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mercoledì 23 maggio 2018

Riflessioni sulla serie Rockets - GSW

I primi minuti di gara 4 – con i Rockets a 0 punti e scelte offensive pessime – avevo già visto la conclusione della serie. Poi, la partita è andata diversamente. Ecco qualche riflessione generale sulle quattro partite giocate.
- Quando i GSW difendono in ritmo, riescono a mettere in dubbio (quasi) tutti i capisaldi dell’attacco di Harden e compagni. Sul pick-and-roll centrale, chi sta sul portatore (Paul o Harden solitamente) è in grado in generale di tenergli due palleggi in scivolamento. A questo punto, l’approccio dei Rockets è chiaro: penetra-e-scarica sul perimetro o lob per Capela. Bene. Peccato che i Warriors abbiano alcuni tra i migliori difensori in close-out della NBA (Thompson, Iguodala, Durant o Green) in grado di recuperare sul tiratore in spot-up. E Draymond Green, quando chiamato in causa, sta coprendo alla grande sul roll o sul taglio di Capela con obiettivo alley-oop.
- Il problema è che i GSW non riescono sempre a mantenere questo approccio difensivo e hanno mostrato una sinistra tendenza a cercare troppo l’anticipo, lasciando banali back-door o tagli verso canestro dal centro area alle ali dei Rockets.
- Kevin “the-missmatch” Durant non è marcabile per questi Rockets. Mettine in conto 30 e fai partire da lì il tuo piano-partita. Può solo sbagliare lui. Nemmeno Ariza – difensore di livello top sia sulla palla che in aiuto (come Tucker) – può contestargli il tiro con continuità. L’unica cosa che può “limitare” Durant, per me, è la sua selezione di tiro. A volte, esagera con gli isolamenti e con il jumper senza ritmo dalla media. Classica situazione in cui “se la mette è un fenomeno”. Però, credo sia un tema chiave dell’attaco dei GSW.
- La tendenza all’isolamento eccessivo è anche un limite strutturale per l’attacco di Houston. GSW ha bravi difensori sul perimetro. L’unico modo per farli diventare “meno bravi” è costringerli a lavorare di più, a esasperare i close-out con più ribaltamenti, tentando maggiori extra-pass sul perimetro. Anche perché, Steve Kerr sta ruotando anche pochi uomini (tipo 6 o 7).
- Anche i Warriors, tra l’altro, hanno a tratti perso ritmo in attacco, interrotto il flusso di gioco, cullandosi nell’isolamento. A questo punto, diventano un rebus meno complesso per i Rockets. A questo punto, il solito sistema di gioco a “flipper” che li contraddistingue viene meno.
- Entrambe le squadre stanno ruotando pochi uomini. Mi mancherà qualche informazione. Tuttavia, non capisco perché – per esempio – un giocatore come Joe Johnson (0 minuti in gara 4) non è mai stato considerato da D’Antoni come arma dalla panchina, nelle fasi in cui i Rockets hanno avuto problemi di realizzazione.
Bella serie. Datemi un’altra dose di NBA.

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