore di tutta quella serie di azioni difensive, come l'accompagnamento o il posizionamento, utilissime ma che possono essere notate solo a occhio.
Il ruolo del difensore centrale non solo è difficile,ma è anche complicato astrarre il singolo dal contesto per provare a capirne il livello, soprattutto perchè i sistemi difensivi vengono costruiti proprio per esaltare le caratteristiche dei giocatori. In nazionale, alla Juventus e al Chelsea, ad esempio, Conte ha costruito il suo sistema attorno a due giocatori come Bonucci e David Luiz che esemplificano proprio questa particolarità. Sia l'italiano che il brasiliano sono giocatori con pregi spiccati che, se esaltati dal contesto, possono fare realmente la differenza come giocatori specializzati in determinate azioni. Conte ha permesso a David Luiz di mostrare i propri pregi di giocatore aggressivo ed estremamente dotato nel calcio del pallone e a nasconderne i difetti di concentrazione. I pochi errori personali del brasiliano non hanno comunque macchiato la sua grande stagione, che ha permesso al Chelsea di costruire da dietro contro ogni tipo di pressione, adattando sull'avversario diversi tipi di approcci difensivi. Nel mercato estivo Conte ha poi comprato Rudiger, un altro giocatore dai difetti e dai pregi marcati, che se inserito in un contesto favorevole può far valere la sua grande capacità atletica, che gli permette di giocare bene sia in anticipo che in copertura contro ogni tipo di attaccante. Quello del Chelsea è l'esempio perfetto di come profili precisi e specializzati in determinati facce del proprio gioco permettono la costruzione di un sistema ricco di sfaccettature. Per Conte il sistema migliore sembra essere quello con i giocatori eccezionali che creano un sistema comunque superiore alle singole parti.

Un giovane vecchio.
Proprio per questo motivo sta diventando uno dei temi più interessanti della stagione del Chelsea la gestione dello sviluppo di Christensen. Il danese è il centrale più promettente dai tempi di Terry ma, rispetto ai profili specializzati che sembra preferire Conte,non spicca per alcune caratteristiche eccezionali ma per l'assenza di difetti significativi.
Christensen ha un gioco cerebrale, e per uscire dalle situazioni difficili si affida soprattutto alle letture e a una base tecnica di ottimo livello. Sembra già un veterano,raramente perde la concentrazione ed è bravo a capire cosa serve alla squadra in un preciso momento della partita. In questo è aiutato dal fatto che ha già due anni da titolare in Bundesliga e in Champions League: se è vero che il mestiere del difensore è complicato, fare esperienza diretta sul campo ad alto livello ti aiuta poi a sapersi comportare.
Christensen ha pianificato con cura la sua carriera fin dai primi anni, in campo è posato e sobrio nei gesti, mentre fuori dal campo cura maniacalmente la preparazione fisica, aiutandosi con allenamenti specifici per aiutare la schiena ad evitare dolori futuri. La gestione della sua alimentazione, corredata da una dieta precisa lo fa sembrare, per sua stessa ammissione, "una persona noiosa".
Il Chelsea l'ha comprato a 16 anni, battendo nella corsa al talento gli altri grandi club d'europa. Lui dice di aver scelto il Chelsea perchè gli piace lo stile di gioco della squadra allenata all'epoca da Villas-Boas. Andando in Inghilterra ha deciso di abbandonare gli studi, non lasciandosi altra alternativa al mondo del calcio. Il Chelsea, dal momento della sua firma come professionista, a 17 anni, ha dovuto pagargli uno stipendio record per le giovanili inglesi dell'epoca: 20.000 euro a settimana. Non è chiaro se l'assenza di difetti evidenti nel suo gioco sia parte del suo talento naturale o del lavoro costante su di esso. Invece di andare in prestito per qualche mese uscito dall'accademia del Chelsea,forza la mano per andare in Bundesliga e giocare con continuità, consapevole dell'importanza di tale aspetto nello sviluppo di un centrale. Arrivato in Germania con la prospettiva di giocare una ventina di partite stupisce lo staff del 'Gladbach e si ritrova a metà settembre tra i titolari. Da la lì gioca tutte le restanti partite della stagione.

Le qualità migliori di Christensen
Da giovanissimo, per via dell'altezza e delle buoni doti tecniche, Christensen giocava come punta. Poi ha pian piano arretrato la sua posizione, passando prima esterno, poi terzino e solo una volta al Brondby passa al centro della difesa. Non sarà mai atletico quanto David Luiz o Rudiger, ma Christensen ora possiede un controllo del corpo invidiabile, che lo rende  temibile nei duelli individuali e gli permette di uscire da situazioni sfavorevoli anche con il fisico.
In Danimarca era soprannominato "la gazzella", per via delle gambe lunghe e dal corpo dinoccolato, e ora che ha una struttura apparentemente pesante, ha mantenuto un passo leggero, e non è nè lento nell'allungo nè poco reattivo nel breve. La Premier League lo mette alla prova con attaccanti ogni domenica fuori dal normale, rispetto a cui è naturale che Christensen mantenga un approccio più conservativo nell'uno contro uno. In queste situazioni ha imparato a trascinare il giocatore avversario in una guerra logorante, intervenendo poi per deviarne il passaggio o il tiro. Questo è un modo di difendere che privilegia la lettura, e non è certo esaltante per un campionato dal gusto spiccato per il gioco aggressivo. Christensen sa usare molto bene il corpo per trascinare l'attaccante fuori dalla zona pericolsa, uno stile intelligente,in un campionato che non permette errori a chi non possiede un atletismo eccezionale. Con David Luiz, Christensen condivide il ruolo di centrale della linea a tre, una casella che nel sistema di Conte richiede ai giocatori di staccarsi dalla linea per difendere in avanti. Quello che fa la differenza è la lettura di gioco, il senso della posizione. Christensen è già un maestro nel gestire le distanze, quelle con i compagni, ma anche quelle precise per essere posizionato rispetto agli avversari e al pallone. Il vantaggio della difesa a tre è proprio quello di permettere a un giocatore di staccarsi dalla linea, sia per difendere che per gestire l'uscita del pallone. Come in altri aspetti tecnici, il danese non è propriamente un fenomeno in impostazione. Non ha la naturalezza del calcio e la creatività di David Luiz, ma è comunque molto competente in ogni aspetto tecnico del passaggio, sia corto che lungo. Christensen è molto freddo nell'aiutare la squadra ad uscire dalle fasi di pressing, non lanciando ma cercando l'uomo al di là della linea di pressione. Conte lo sta usando come centrale che imposta dalla difesa a tre, ma la particolarità di Christensen è la sua universalità. Conte sta lavorando per abituarlo anche a giocare centrale ai lati della linea a tre.
Il Chelsea sembra avere tra le mani un giocatore che interpreta il proprio ruolo in maniera moderna, capace di essere fonte primaria della circolazione e al contempo difendere ad alti livelli. Sta a Conte ora decidere quale sviluppo ulteriore dare alla carriera di Christensen: mantenerne l'universatilità oppure specializzarlo in un aspetto specifico?
Il futuro è dalla parte di Christensen, ma la strada che prenderà sarà decisa soprattutto dalle prossime decisioni di Antonio Conte.
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