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martedì 15 maggio 2018

Kevin “the-mismatch” Durant

Non appena mette un piede in campo, diventa un mismatch automatico. Chiaro, scontato, senza fronzoli. Ha provato a mandargli contro quasi tutti, il buon Mike. Tucker, Harden, Ariza, gente che difende o che potrebbe potenzialmente difendere per davvero. Giocatori anche di discrete doti fisiche e non certo bassi per il ruolo.
Ma per KD rappresentano cmq dei mismatch nel vero senso della parola. In uno-contro-uno, lo hanno guardato – dal basso verso l’alto (molto alto) – lanciare quel suo tiro che non senti nemmeno partire. Quel suo tiro che non parte semplicemente dalla mano, parte da un’idea. L’idea di un talento offensivo (e difensivo) che non era mai stato, a mia memoria, installato su quel genere di specimen fisico, con quel tipo di braccia, con quel tipo di velocità di piedi.
Sui cambi se l’è trovato davanti anche il malcapitato Chris Paul (un mismatch elevato al cubo), che KD ha semplicemente trattato come tratta il 90% dei giocatori NBA, indipendentemente dalle misure in effetti. Gli ha tirato in testa. A un certo punto, D’Antoni gli ha mandato su Capela, ma ha prontamente cambiato idea quando Durant ha infilato sempre senza problemi, con la beffa ulteriore di togliere un (grande) intimidatore a protezione del ferro.
Ne sono cascati 37 nel canestro Rockets (con vittoria GSW), tutti da guardia-tiratrice pura. Un 2.10 con movimenti da guardia, che può “recitare” da Hakeem Olajuwon e da Clyde Drexler in una stessa azione. Partenza stessa-mano-stesso-piede, partenza incrociata, fade-away-jumper, base-line-jumper, arcobaleno da centro area, jab-step e long-2. Il suo arsenale offensivo non ha virtualmente limiti.
Tra l’altro, il più bel arresto a due tempi da tre in corsa dai tempi di Larry Bird e lo stesso Lebron ne sa qualcosa. KD è una macchina offensiva del calibro di gente come Wilt, Michael Jordan, Jerry West o Kareem. Di questo stiamo parlando.

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