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giovedì 24 maggio 2018

Il Boston Garden è come un labirinto per i Cavs

Siete mai stati in un labirinto?
E non parlo di quelli da Luna Park, con specchi e mostri di pezza, ma di mura alte 6 metri e strade senza sfondo.
Ecco. Quando i Cavs mettono piede al Garden, entrano nel loro personalissimo labirinto.
Perdono quel poco di identità che hanno coltivato nel corso di questa travagliata Regular Season e si appellano (ancor di più) anima e corpo alla loro unica guida.
LeBron James, portabandiera immarcescibile, ha finora dato l'impressione di non sentire la pressione. Di non subire i segni del tempo. Di non avvertire la fatica.
Stanotte, per la prima volta in questi playoff, è apparso provato, stanco, ai limiti dell'impotente. Umano.
Soprattutto se paragonato alla freschezza e alla disumana lucidità del rookie biancoverde dei miracoli: un Jayson Tatum (24+7+4+4+2) in versione minotauro al centro del labirinto. I Cavs la sua preda designata.
È probabilmente una parentesi ingannevole come tutte quelle che abbiamo incontrato nell'ottovolante di emozioni di queste finali.
Da Gara 6, nel pieno rispetto del fattore campo, potremmo tornare a santificare l'operato di LBJ e quello dei suoi scudieri.
Proprio loro però sono gli assenti ingiustificati della gara di stanotte: JR Smith, dopo aver sbandierato al mondo intero d'essere il Re delle gare in trasferta, finisce per sparare a salve (1/6). Thompson pare posseduto dal fantasma della Kardashian. Se persino Nance la butta sulla rissa e Clarkson fa il Clarkson fa da sé che la faccenda si fa dura. Durissima.
Eppure i Celtics, in preda ad un mix letale di masochismo e superficialità, avevano più volte srotolato il filo di Arianna, cercando di dare ai loro avversari una speranza e una via d'uscita, salvo poi tornare frettolosamente e cinicamente sui loro passi svanendo a suon di transizioni e secondi possessi.
Le rotazioni cort(issim)e di Stevens stavolta hanno sortito gli effetti sperati.
Cleveland è spalle al muro, al centro del labirinto.
La Luce per uscirne sembra fioca, ma ogni volta che lo è stata è sempre tornata a brillare. Come e più di prima...

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