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venerdì 4 maggio 2018

Commento semifinali Europa League

Se l'Europa League non esistesse, dovrebbero senza dubbio inventarla...ma per fortuna esiste.
Arsenal e RB Salisburgo escono dalla competizione con diverse sensazioni e diversi rimpianti.
La squadra di Wenger paga terribilmente lo scarso pragmatismo della gara d'andata, quando in superiorità numerica per ottanta minuti, pur dominando sotto ogni aspetto, non riuscì a vincere una partita da chiudere con tre gol di scarto.
La sfida di ritorno si dimostra equilibrata nelle statistiche ma, nella realtà, controllata dai padroni di casa.
L'Atletico non cambia il proprio atteggiamento tattico, preferendo come di consueto lasciare il pallino del gioco agli avversari, ma la propria capacità di incidere nella metacampo avversaria in fase di transizione è decisamente diversa da quella dimostrata all'Emirates, tanto che Griezmann e Diego Costa, entrambi in serata sbarazzina, creano moltissime occasioni da rete. Il gol del definitivo vantaggio spagnolo, realizzato proprio dall'ex attaccante del Chelsea al fotofinish del primo tempo, non ha nulla a che vedere dunque con la casualità che ha portato al pareggio di Griezmann nel precedente confronto: la squadra di Simeone ha tratto un enorme insegnamento delle difficoltà patite nei primi novanta minuti, ovvero quello di chiudere e limitare il più possibile gli spazi centrali, costringendo così gli inglesi a sviluppare la manovra dall'esterno, dove risulta molto efficace.
Difatti, pur dimostrando un piacevole palleggio, l'Arsenal non riesce a concretizzare il privilegio del possesso in vere e proprie chances da rete, proprio per il lavoro senza palla degli attenti avversari: Wilshere, Ozil e Welbeck vengono spesso costretti a scaricare su Bellerin e soprattutto Monreal, che sprecano un'infinità di traversoni e rendono di fatto Oblak, eroe della partita d'andata, sostanzialmente inoperoso.
Per quanto non possa piacere, nemmeno al sottoscritto, il Cholo ha avuto il merito di legittimare la buona sorte di cui ha potuto godere in Inghilterra e vola così a Lione da assoluto favorito per la vittoria finale.
L'altro confronto del tabellone viene deciso dagli episodi, perchè volendo considerare quanto visto in campo nell'ambito dei 180 minuti (in realtà 210 minuti, considerando i tempi supplementari) non si può che parlare di esito bugiardo.
Il RB Salisburgo paga la prima mezzora della partita del Vèlodromé, l'unica in cui effettivamente la squadra di Garcia è riuscita, grazie alle qualità tecniche di cui dispone, a eludere brillantemente la pressione degli austriaci.
Nella partita di ieri sera la squadra di Rose, dopo un sonnecchioso primo tempo in cui sostanzialmente non accade un granché, esce dagli spogliatoi con quella convinzione che non lascia scampo ad alcun avversario. Si è spesso sottovalutato l'apporto di Andrè Ramalho, difensore centrale molto tecnico anche se non certamente esplosivo, ma che in realtà rappresenta l'uomo più importante nella formazione austriaca: è lui che detta i tempi ai compagni e che decide quando abbassare e quando alzare il baricentro. E quando trova la forza mentale di lasciare cinquanta metri alle spalle, non ce n'è per nessuno, soprattutto grazie all'interpretazione del ruolo dei quattro centrocampisti, uno più forte dell'altro. Non c'è partita in quella zona di campo: Sanson e Lopez vengono divorati dal dinamismo di Samassekou e Haidara, abili sia nella fase di recupero sia in quella d'inserimento, con o senza palla, mentre Schlager e Berisha vengono progressivamente perduti dal campo visivo dei rispettivi marcatori e sono spesso liberi di agire.
Ed è proprio di due mediani il merito del doppio vantaggio della squadra di casa: Haidara, che ricordiamo ha appena 20 anni, si butta dentro con rabbia e scarica in porta, mentre Schlager sfrutta al meglio una scarsa ribattuta della difesa (e la decisiva deviazione di Sarr). Come se non bastasse, Hwang, attaccante coreano subentrato nella ripresa al norvegese Gulbradsen, è una forza della natura e attacca sistematicamente la profondità in un momento dove le energie collettive cominciano a venire meno, facilitando così il compito ai suoi compagni.
Tuttavia, il calcio è crudele, come la regola dei gol in trasferta: dopo un miracolo di riflessi del portiere Pelè (in realtà tutt'altro che sicuro in altre occasioni) su un colpo di testa di Caleta-Car, a una manciata di minuti dai calci di rigore è l'ex interista Rolando, sugli sviluppi di un corner, a trovare la zampata che porta i francesi direttamente in finale.
Mi è dispiaciuto vedere la rabbiosa delusione di Rose e dei suoi ragazzi essere sfogata sull'arbitro al termine della partita: è stato un doppio confronto controverso, ricco di episodi tutt'altro che equi per una e l'altra parte, ma la squadra austriaca paga soprattutto la mancata concretizzazione delle occasioni avute in Francia, soprattutto quello sfortunato legno che ha negato un prezioso gol in trasferta a Gulbradsen e che avrebbe potuto veramente spostare la qualificazione a Salisburgo.
Passato lo sconforto dell'eliminazione, sono sicuro che Rose abbia raccontato la verità ai suoi ragazzi, ovvero di non dimenticare quanto è stato insegnato loro nel percorso di formazione avuto nell'academy, di non scordare dei traguardi raggiunti in quest'annata, iniziata con un gruppo nuovo e con molti elementi alla prima esperienza da professionista addirittura a Luglio sul campo dei maltesi dell'Hibernians, di non abbandonare quella convinzione che, a soli 18/20/22 anni, ha permesso loro di sconfiggere formazioni come Lazio, BVB, Marsiglia, Real Sociedad e, soprattutto, di ricordare come nessuno più di loro avrà la possibiltà di disputare altre sfide di questa portata, perchè il futuro è di questi ragazzi e presto ce ne accorgeremo.
Rudy Garcia raggiunge la prima finale europea della propria carriera: vedremo se la sua squadra sarà altrettanto brava e fortunata a capitalizzare quei pochi momenti in cui il vento soffierà dalla propria parte, anche se, solitamente, in una finale vince sempre il più forte e sappiamo tutti chi è.
Di sicuro ne guadagna il movimento francese: a questo punto, con l’OM in finale di UEL, nel caso in cui dovesse arrivare terzo in Ligue 1, a prescindere dall'esito della finale, sarebbe qualificato ai gironi di UCL.
Nel caso in cui dovesse arrivare quarto, invece, e alzare il trofeo continentale, porterebbe quattro squadre francesi in UCL (di cui la terza ai preliminari).
Se infine dovesse terminare al secondo posto in Ligue 1 e vincere l'UEL, a giovarne sarebbe la terza classificata in Francia, la quale, anziché disputare i preliminari, andrebbe direttamente ai gironi di UCL.

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